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Moda, in Consiglio regionale approvata all'unanimità mozione contro la crisi

L’atto di indirizzo, che chiede azioni di intervento alla Regione e al Governo nazionale, è stato sottoscritto da tutti i capigruppo. Lunedì si riunirà il tavolo regionale sulla crisi del settore

Mettere in campo una serie di azioni affinché il Governo nazionale da una parte e la Regione Toscana dall’altra producano politiche capaci di frenare la grave crisi del settore moda e di porre le basi per il suo rilancio. È quanto prevede la lunga e dettagliata impegnativa della mozione, sottoscritta da tutti i gruppi, che il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità all’indomani dell’incontro con i rappresentati sindacali dei lavoratori del sistema moda nel giorno in cui hanno scioperato per chiedere misure urgenti a sostegno del settore, in grave difficoltà economica e con un incremento costante di ricorso alla cassa integrazione ormai da parecchi mesi, e per chiedere che si attivino politiche per garantirne l’esistenza futura.

L’atto di indirizzo prende le mosse dallo studio Irpet dello scorso mese di giugno, che fotografa la situazione di grande difficoltà di tutto il comparto manifatturiero, segnato dalla contrazione della domanda interna la diminuzione degli scambi internazionali, l’instabilità generata dai conflitti in Europa e in medio oriente, dalla crisi energetica e dall’inflazione. In questo contesto, i contraccolpi sono pesanti in tutti i distretti produttivi della Toscana e uno dei più colpiti, con ricadute potenzialmente gravi sull’occupazione, è il comparto della moda che come ha ricordato in conclusione di dibattito l’assessore alle attività produttive Leonardo Marras rappresenta, escluso l’indotto non immediatamente ad esso riferibile, quasi il 40% dell’intero sistema produttivo regionale.

L’impegnativa della mozione chiede alla Giunta regionale azioni condivise e con una visione di lungo periodo “per ridurre la vulnerabilità della filiera” toscana prevedendo incentivi finalizzati “a promuovere investimenti in forma aggregata con particolare riferimento alle reti di impresa”; di rafforzare “la riconoscibilità dell’ampia gamma di competenze” patrimonio del settore; di scongiurare l’ulteriore indebolimento dei sistemi produttivi locali della moda favorendo la loro riproducibilità; di favorire l’accesso ai fondi Pnrr e a quelli europei per sostenere investimenti in digitalizzazione e transizione ecologica e di incentivare politiche attive del lavoro, anche attraverso Arti e percorsi di riqualificazione del personale. L’impegna chiede poi alla Giunta di attivarsi presso il Governo nazionale affinché l’accesso alla Cassa integrazione sia estesa anche a tutto il 2025; affinché si possano individuare tutti codici Ateco “dei datori di lavoro potenzialmente beneficiari della misura” di Cig; affinché “siano garantiti adeguati strumenti di sostegno” per l’accesso al credito delle aziende” prevedendo delle garanzie pubbliche per questa finalità e senza comportare un peggioramento dei rating aziendali. La Regione deve inoltre sollecitare il Governo alla costituzione di un tavolo congiunto sul sistema moda che veda coinvolti i Ministeri competenti e le Regioni interessate; e, infine, a promuovere, a livello comunitario, un confronto istituzionale finalizzato “a valutare l’opportunità di specifiche deroghe per il settore conciario” all’applicazione del Regolamento Ue relativo all’utilizzo di alcune materie prime e alcuni prodotti “associati alla deforestazione e al degrado forestale”.

Secondo Diego Petrucci (Fratelli d’Italia), della crisi, oltre che le cause di livello internazionali, “deve ritenersi responsabile chi per anni ha governato il territorio e non si è occupato del fenomeno del sommerso, che ha minato e distrutto il sistema produttivo”. Petrucci ha ricordato che le Regioni “in queste materie hanno competenze specifiche per promuovere politiche attive a favore delle imprese e dei distretti” e ha detto che il Governo “ha dato una prima risposta prorogando di otto settimane la cassa integrazione e altri provvedimenti farà nel 2025”.

Il capogruppo Pd, Vincenzo Ceccarelli, ha sottolineato “lo sforzo unitario di sintesi” che ha prodotto il documento e che riconosce “ciò che è stato fatto sia al Governo che alla Regione”. Quindi, affermando che “non si possono perdere il know how e le professionalità” del settore, ha spiegato che “è giusto chiedere, in modo equilibrato a Regione e Governo, di porre in atto interventi” per salvare i distretti e le filiere interessati.

Pur avendo preferito sapere in via preliminare al dibattito ciò che la Giunta abbia intenzione di fare a favore del settore moda, Marco Stella (Forza Italia) ha detto che la crisi ha cause molteplici e non “servono contrapposizioni” ma che adesso “servono politiche attive del lavoro capaci di reinventare il settore, perché per salvarlo non basta solo attivare e garantire la cassa integrazione. Serve, per il futuro, un modello nuovo di sistema moda”. Stella ha anche proposto che sia convocato un Consiglio regionale straordinario in cui discutere della crisi e delle possibili vie d’uscita.

“In seconda commissione abbiamo parlato molto di questo argomento e nostro dovere, andando oltre a ciò che già poteva essere stato fatto, è quello di provare a fare qualcosa per scongiurare il disastro del settore moda”, ha detto la capogruppo della Lega Elena Meini. Bene, ha considerato “che nel breve periodo ci sia un prolungamento della cassa integrazione”, ma “serve guardare al lungo periodo e in questo senso servono interventi strutturali capaci di dare un volto nuovo al settore; la Regione dovrà essere progettuale e rafforzare la legge sul Made in Tuscany e puntare sui bandi europei”. Infine si è detta d’accordo sulla proposta di un Consiglio regionale straordinario.

Sulla stessa lunghezza d’onda Marco Casucci (Lega), che ha definito il settore moda “uno dei comparti più rappresentativi della creatività toscana”. Definendo utile il ricorso alla cassa integrazione, Casucci ha aggiunto che “serve il sostegno delle banche”, senza il quale le imprese non possono affrontare investimenti per il rilancio. “le responsabilità sono di tutti – ha concluso – e tutti sono chiamati a dare il loro contributo, perché il lavoro, come la sanità, non ha colore politico”.

Per Sandra Bianchini (Fratelli d’Italia), bisogna “uscire dalla dualità Governo-Regione” e concentrarsi sulle “politiche attive che si possono mettere in campo”. Ha ricordato che la cassa integrazione è utile, “ma non ci si può fermare a parlare di quella” e alla Regione ha chiesto “azioni propositive, così come altre Regioni, ad esempio il Veneto, hanno fatto”.

“La discussione in seconda commissione è stata utile, per conoscere bene le dimensioni della crisi”, ha esordito Gianni Anselmi (Pd) che ha poi aggiunto che “noi, per troppo tempo, come classi dirigenti, abbiamo sostenuto l’inutilità delle politiche industriali” e invece “dobbiamo dire che le politiche industriali servono e che dobbiamo ripensare come muoverci in un mercato del tutto cambiato rispetto al passato”. L’obiettivo di tutti, ha aggiunto definendo la mozione al voto “un contributo alla condivisione”, deve essere quello di “salvaguardare uno dei presidi storici della nostra economia produttiva”.

Silvia Noferi (Movimento 5 stelle) ha definito la crisi del settore moda “epocale” ed è la dimostrazione “che non ci si può affidare alle sole leggi del mercato”. La mozione, ha aggiunto, “forse è solo un palliativo, ma ha il merito di produrre richieste precise alla Regione affinché avanzi proposte concrete”.

In chiusura di dibattito, l’assessore Marras, annunciando che lunedì si riunirà il Tavolo regionale permanente di crisi del settore moda, ha affermato che dopo venti mesi di continuo calo produttivo serve agire su due fronti. Serve “pretendere immediate misure difensive, quali la cassa integrazione e gli strumenti di liquidità a sostegno delle impese, e queste deve garantirle lo Stato”, ma serve anche ragionare in termini di rilancio del settore “e qui la regione non deve tirarsi indietro, ma anzi deve mettere in campo una politica industriale e direzionare bene i finanziamenti per gli investimenti produttivi”. Infine, ha ricordato all’Aula che le misure dovranno essere frutto anche di un confronto con imprese, organizzazioni sindacali e istituzioni dei territori coinvolti.

Fonte: Consiglio regionale della Toscana - Ufficio stampa

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