Cento anni di Madonnina del Grappa: "Mai voltarsi dall'altra parte"
Dagli anziani ai disabili, dalle madri in difficoltà ai giovani smarriti, dai bambini ai poveri, dai detenuti ai migranti. Oltre ventimila persone fragili aiutate negli ultimi vent’anni. Sono i numeri dell’Opera Madonnina del Grappa diffusi nel centenario della sua nascita, un anniversario che si è celebrato sabato 9 novembre presso la Sala d’Arme in Palazzo Vecchio. La Madonnina del Grappa è un’istituzione ecclesiale cattolica a carattere caritativo fondata dal presbitero galeatese Giulio Facibeni nel 1924 a Firenze. Oggi la Madonnina del Grappa ha tantissime attività: case-famiglia per ragazzi in difficoltà; case di riposo per anziani; case di accoglienza per ex detenuti; case di accoglienza per migranti; case vacanze per anziani e bambini; scuola di formazione e lavoro per giovani Neet; un centro sportivo; una missione in Brasile e una in Albania. Complessivamente, gravitano attorno alla Madonnina oltre mille persone.
“Questo non è un giorno qualunque perché c’è un sentimento di riconoscenza e affetto che legano la Madonnina del Grappa alla città di Firenze – ha detto la sindaca di Firenze Sara Funaro – Don Giulio Facibeni aveva una aderenza ai bisogni dei cittadini più fragili che raramente si è vista. Cento anni dell’Opera permettono a ognuno di noi di poter raccontare quelli che sono stati i cambiamenti sociali della città. Il monito delle parole di Facibeni, estremamente attuali, ci dice che non bisogna mai voltarsi dall’altra parte, che tutti siamo responsabili delle nostre comunità e che quando c’è un cittadino che soffre noi dobbiamo essere i primi che dobbiamo prendercene carico”.
L’arcivescovo di Firenze Gherardo Gambelli, dopo aver citato il sindaco Giorgio La Pira, ha detto: “Oggi ci troviamo davanti ad emergenze non meno difficili ed è triste constatare come in praticamente tutti i paesi del mondo solo le spese per il riarmo crescono a misura dei bisogni imposti dalla incapacità dei governi e della comunità internazionale di risolvere pacificamente, cioè nel rispetto del diritto internazionale e umanitario, le questioni internazionali e dagli interessi economici sottesi all’industria bellica. Tanto più triste quanto maggiori sono i bisogni essenziali per assicurare il diritto ad una vita dignitosa che vengono trascurati. Ad esempio è chiarissima la consapevolezza che per fronteggiare una possibile nuova pandemia - oltre che per salvaguardare il diritto umano alla salute - sarebbe necessaria la costruzione di una rete di servizi sanitari efficienti e accessibili a tutti gli uomini e le donne della terra, il cui costo sarebbe nettamente inferiore a quello del riarmo”.
“Oggi resta l’eredita di un uomo che ha avuto fiducia nella provvidenza di Dio – ha detto l’arcivescovo di Firenze Gherardo Gambelli – un uomo che ha creduto nella possibilità di ricostruire dopo un contesto di guerra e distruzione a partire dal coinvolgimento della popolazione, questa è l’eredità più bella di don Giulio Facibeni, in un mondo ancora oggi segnato da discordie. Facibeni ci insegna che attraverso la condivisione e la solidarietà si costruisce una società più solida e più giusta e si contribuisce alla lotta contro le guerre”.
Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha parlato di come la Madonnina del Grappa è stata fondamentale per la trasformazione sociale del quartiere di Rifredi: “Rifredi senza Facibeni sarebbe una distesa ci case frutto della speculazione e del boom edilizio degli anni Sessanta” e invece “oggi ci sono il campo di calcio, i laboratori, il teatro, che sono un polmone verde e di socialità”.
“Dagli orfani della prima guerra mondiale ci sperano decenni e generazioni, ma possiamo dire che anche oggi viviamo in una situazione post-bellica – ha detto il presidente della Madonnina del Grappa Vincenzo Russo - Se anche non si svolgono azioni militari sul nostro territorio, sono presenti sul piano morale, psicologico e a volte anche materiali, situazioni di deserto, devastazione, disorientamento e privazione nella vita delle persone. A soffrire di ciò, particolarmente, sono i giovani: giovani smarriti, disorientati, giovani con problemi di dipendenza, giovani che soffrono di salute mentale, giovani senza famiglia. L’Opera vuole conservare quella predilezione che fu di don Facibeni e che riguardava proprio i ragazzi, i giovani; di loro, in modo particolare, vuole continuare a prendersi cura. L’Opera vuole assumere in sé, ancora oggi, tutto il vuoto e il dolore dei giovani per trasformarlo insieme a loro. Solo così si possono porre le basi, affrontando il problema sin dalla radice, per la costruzione di una città futura”.
L’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa fu fondata a Firenze nel 1924 da don Giulio Facibeni. Nel corso della prima guerra mondiale, Facibeni venne chiamato al fronte sul Monte Grappa come cappellano militare, dove si spese per sostenere spiritualmente i soldati. Qui nacque in lui l'idea dell'Opera, ispirata dalla statua della Madonnina del Grappa. Tornato alla pieve di Rifredi a Firenze, nel 1923, essendo venuto anche a contatto con i molti orfani del conflitto mondiale, il 21 ottobre 1923 pose la prima pietra dell'Opera, inaugurata ufficialmente il 4 novembre 1924. I bambini ospitati nel giorno dell'apertura erano dodici. Dopo quattro anni salirono a cento, poi a 350 nel 1939, fino ai 1200 dopo la seconda guerra mondiale. Alla morte di don Facibeni, le redini della Madonnina del Grappa furono prese da don Corso Guicciardini, alla cui scomparsa è subentrato l’attuale presidente don Vincenzo Russo. Al convegno per i cento anni della Madonnina del Grappa hanno partecipato, tra gli altri, Anna Scattigno, storica della Chiesa, già docente dell’Università di Firenze e Pisa; Luigino Bruni, economista, docente di economia politica, Università Lumsa di Roma; Chiara Saraceno, sociologa, già docente all’Università di Trento e Torino.
Fonte: Ufficio stampa