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Un modello condiviso di assistenza per i detenuti con infezione da HIV, Asl Toscana Centro vince bando

Con un progetto dedicato alle persone detenute che vivono con HIV, l’Azienda sanitaria Toscana centro ha vinto un bando con assegnazione di risorse per lo sviluppo di un modello di assistenza condiviso tra gli Istituti Penitenziari aziendali di Firenze Sollicciano, di Prato La Dogaia, di Pistoia Santa Caterina, con circa 1300 detenuti totali presenti.

La premiazione di questo modello che costituisce un progetto di ricerca sociale in ambito organizzativo, è avvenuta nei giorni scorsi a Milano. All’appuntamento per l’Azienda c’era la responsabile del progetto, Elena Salomoni, Dirigente Medico presso l’ospedale Santa Maria Annunziata della SOC Malattie Infettive, la struttura operativa complessa diretta da Filippo Bartalesi e afferente al Dipartimento di Medicina Multidimensionale, guidato da Enrico Benvenuti.

Il premio è rivolto alle persone che vivono con HIV detenute presso gli istituti penitenziari dell’Azienda. Grazie al progetto saranno potenziati gli obiettivi di tutela della salute negli istituti di detenzione previsti nell’ambito dei Servizi Sanitari Penitenziari della Regione Toscana, coordinati da Mauro Romilio, direttore della SOC Tutela Sanitaria negli istituti di detenzione di Firenze.

Siamo molto soddisfatti di questa premiazione che va a potenziare il progetto di salute già esistente all’interno degli istituti penitenziari – commenta Salomoni - Il prossimo passaggio verso la sua attuazione sarà un bando per assegnare il premio a una figura professionale dedicata che metterà in atto azioni per incrementare le attività di assistenza per chi vive con l’infezione da HIV ed è detenuto in uno degli istituti interaziendali. Questa figura – spiega la dottoressa - avrà compiti finalizzati all’ottimizzazione dei percorsi assistenziali, con particolare riferimento a progettualità per il miglioramento del “counseling”, dell’aderenza alla terapia, della salute mentale e della qualità di vita, nonché per l’ottimizzazione del “linkage to care”, ovvero la continuità della cura dopo la scarcerazione, che rappresenta spesso un momento critico per queste persone che frequentemente vivono una situazione di fragilità sociale”.

In pratica la figura individuata si troverà a seguire e ad applicare un modello che interviene sugli step più critici del percorso di una persona con HIV in regime di detenzione: al momento dell’ingresso, velocizzare i passaggi per la presa in carico (esami del sangue, visita e inizio/prosecuzione della terapia), ricostruire la storia clinica della persona dalla prima diagnosi dell’infezione fino all’ingresso in carcere, per le persone che presentano maggiori criticità come la barriera culturale e/o linguistica, malattie neurologiche e/o psichiatriche e/o legate alla dipendenza a sostanze, coordinare dei momenti di valutazione integrata insieme ai mediatori linguistico-culturali e ai professionisti del SerD e della Salute Mentale presenti all’interno delle strutture, rivalutare periodicamente i bisogni assistenziali della persona aggiornando periodicamente una scheda dedicata, e programmare la presa in carico presso gli ambulatori del territorio una volta che la persona verrà scarcerata.

Nell’ambito del progetto è prevista anche l’organizzazione di momenti di informazione e prevenzione relativi all’infezione a HIV rivolti alla popolazione detenuta.

Un po’ di dati numerici

Secondo l’ultimo aggiornamento del DAP (Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria), al 30 settembre 2024 erano presenti in Italia 61.862persone in regime di detenzione, con una tendenza che si conferma in crescita rispetto ai mesi precedenti; all’interno della Regione Toscana, gli Istituti Penitenziari dell’Azienda Usl Toscana centro (Firenze, Prato e Pistoia), costituiscono i centri con maggiore numero di detenuti che ammonta a un totale di circa 1300 presenti. Le malattie infettive rappresentano il secondo gruppo di patologie per prevalenza all’interno della popolazione detenuta; secondo la survey compiuta dalla Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria (SIMSPe) nel 2015, la prevalenza di people living with HIV (PLWH) negli istituti penitenziari italiani era del 5.1%.

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