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Multiutility, Campinoti (FI): "Alternative a Borsa bucoliche. PD 'cede' per 4mila voti non democraticamente rappresentativi"

Nella concitata seduta del consiglio del 28 Ottobre scorso, già paradossale per quanto avvenuto in merito alla nostra mozione sulle elezioni del Venezuela, oggetto di un altro comunicato, è andata in scena la pantomima relativa a una mozione della sinistra di Masi (Buongiorno Empoli & 5 Stelle) e della maggioranza a trazione PD, veramente comica se non fosse che si gioca sulla buona fede dei cittadini.

In pratica il ridicolo emerge dal fatto che sono state spese quasi due ore a discutere della sintassi del documento, perché nella sostanza entrambe desideravano solo ribadire il loro NO alla quotazione in borsa della multiutility, ormai usata come bandiera di propaganda, anche se per onestà va detto che se Masi ed i suoi erano contrari già dalla campagna elettorale, pur prospettando soluzioni alternative fantasiose, bucoliche e poco fattibili, come è tipico dei comunisti che ormai vivono nelle favole, il PD, se in un primo momento era convintamente favorevole, ha cambiato idea davanti alle 4000 firme di un comitato che non è nemmeno democraticamente rappresentativo della cittadinanza. Ma il timore di perdere 4000 voti è bastato per far cambiare loro idea, diventando assolutamente contro, e purtroppo per far comprendere quella che è ormai diventata la politica di oggi del PD e della maggioranza: spariti i programmi, comanda solo il “Market Oriented” per mantenere un potere che perde pezzi giorno per giorno.

Alla fine, dopo tutto questo tempo speso per il nulla, finisce a tarallucci e vino, tutto congelato, con la promessa di un confronto tra le due parti per scrivere un documento comune insieme, che sono davvero curioso di leggere. Da sottolineare che la mia posizione sulla quotazione in borsa è sempre stata positiva, chiara e ferma, poiché invocare soluzioni alternative è pura fantasia se davvero si vuole creare qualcosa che vada oltre allo stipendificio politico della sinistra e alla frammentazione delle aziende avuto fino adesso. La necessità di creare un soggetto unico e grande è una necessità tecnica, legata alla gara europea che aprirà la porta ad altri offerenti internazionali; arriveranno grandi aziende industriali internazionali, molto capitalizzate ed efficienti, che lo spezzatino nostrano non può battere se non si aggrega in modo concreto. Inoltre, la quotazione in borsa è legata al fatto che, per affrontare il futuro al meglio e anche ottimizzare le bollette della gente, sia per l’acqua che per i rifiuti, servono impianti e investimenti importanti di centinaia di milioni di euro, e se come qualcuno ventila si volesse anche liquidare ACEA, socio di maggioranza di ACQUE SPA (peraltro già quotata in borsa da anni), servirebbero altri circa 500 milioni. Insomma, una partita che se giocata al completo costa da 300 a 800 milioni, e non serve una laurea alla Bocconi per fare un conto semplice: salvo la borsa, chiunque metta questi soldi non lo farà per nulla, quindi alla fine chi paga il conto sono sempre le bollette.

Alla fine chi evoca soluzioni alternative dovrebbe anche indicare quali, con concretezza e non sogni, perché se l’alternativa sono bond popolari o altro, è bene ricordare che già oggi le sofferenze delle bollette non pagate sono enormi e crescenti, rendendo improbabile pensare che la gente finanzi questa operazione comprando bond; comunque vada, sono cedole finanziarie o azionarie, non vedo grande differenza. Penso che, invece di perdere tempo in discorsi puramente ideologici e poco concreti, sarebbe più opportuno concentrarsi per ottenere una gestione realmente industriale, con dentro meno politica possibile, specie se mono-bandiera di sinistra come è stata finora e che ha rappresentato il vero problema.

Insomma, da questa mia prima esperienza di Consiglio inizio a comprendere che la concretezza è lontana.

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