Stranieri in crescita in Toscana e più legati al territorio: la CGIL presenta il dossier e dice no al Cpr
Oggi a Firenze, presso la sede di Cgil Toscana, si è svolta la presentazione del “Dossier statistico immigrazione”. Una iniziativa organizzata da Idos, Confronti, Istituto di studi politici Pio V, Chiesa Valdese, Cgil Toscana, Assindatcolf. Il Dossier sarà presentato in contemporanea in tutte le Regioni e Province Autonome d’Italia. Sono intervenuti Rossano Rossi, Segretario Generale Cgil Toscana; Federico Russo, Università del Salento, Redazione Dossier statistico immigrazione, Toscana “L’immigrazione in Italia”; Francesco Paletti, Dossier statistico immigrazione Toscana, “L’immigrazione in Toscana”; Stefano Ciuoffo, Assessore regionale ai rapporti con gli Enti Locali e alle politiche di inclusione per i cittadini stranieri: Alessandro Lupi, Vicepresidente Assindatcolf; Gessica Beneforti, Segretaria Cgil Toscana; Daniele Bouchard, Pastore della Chiesa Valdese di Pisa e Livorno; Jorida Pjetri, mediatrice culturale; Camilla Bencini, Responsabile progetti migrazioni Cospe.
Per Gessica Beneforti (segreteria Cgil Toscana): “La Toscana è terra di accoglienza, di accoglienza dignitosa, di città aperte e plurali. Non vogliamo nella nostra regione Cpr e la loro presenza andrebbe abolita su tutto il territorio nazionale. I Cpr sono luoghi di trattenimento del cittadino straniero dove finiscono persone senza documenti, non persone pericolose. E’ evidente anche in questo caso che quella di considerare i migranti alla stregua di criminali è una precisa scelta politica. Noi ci siamo opposti e continuiamo ad opporci a modelli di reclusione e segregazione che ricordano quelli dei lager libici. Pensiamo invece che sia necessario investire affinché siano potenziati i percorsi di accoglienza ed inclusione nel tessuto sociale e lavorativo dei migranti, per dare risposte ai loro molteplici bisogni, per sottrarli al ricatto e allo sfruttamento lavorativo, fenomeno quest’ultimo ormai strutturale anche ai nostri modelli produttivi, per fare una non più rinviabile operazione di verità e giustizia sociale”.
I DATI TOSCANI DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE - a cura di Francesco Paletti e Federico Russo
LA POPOLAZIONE
Stando ai dati provvisori diffusi dall’Istat nel corso dell’anno, sono 429.864 gli stranieri residenti nel territorio regionale alle fine del 2023, il 3,5% in più rispetto ai 415.190 censiti nel 2022. E’ un dato molto significativo: se dovesse essere confermato anche dai dati consolidati, si tratterebbe del’aumento annuale della popolazione straniera più rilevante dal 2013 (ad esclusione del 2020 che registra una variazione del +7,0% rispetto all’anno precedente), che per di più arriverebbe dopo il +2,1% del 2022. Più che parlare di aumento della capacità attrattiva, bisogna considerare che anche nel 2023 il saldo migratorio con l’estero, ossia la differenza fra il numero degli stranieri che si sono trasferiti in Toscana dall’estero e quelli emigrati in un altro Paese, è risultato decisamente positivo, dato che è stato pari a 24.979 unità e anche superiore a quello 2022, ma solo del 4,8%, corrispondente a 1.150 persone. Bisogna considerare, però, che sempre nel 2023 e diminuito in modo marcato il numero di stranieri che hanno lasciato la regione: sono stati 24.576 (di cui 2.875 per l’estero), il 38,3% in meno rispetto ai 39.817 (di cui 4.041 per l’estero) dell’anno precedente. Insomma, più che la capacità attrattiva della Toscana, sembra aumentata la propensione al radicamento territoriale degli immigrati “toscani”: almeno nel 2023 sono stati molti meno quelli che hanno deciso di andare a cercare fortuna altrove. A ciò si somma l’effetto delle acquisizioni di cittadinanza che, pur riguardando persone con background migratorio, come è noto abbassano il numero dei residenti stranieri e aumentano quello degli italiani. Beninteso, nel 2023 sono state moltissime (13.826, il terzo dato più elevato dal 2010) ma, comunque, 2.692 in meno rispetto alle 16.518 del 2022, il record degli ultimi quattordici anni.
La crescita della popolazione straniera, nella sostanza, non ha comunque mutato il quadro d’insieme e neppure la collocazione della Toscana fra le grandi regioni d’immigrazione d’Italia, con un’incidenza della popolazione straniera sui residenti pari all’11,7%, quasi tre punti in più rispetto alla media nazionale (9,0%) grazie al marcato protagonismo delle province di Prato (22,4%) e Firenze (13,4%, corrispondenti a 132.479 persone, il 30,8% degli immigrati “toscani”). Anche per quanto riguarda le aree e i Paesi di provenienza, i dati Istat consolidati di fine 2022 confermano lo scenario conosciuto e stabile ormai da anni: quasi la metà (46,5%) degli stranieri residenti e europeo (tra cui il 23,7% dell’Ue), poco meno di un terzo asiatico (30,5%), un sesto africano (16,1%) e il 6,8% americano. Le comunità più numerose restano Romania (17,6% dei residenti stranieri), Cina (16,2%), Albania (13,6%), Marocco (6,7%) e Senegal (3,2%). Nell’archivio dei residenti, l’effetto dell’accoglienza dei profughi in fuga dalla guerra in Ucraina e stato apparentemente modesto.
Le nuove norme, tra cui il Decreto Cutro che ha abrogato i criteri estensivi per l’accesso alla protezione speciale introdotti nel 2020, comunque, non hanno rallentato neppure in Toscana l’arrivo di rifugiati e richiedenti asilo. Nel 2023, infatti, gli stranieri nelle strutture d’accoglienza del territorio regionale sono arrivati a 9.788 (l’81,6% ospitati nei centri governativi e il 18,4% nel Sai), più o meno lo stesso numero del giugno 2024 (9.985), ma anche il 37,6% in più rispetto al 2022.
ECONOMIA
In controtendenza rispetto al periodo dei quindici anni precedenti (2007-2022), nel 2023 l’incidenza degli occupati stranieri sul totale diminuisce dal 12,6% all’11,9%. Passando ai numeri assoluti, questo significa che il numero delle persone straniere occupate è diminuito di circa 9mila unita: dalle 203mila del 2022 alle 194mila del 2023.
Si tratta di una variazione percentuale del -4,4%, in controtendenza non solo rispetto alla serie storica 2007-2022, ma soprattutto rispetto ai dati dell’anno precedente, quando avevamo osservato un aumento assai marcato (20mila occupati in più rispetto al 2021). I dati della Rilevazione sulle forze di lavoro testimonierebbero quindi una frenata dell’occupazione straniera in Toscana, che riguarderebbe in misura comparabile entrambi i generi. Nel commentare questi dati e pero d’obbligo esercitare una certa cautela, in quanto altri indicatori tipici dell’andamento del mercato del lavoro esprimono invece una lieve tendenza positiva: il tasso di disoccupazione dei cittadini stranieri continua anche nel 2023 ad abbassarsi, scendendo all’11,1% rispetto al 12,1% segnato nel 2022. Migliora anche il tasso di occupazione, che passa dal 62,8% del 2022 al 63,2% del 2023.
Al di là delle piccole variazioni intervenute nell’ultimo anno, la Toscana si conferma una delle regioni più importanti d’Italia per quanto riguarda l’inserimento lavorativo dei cittadini stranieri. Con i suoi quasi 195mila occupati di cittadinanza non italiana, la regione si pone al quinto posto dietro la Lombardia – che con 582mila distanzia tutte le altre – non lontana dal Lazio, dal Veneto e dall’Emilia Romagna, che la precedono in classifica, e appena davanti al Piemonte. Anche guardando all’incidenza degli stranieri sul totale degli occupati, la Toscana si pone al quarto posto dopo Lombardia (12,9%), Emilia Romagna (12,7%) e Lazio (12,2%), e davanti al Veneto (11,8%). Rispetto agli anni precedenti, non ci sono grosse novità rispetto alla distribuzione per tipologia professionale dei lavoratori stranieri, che continuano ad essere impiegati nel lavoro manuale, specializzato o meno, in percentuale largamente maggioritaria (63,9%), più che doppia rispetto agli italiani (31,0%). Guardando ai settori, si conferma la consueta sovrarappresentazione degli stranieri nel lavoro domestico, nelle costruzioni e nell’agricoltura.
LE IMPRESE
Secondo i dati Infocamere/Centro studi G. Tagliacarne, nel corso del 2023 il numero di imprese “immigrate”, ossia quelle con titolare nato all’estero, è continuato ad aumentare a ritmo sostenuto, toccando quota 62.775 (+2,7% rispetto all’anno precedente, +11,6% rispetto al 2018). Il ritmo di crescita e superiore a quello medio nazionale e la Toscana ospita ormai il 9,5% delle imprese immigrate registrate in Italia. Questo continuo aumento si accompagna alla tendenza discendente delle imprese con titolare italiano, che dal 2018 al 2023 sono diminuite del 6,5%. La combinazione di questi due fenomeni fa sì che oggi quasi 16 imprese su 100 abbiano titolare immigrato.
L’incidenza delle imprese “immigrate” sul totale e pero molto variegata nelle diverse province, con Prato che svetta (con il 33,2%) sopra tutte le altre (e saldamente al primo posto nazionale), seguita a distanza da Firenze (18,7%). Tutte le altre province hanno un’incidenza compresa tra il 14,4% di Pistoia e il 9,8% di Siena. In Toscana, cosi come nel resto del Paese, i cittadini immigrati titolari di impresa sono in larga misura uomini (le donne titolari rappresentano rispettivamente il 27,3% e il 24,6% del totale). Tuttavia, la percentuale delle titolari donne cresce significativamente in provincia di Prato, che con il suo 35,4% si inserisce al primo posto regionale e al settimo posto nazionale. Nel panorama nazionale, la Toscana si distingue per avere un sostanziale equilibrio tra imprese “immigrate” attive nei servizi (47,4%) e nell’industria (43,2%), mentre in Italia, nel suo complesso, le imprese “immigrate” che si dedicano al settore terziario sono predominanti (58,4%).
SCUOLA
Si e arrestata la diminuzione di studenti stranieri iniziata con la crisi sanitaria da Covid 19 che, da 72.919 nell’anno scolastico 2019/2020, erano scesi fino ai 71.474 del 2021/2022, il 2,0% in meno in due anni scolastici. Nell’a.s. 2022/2023, però, gli studenti stranieri sono tornati a salire: in un anno in cui, in conseguenza soprattutto della crisi demografica, e proseguita la perdita complessiva degli alunni iscritti alle scuole toscane (-1,4%, la diminuzione più intensa dal 2016/2017, primo anno di decremento degli studenti totali della regione), gli stranieri sono aumentati dell’1,8%, passando da 71.474 a 72.769, un aumento minimo, ma sufficiente a recuperare quasi interamente la diminuzione dei precedenti due anni.
Eppure parlare d’inversione di tendenza, al momento, sembra essere prematuro. In primo luogo perché in Toscana l’incremento e stato assai più modesto di quello medio nazionale, già non elevatissimo. In secondo luogo la timida ripresa riguarda il dato complessivo degli studenti stranieri, ma non quello dei nati in Italia che, invece, continuano a diminuire (-0,8% nel complesso) in tutti i gradi scolastici (-3,1% nelle scuole dell’infanzia, -2,5% alle primarie e -4,2% alle secondarie di I grado), con la significativa eccezione delle secondarie di II grado dove, invece, sono aumentati addirittura dell’8,0%.
Al netto delle oscillazioni, comunque, i non italiani sono da tempo una componente strutturale della popolazione studentesca regionale: e straniero, infatti, il 15,1% degli alunni toscani, percentuale che sale leggermente nelle scuole dell’infanzia e nelle secondarie di I grado (15,9% in entrambe) e al 17,4% nelle primarie, mentre scende al 12,2% nelle secondarie di II grado. Elevatissima l’incidenza dei nati in Italia: in media, infatti, e di seconda generazione il 68,2% degli studenti stranieri della toscana, quota che arriva all’81,8% alle scuole dell’infanzia e scende al 55,1% alle secondarie di II grado. Proprio riguardo a quest’ultimo livello scolastico, va sottolineato anche come sia sempre più sfumata la preferenza attribuita dagli studenti stranieri agli istituti di tipo tecnico o professionale, fino a qualche anno fa decisamente più marcata. Nel 2023, infatti ogni 100 alunni di cittadinanza non italiana, 35 erano iscritti a un istituto tecnico, 34 a un liceo e 31 a una scuola professionale.
LA QUESTIONE CPR
I Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) sono dieci in tutta Italia: due in Sicilia (Milo a Trapani e Pian del Lago a Caltanissetta), e altrettanti in Puglia (Palese a Bari e Restinco a Brindisi); uno ciascuno in Lombardia (Corelli a Milano), Piemonte (Brunelleschi a Torino), Friuli Venezia Giulia (Gradisca d’Isonzo in provincia di Gorizia), Lazio (Ponte Galeria a Roma) e Sardegna (Macomer in provincia di Nuoro). Come ormai è abbastanza noto, si tratta di centri di detenzione amministrativa in cui i migranti sono privati della libertà personale con un provvedimento del giudice di pace, teoricamente per il tempo necessario ad eseguire materialmente il rimpatrio- I Cpr, infatti, avrebbero proprio lo scopo di facilitare le procedure di rimpatrio impedendo che i destinatari di un provvedimento di espulsione facciano perdere le loro tracce e divengano irreperibili. Il condizionale, pero, e quanto mai d’obbligo: da anni, infatti, queste strutture, oltre che per le violazioni di diritti fondamentali perpetrate sovente al loro interno (come illustrano i rapporti del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale e i report di molte istituzioni, enti di ricerca e associazioni), sono note anche per le loro enormi difficolta nel perseguire gli obiettivi per le quali sono state realizzate, ossia appunto facilitare il rimpatrio delle persone trattenute.
Al riguardo a poco sono serviti i continui prolungamenti dei periodi di trattenimento, arrivati addirittura fino a 18 mesi (6 mesi prorogabili per un massimo di altre due volte). I dati riferiti al 2023, anzi, mostrano un ulteriore riduzione dell’efficacia di queste strutture: a fronte di 6.665 persone trattenute, il 4,4% in più rispetto alle 6.383 del 2022, infatti, i migranti effettivamente rimpatriati sono diminuiti, sia pure di pochissimo (-0,6%). In tutto si tratta di 3.134 persone, meno della metà (47,0%) del totale delle persone trattenute, un’incidenza a sua volta inferiore a quella già piuttosto bassa dell’anno precedente quando si fermo al 49,4%. In sostanza il sistema dei Cpr riesce ad espellere effettivamente meno di una persona su due fra quelle trattenute.
Il restante 53,0% invece, torna quasi sempre in liberta (la maggior parte, 29,5%, per mancata convalida del trattenimento da parte dell’autorità giudiziaria).
Al netto di modeste variazioni percentuali, e cosi da molti anni: nel 2022 e stato espulso il 49,4% dei trattenuti, nel 2021 il 49,0% e nel 2020 il 50,9% solo per limitarsi agli ultimi anni.
Sono dati ben conosciuti anche dai decisori politici. Nonostante ciò, però, il governo nel 2023 ha aumentato di 5,4 milioni di euro i fondi destinati ai Centri di permanenza per i rimpatri, passando da una previsione di 26,8 a una di 32,2 milioni. E per il 2024 ha previsto un ulteriore incremento arrivando fino a 46,2 milioni di euro. Non inganni nemmeno l’alta incidenza di cittadini tunisini sia fra i transitati dai Cpr (3.123, pari al 46,9% del totale) che fra i trattenuti che sono stati effettivamente rimpatriati (2.037, il 65,0% del dato complessivo). Non si tratta, infatti, di uno dei primi effetti del Memorandum con la Tunisia del 17 luglio 2023. Nel 2022, infatti, i numeri assoluti e l’incidenza dei tunisini fra i transitati e i rimpatriati e stata anche leggermente superiore e pari al 51,4% (3.284 persone) nel primo caso e al 71,3% (2.248 persone) nel secondo.
Fonte: Ufficio Stampa