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Quarto suicidio dell'anno al carcere di Dogaia, per il PD è "il fallimento dello Stato"

Si è tolto la vita oggi nel carcere della Dogaia di Prato un uomo di 50 anni, originario di Pistoia, in detenzione a Prato da marzo di quest'anno e con fine pena previsto nel 2030.

La notizia resa nota dal sindacato di polizia penitenziaria Uilpa fa salire a 77 i morti per suicidio nei carceri italiani nel 2024, si tratta del quarto suicidio nel carcere pratese. "Ha 50 anni, è italiano, era in carcere per reati a grande riprovazione sociale e con fine pena fissato al 2030. Si è suicidato impiccandosi nella sua cella - ha dichiarato Gennarino De Fazio, segretario generale Uilpa in una nota - A nulla sono valsi i soccorsi della Polizia penitenziaria e dei sanitari". Oltre ai 77 detenuti suicidi, vanno ricordati anche "sette appartenenti alla Polizia penitenziaria che, parimenti, si sono suicidati in quella che è una strage senza fine".

Dopo la notizia è arrivato il commento della politica pratese, regionale e nazionale.

Per Martina Cacciato, consigliera comunale e responsabile diritti del PD Prato: "Non si può morire in carcere. Oggi alla Dogaia Questo tragico evento è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che mettono in luce il degrado e la sofferenza che caratterizzano la vita all’interno di questa struttura penitenziaria. È inquietante notare che, solo un’ora prima del suicidio, l’uomo aveva avuto un colloquio con un educatore e non aveva mostrato segni di disagio. Questo evidenzia la difficoltà di riconoscere e affrontare il malessere psicologico che affligge molti detenuti, spesso invisibile fino a quando non è troppo tardi. Le condizioni di vita all’interno della Dogaia sono allarmanti.

Per Marco Biagioni, segretario Pd a Prato: "Siamo di fronte all'ennesimo fallimento dello Stato, una tragedia annunciata. Oggi un uomo si è tolto la vita nel carcere della Dogaia, è il quarto suicidio dall'inizio dell'anno. Nonostante le continue promesse del governo e le passerelle degli esponenti della destra, a Prato non è arrivato nulla. Cosa deve ancora succedere per dimostrare che siamo di fronte a una vera e propria emergenza?".

Interviene sul fatto anche il portavoce della segreteria regionale del Pd della Toscana, Diego Blasi. "Quante vite si devono ancora interrompere prima che il governo si decida ad intervenire con azioni mirate? - afferma in una sua nota - Dallo scorso agosto, quando un altro detenuto si tolse la vita, nulla è cambiato. La situazione alla Dogaia è la stessa, identica a quella in cui riversa la maggior parte delle carceri italiane: le condizioni di vita dei detenuti sono insostenibili, tra cimici nei letti e blatte, oltre a problemi strutturali che rendono l'edificio troppo caldo d'estate e freddo d'inverno. A questo si aggiungono i problemi legati al sovraffollamento e ad un supporto psicologico per i detenuti che è evidente non sia sufficiente, oltre alle condizioni in cui è costretto a lavorare il personale sanitario e la Polizia penitenziaria". 

Infine Marco Furfaro, capogruppo Pd in commissione Affari sociali alla Camera e membro della segreteria nazionale del Partito Democratico. "Nella casa circondariale di Prato, oltre ai suicidi, si contano ogni anno 200 casi di autolesionismo e ad aggravare la situazione ci sono sovraffollamento e carenza endemica di personale. La crisi penitenziaria continua a non essere affrontata da questo governo e i numeri lo certificano. 15mila detenuti oltre i posti disponibili, le migliaia di agenti mancanti alla polizia penitenziaria. Siamo di fronte ad una situazione inaccettabile per un Paese civile".

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