Multiutility, il comitato 'Trasparenza per Empoli' risponde a Biffoni
"Secondo la verità di Matteo Biffoni non sarebbero stati Nardella, Biffoni, Barnini a fare nascere multiutility ma bensì i comuni di Firenze, Prato, Empoli".
Inizia così la nota del comitato referendario Trasparenza per Empoli.
"Nel mondo reale è apparso sulle scrivanie dei consiglieri dei comuni di Firenze, Prato, Empoli un faldone di 1300 pagine di presentazione del progetto da approvare in pochi giorni, quindi di fatto né ai consiglieri comunali né alla cittadinanza è stata data possibilità di valutare, né tantomeno di scegliere. Nel mondo di Biffoni, Nardella, Barnini l'unica possibilità di sottrarre i nostri servizi essenziali dalle grinfie delle grandi aziende romane è quella di cederli nelle premurose mani della finanza internazionale attraverso la quotazione in borsa".
"Nel mondo reale la nostra magnifica e incompiuta costituzione repubblicana e antifascista ci consente con l'articolo 43 di riservare o trasferire allo Stato o ad enti pubblici determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale. Nel mondo reale questa è oggettivamente l'unica possibilità di tenere blindati e al sicuro 'capra e cavoli' attraverso le società in house. Nel suo mondo Biffoni dice di non riuscire a spiegarsi la necessita di ridare centralità ai comuni".
"Nel mondo reale Firenze e Prato che rappresentano il 36% della popolazione detengono il 55% delle quote di multiutility esercitando evidente ed incontrastato potere decisionale sulla maggioranza della popolazione servita da multiutility nei piccoli comuni "vassalli". Nel mondo reale quei comuni che ancora non sono stati accorpati con la forza in multiutility stanno tentando di tenere almeno il bene vitale acqua lontano dal dogma finanziario di Biffoni, Nardella, Barnini".
"Nel mondo reale Biffoni, Nardella, Barnini e chiunque altro non si opponga con fermezza all'idea di trarre utili dalla gestione dei servizi essenziali, non è persona che ha a cuore la riduzione delle bollette, l'efficienza ne tantomeno la pubblica utilità dei servizi, ma persegue come unico fine quello di portare soldi nelle casse dei comuni senza chiedersi a quale costo per i cittadini e per la futura indipendenza dei territori, in quanto ogni contesto di monopolio ha carattere di preminente interesse generale per la vita e lo sviluppo economico della nostra e delle future generazioni. Cederne anche solo una parte o accettare di scambiarlo con un utile da incassare nell'immediato significa rinuncia ad un pezzetto del futuro dei nostri figli e delle nostre figlie".
"Nel mondo reale questo è il momento in cui i figli e le figlie della costituzione tornano per rivendicare il loro diritto di proprietà sui beni pubblici nei confronti di una politica inadeguata, autoreferenziale ed in perenne ritardo rispetto ai cambiamenti del mondo in cui viviamo".
Fonte: Ufficio Stampa