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Scavi archeologici sotto la pieve di Tavarnelle, possibile insediamento di epoca romana

Lo scavo archeologico, in corso nell’area adiacente alla pieve romanica di San Pietro in Bossolo, a Tavarnelle Val di Pesa, continua a rivelarsi e raccontare la quotidianità dei tanti secoli di vita che hanno attraversato il territorio di Barberino Tavarnelle stimolando curiosità e interesse negli scienziati delle civiltà e delle culture umane e nella comunità locale. Un sito archeologico, giunto alla quinta campagna di indagine, promosso e realizzato dal Comune di Barberino Tavarnelle e dalla Società Cooperativa Laboratori Archeologici San Gallo, sotto la supervisione della Soprintendenza, che non finisce di sorprendere per la varietà e la pluralità degli strati, oggetto dell’indagine, e l’origine dei ritrovamenti appartenenti a epoche diverse. Nell’area è stata rilevata la presenza di porzioni di strutture murarie, alcune sepolture e numerosi reperti che raccontano una storia poco nota il cui viaggio nel tempo, seguendo la stratificazione del terreno, spazia dal periodo alto medievale fino all’epoca tardo antica. Ad illustrare le novità ed aggiornare sullo stato di avanzamento della ricerca scientifica, finanziata dalla giunta Baroncelli, è l’archeologa Chiara Marcotulli, direttrice dello scavo, alla guida di un team composto dagli archeologi Lapo Somigli, Laura Torsellini, Benedetta Pacini, Chiara Santini che ha elaborato la tesi di specializzazione sui reperti ceramici rinvenuti nel sito di Tavarnelle e dalla studentessa Arianna D’Angelo della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell'Università di Firenze.

“Si tratta di un sito pluristratificato e scientificamente molto interessante - spiega l’archeologa Chiara Marcotulli - le indagini confermano che è stato rinvenuto un sito che ha attraversato molti secoli di vita, abbiamo individuato strutture di epoca antica, probabilmente romana, che non sono state ancora completamente messe in luce, che dimostrano di essere state riadattate e riutilizzate in modi diversi durante una lunga fase di abbandono, rappresentata dai livelli che stiamo scavando. Lo studio dei reperti, fra cui soprattutto frammenti ceramici e alcune monete, ci permette di datare questa fase di vita del sito al periodo tardo antico, fra IV e VII secolo d.C. A questo periodo sono ascrivibili le tre sepolture fino ad ora rinvenute”. “Abbiamo inoltre probabilmente intercettato – riferisce - strutture di epoca successiva, databili, allo stato attuale delle nostre conoscenze, intorno all'XI secolo, che ancora non sono del tutto identificabili per forma e per estensione ma che sono ascrivibili all'orizzonte cronologico del castello citato dalle fonti scritte nel 1038”.

Nel fare il punto sul percorso della ricerca scientifica e i risultati cui è giunto il progetto di archeologia pubblica la direttrice ha evidenziato la grande importanza del sito. “Stiamo esplorando epoche meno note - commenta - attraverso la documentazione scritta, come i secoli che intercorrono fra la fine del mondo antico e l'inizio di quello medievale, e che invece possono essere indagate materialmente attraverso la ricerca archeologica”.

Tra i dati raccolti sul campo, grazie al lavoro dei Laboratori Archeologici San Gallo, emerge in sintesi una lunga frequentazione del sito archeologico di San Pietro in Bossolo, caratterizzato dalla presenza di alcune porzioni di murature che sono state riadattate e riutilizzate nel corso del tempo.

La ricerca archeologica è finanziata dal Comune di Barberino Tavarnelle con la supervisione della Soprintendenza archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le Province di Pistoia e Prato.

Il Comune di Barberino Tavarnelle ha inteso rafforzare quest’anno la matrice pubblica e partecipativa del progetto con l’inserimento di alcuni volontari e volontarie, cittadini appassionati di storia e archeologia, che hanno coadiuvato i professionisti con l’organizzazione di visite guidate e occasioni di approfondimento, nonché la restituzione periodica degli esiti delle campagne. “Investire nell’indagine che stiamo portando avanti da cinque anni sul sito di San Pietro in Bossolo – chiosa il sindaco David Baroncelli - significa valorizzare il percorso di conoscenza e di coinvolgimento della comunità nei processi culturali che indagano sulle radici del territorio. L’archeologia pubblica è un importante strumento teso ad accrescere consapevolezza nelle cittadine e nei cittadini sul patrimonio culturale che rivela l’identità stessa del luogo e dei suoi abitanti, se si conoscono i fondamenti storici dai quali deriviamo siamo conseguentemente portati ad assumere un impegno civico e a comprendere l’importanza di valorizzarli, rispettarli e tutelarli”.

Fonte: Ufficio Stampa Associato del Chianti Fiorentino

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