Comitato Salviamo la Collina da Cemento fa il punto sulle parole di Vanni
Il Comitato Salviamo la Collina da Cemento prova a chiarire alcuni punti, anche alla luce della recente intervista rilasciata dal Sindaco Vanni.
La collina era a destinazione agricola?
Cerchiamo di capire cos’è e cosa sarebbe stata la collina. Nel Regolamento Urbanistico (precedente alle varianti del 2023), su parte della collina era prevista edilizia residenziale, che non è mai stata realizzata. Con i nuovi strumenti urbanistici (Piano Strutturale Intercomunale e Piano Operativo) il confine del territorio urbanizzato è stato giustamente ritracciato, riportando, anche sulle carte, la collina alla sua natura di territorio rurale. Come conseguenza, senza l'approvazione di questa variante, le previsioni di edilizia residenziale sarebbero decadute, in quanto vietate su territorio rurale dalla legge regionale (LR 65/2014).
Quanto detto rende la collina un luogo da considerare “già cementificato”? A noi sembra proprio di no. E questo stiamo dicendo: sulla collina adesso ci sono campi e un centinaio di alberi, e così rimarrebbe se non ci fosse il progetto Carron. E questo crediamo non sia contestabile.
RSA necessarie?
Il Comitato non ha mai negato l’esistenza di un grave problema legato alla gestione delle persone non autosufficienti o anziane e non è assolutamente indifferente al tema, che tocca personalmente anche molti di noi.
La nostra posizione è sempre stata chiara e netta: se le RSA servono (e non lo dobbiamo dire né noi né Carron, ma lo dovrebbe stabilire la Regione Toscana riappropriandosi del suo ruolo di pianificazione di politica sanitaria) devono essere costruite riutilizzando fondi esistenti. E facciamo notare che i posti di lavoro si avrebbero anche in questo caso.
Il punto è che la reale necessità di assistenza agli anziani non può schiacciare e negare l’altrettanto reale e importante necessità di tutelare il suolo.
Il suolo non è un bene per chi lo ha davanti casa e lo vedo aprendo la finestra (e ci amareggia che sia passato questo messaggio), è un bene primario per la comunità perché il suolo fornisce servizi ecosistemici essenziali (soprattutto adesso che i cambiamenti climatici sono innegabili): riserva e depurazione dell’acqua, regolazione del rischio idrogeologico, biodiversità, regolazione climatica, assorbimento della CO2,... Servizi gratuiti ed essenziali, tanto che l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), il più autorevole ente Statale in materia, ha calcolato in 100.000 € il costo annuale per ettaro di suolo perduto.
E la piantumazione di 170 giovani alberi (di cui quanti supereranno le prime estati? E non dimentichiamo che verranno abbattute più di 100 piante adulte), non sostituirà il valore del suolo perso. E il suolo perso è perso per sempre.
Invitiamo tutta la popolazione ad approfondire e riflettere ancora sul tema del consumo suolo all’incontro pubblico che di terrà venerdì 20 settembre, alle ore 21.00, presso il Circolo ARCI di Spicchio, in cui il Prof. Ing. Paolo Pileri, Ordinario di tecnica e pianificazione urbanistica al politecnico di Milano, discuterà con noi dell’argomento.
Fonte: Salviamo la Collina dal Cemento