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Vigilanza a tutte le ore in ospedale: Aoup contro le aggressioni

(foto gonews.it)

Servizio di vigilanza ventiquattro ore su ventiquattro, vigilanza in tutti i varchi di ingresso carrabili, una pattuglia a piedi di giorno nei reparti, un'autopattuglia a tutte le ore per presidiare i due ospedali, steward e vigilanza con videosorveglianza nei parcheggi. L'Azienda Ospedaliero Universitaria di Pisa ha diramato le nuova misure di sicurezza per tutelare il personale sanitario dalle aggressioni, un tema d'attualità, specie a Pisa dove circa un anno fa è avvenuta la tragedia che ha riguardato la dottoressa Capovani. Le misure riguardano Cisanello e Santa Chiara.

A marzo l'Aoup è stata fra le prime aziende toscane a sottoscrivere un protocollo d'intesa con la prefettura per prevenire e arginare le aggressioni. Inoltre esiste in Aoup una procedura (la 179 sulla prevenzione e gestione degli atti di violenza a danno dei lavoratori) con cui è stato istituito il numero di emergenza 7222 (dalla rete esterna 050.997222) per attivare le guardie giurate, di cui possono avvalersi anche i dipendenti di ditte esterne che lavorano in ospedale.

E ancora, l'azienda pisana ha installato pulsanti antiaggressione nella Pediatria, nelle Ostetricie e Ginecologie e nella Psichiatria del Santa Chiara (in quest’ultimo caso anche una rete citofonica e due telefoni con display nelle medicherie). Inoltre è stato programmato l’acquisto di 10 dispositivi di allarme indossabili (un prima tranche) in dotazione alle varie unità operative, l’installazione di cassette di sicurezza e telecamere all’Edificio 3 del Santa Chiara dove ha sede l’Spdc, telecamere anche all’edificio 31 di Cisanello (Pronto soccorso) e l’avvio di una campagna di comunicazione rivolta agli utenti con manifesti e spot trasmessi sui monitor nelle sale d’attesa dei vari ambulatori e del Pronto soccorso. Sono in fase di perfezionamento invece gli interventi riguardanti un tabellone che informi sulle attese (al Pronto soccorso) e un’attività di formazione in presenza per gli operatori sanitari in servizio nei reparti a maggior rischio di aggressioni.

Nella nota di Aoup si legge: "Sul tema delle aggressioni serve però anche una presa di coscienza collettiva da parte della società civile, di tutti gli stakeholders, delle organizzazioni sindacali, delle associazioni oltreché degli enti e delle istituzioni deputati alla tutela dell’ordine pubblico affinché si comprenda che l’ospedale è innanzitutto un luogo di cura e che è impossibile chiuderlo a compartimenti stagni così come militarizzarlo del tutto, proprio a causa dell’organizzazione del lavoro e delle dinamiche che lo caratterizzano".

Inoltre "l’aggressività, l’insofferenza nei confronti delle attese, la mancanza di tolleranza, di educazione e rispetto sono fenomeni ormai diffusi un po’ ovunque nel mondo, in forte aumento negli ultimi decenni a causa anche della crisi economica che investe tutti i settori e dei cupi scenari internazionali. L’ospedale può quindi difendersi come può, ricorrendo a tutti i provvedimenti che è possibile attuare senza pregiudicare le attività sanitarie, ma è evidente che curare queste piaghe sociali sia un processo lungo e un compito demandato primariamente alle istituzioni politiche e sociali deputate a favorire il benessere della collettività".

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