Liberazione di Empoli, Comune pensa a cippo commemorativo per ricordare i soldati neozelandesi
Il Comune di Empoli, nella ricorrenza dell’80esimo anniversario della Liberazione (2 settembre 2024), proseguendo nel percorso di valorizzazione della memoria storica della città e con essa dei suoi protagonisti, vuole oggi ricordare i militari neozelandesi che si trovarono a dover sostenere l'attacco finale a Empoli, nella zona di Santa Maria e piazza San Rocco, per liberare la città dai tedeschi e che, in quei drammatici momenti, persero la vita. Quei fatti storici avvenuti fra l'11 e il 14 agosto del 1944.
“Nel ricordare questo fatto – commentano il sindaco Alessio Mantellassi e Raffaele Donati, consigliere comunale con delega alla Cultura della Memoria - vogliamo esprimere la nostra gratitudine alle forze alleate e in particolare ai neozelandesi che, venendo da molto lontano, si prodigarono per liberare il nostro paese, insieme alle altre forze e alle forze partigiane. Empoli ha sempre ricordato questo loro tributo. Vogliamo rilanciare un percorso avviato con la Società storica empolese per arrivare il prossimo anno a realizzare un cippo commemorativo in piazza San Rocco”.
I caduti neozelandesi accertati in quei giorni sono sepolti nel War Cemetery del Commonwealth del Girone, a Firenze: soldato Kenneth Harold Turner deceduto l’11 agosto 1944, anni 22, 26° battaglione; soldato Kenneth Mervyn Ward deceduto l’11 agosto 1944, anni 21, 26° battaglione; soldato John, William George Caswell deceduto il 13 agosto 1944, anni 26, 26° battaglione; soldato Desmond, John Moore deceduto il 13 agosto 1944, anni 21, 26° battaglione; soldato Maurice Anderson deceduto il 12 agosto 1944, anni 22, 26° battaglione e soldato Frederick, George Turner deceduto il 12 agosto 1944, anni 27, 23° battaglione.
LA RICOSTRUZIONE STORICA - Nel mese di agosto del 1944, con il fronte di guerra assestato stabilmente a ridosso della linea dell’Arno, erano presenti alle porte della città di Empoli reparti alleati di varie nazionalità, fronteggiati dai reparti tedeschi. Inquadrati nella quinta armata americana comandata dal gen. Mark Wayne Clark e nell’ottava armata britannica comandata dal gen. Oliver Leese, erano presenti i seguenti reparti: gli statunitensi del 338esimo reggimento di fanteria inquadrati nell’85esima divisione fanteria, che fra il 24 e il 25 agosto partì da Empoli e fu rilevata dalla sesta divisione corazzata sudafricana, alla quale erano stati aggregati dal 20 maggio 1944, la 24a Brigata Guardie britannica composta, oltre che dalle unità di supporto, dal 1° Battaglione Scots Guards (scozzesi), dal 3° Battaglione Coldstream Guards (scozzesi) e dal 5° Battaglione Grenadier Guards (inglesi). La divisione arrivò al fronte, inquadrata nell’Ottava Armata britannica, nei primi giorni di maggio 1944 nel settore di Cassino, e aveva poi combattuto risalendo la penisola fino a Empoli.
Oltre ad americani, britannici (fra i quali gli scozzesi, come detto) e sudafricani, operavano in zona gli indiani (fra essi anche nepalesi, fino ai primi di agosto), i canadesi (reggimento corazzato Calgary) e i neozelandesi (quinta brigata neozelandese di fanteria inquadrata nella seconda divisione neozelandese). Nel mese di agosto il comando di indiani, neozelandesi e americani era insediato nella villa del Cotone. Furono i neozelandesi però a dover sostenere l’attacco finale a Empoli per liberare la città dai tedeschi. Nella notte tra il 10 e l’11 agosto, la compagnia C, 15° plotone, 26° battaglione iniziò l’attacco, dopo che la zona era stata sminata da un geniere. Ne faceva parte colui che in seguito rilascerà una dettagliata testimonianza (pubblicata da Claudio Biscarini), il caporale Richard “Dick” E. Hiatt: La compagnia D si mosse sulla nostra sinistra, ma tutti eravamo serrati nei rispettivi settori e ci spingemmo attraverso la pianura verso Santa Maria. Avanzammo in linea retta: il cammino era agevole e tutto funzionò bene; l’artiglieria, i mortai e le mitragliatrici Vickers dettero tutto quello che potevano. Nella formazione della nostra compagnia il mio plotone era sulla destra, il 13° sulla sinistra, il 14° in riserva. I fanti neozelandesi avanzarono nel buio, fino a incontrare il rio di Sant’Anna che seguirono fino al rilevato ferroviario e al ponte che scavalca il piccolo corso d’acqua presso casa Torcini: Come ci fummo avvicinati al rilevato ferroviario una Spandau (la nostra vecchia amica della notte precedente) aprì il fuoco. Ken Turner fu scalognato. In quell’occasione fu il solo ad essere colpito. Morì istantaneamente.
All’alba di domenica 13 agosto i soldati neozelandesi della quinta brigata di fanteria, avanzando dalla zona di Santa Maria, fiancheggiati da alcuni carri armati, iniziavano la battaglia per liberare il centro di Empoli.
Il portaordini Bruce H. Grainger della compagnia A, 26° battaglione, ricordava: Alle 4,30 del 13 agosto l’8° plotone attaccò Empoli da sinistra ed il 9° plotone da destra, prendendo le mosse dalla scarpata della ferrovia. Solo il 9° plotone incontrò resistenza. Io ero sulla sinistra di questo plotone insieme al capitano G. Murray, comandante della compagnia A. Avevamo appena toccato la strada nazionale in prossimità del centro città quando fummo fatti segno a fuoco di mitragliatrici da due direzioni. Queste mitragliatrici erano servite da civili, quelli che voi chiamate “fascisti”. Pensavamo che i nostri carri armati arrivassero dal lato di Santa Maria, ma furono trattenuti ad un canale di irrigazione. Nell’attesa dei carri due soldati furono uccisi: D. Moose e J. Carawell. Vedemmo i partigiani italiani nella mattinata del giorno 13. Essi volevano entrare in città, ma il capitano Murray era molto infastidito con la gente del posto dopo che i suoi uomini erano stati uccisi e feriti, per cui ordinò ai partigiani di stare alla larga da Empoli.
Il soldato J.F. Cody del 21° battaglione ricordava le mine e le trappole esplosive di cui era piena la città. La compagnia B del 28° battaglione Maori venne unita al 21° battaglione per entrare in Empoli. Il maggiore Te Punga che comandava il reparto, decise di entrare in città partendo dalla stazione ferroviaria seguendo tre strade parallele. Il 12° plotone del tenente Francis a destra, l’11° plotone del tenente Maika al centro e il 10° plotone del tenente Ransfield a sinistra avanzarono, con mezzo plotone per ogni lato della strada, fino a una strada vicino all’Arno dove li “accolse” una scarica di cannonate che li costrinse a fermarsi. I primi durissimi scontri con i tedeschi da parte del 26esimo battaglione e del 28esimo battaglione Maori avvennero nella zona di Piazza San Rocco. I neozelandesi combattendo durante tutta la giornata avanzarono per via Chiarugi, poi verso piazza Matteotti arrivando fino al Piaggione e ricacciando i tedeschi oltre il fiume. La sera del 13 agosto Empoli era saldamente in mano alleata, e da questo momento in poi i tedeschi ormai attestati lungo la riva opposta dell’Arno insidieranno solo in pochi casi alcune zone marginali riconquistandole per poche ore, non riuscendo più tuttavia a riprendere in mano la città. Il giorno dopo, il 28° battaglione, con le Compagnie D e A rastrellò la città, uccidendo gli ultimi venticinque soldati tedeschi che erano dentro. «Ka mate, ka ora» («è la morte, è la vita»). Non ci è noto se anche a Empoli in quella lontana estate del 1944 questo grido rituale di liberazione – la haka, danza resa famosa paradossalmente da una squadra di rugby, gli All Blacks – sia risuonato fra le strette viuzze ormai ingombre di macerie lasciate dai tedeschi in fuga e generate dalle loro mine e dai bombardamenti alleati, ma una cosa è certa: fra le truppe di liberazione alleate, ad arrivare per primi nel centro cittadino devastato erano stati i fanti neozelandesi.
Fonte: Comune di Empoli - Ufficio stampa