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Forti proteste nel carcere di Sollicciano, appiccate fiamme. Proteste dopo suicidio di un detenuto

Il carcere di Sollicciano

Nel carcere di Sollicciano a Firenze sono scoppiate forti proteste, coinvolgendo detenuti di due sezioni. Durante le proteste sono state appiccate delle fiamme, richiedendo l'intervento dei vigili del fuoco. Le proteste sembrano essere scaturite dal suicidio di un detenuto ventenne di origine tunisina e dalle condizioni precarie del carcere. Una cinquantina di detenuti aveva infatti presentato un esposto alla procura denunciando la presenza di cimici e la mancanza di acqua.

Sarebbero coinvolti nelle proteste circa quaranta detenuti del carcere di Sollicciano. La prefettura ha attivato un piano di sicurezza esterno, mentre la direzione del carcere ha formato un’unità di crisi. Attualmente, polizia e carabinieri sono posizionati all’esterno della struttura, e i vigili del fuoco, presenti con diverse squadre, attendono di poter entrare in sicurezza. È stato allertato anche il servizio di emergenza 118. La situazione è monitorata attentamente, e finora non si registrano feriti tra detenuti e polizia penitenziaria.

Fiamme spente, si cerca un detenuto

Sono state spente intorno alle ore 20.30 le fiamme appiccate oggi nel carcere fiorentino di Sollicciano. Attualmente, è in corso la ricerca di un detenuto che, durante la protesta, è salito sul tetto del penitenziario

Situazione rientrata nella notte

I detenuti del carcere di Sollicciano sono stati fatti rientrare nelle celle nell'arco della notte. Si tratta di circa un'ottantina, alcuni hanno anche dato alle fiamme suppellettili nella loro cella. La polizia penitenziaria ha gestito la situazione, con polizia e carabinieri rimasti all'esterno nell'ambito del piano specifico attivato dalla prefettura.

Le fiamme sono state domate dai vigili del fuoco fatti entrare nel penitenziario. Non ci sarebbero stati feriti né tra i reclusi né tra gli agenti.

Di Giacomo (S.PP.): "Ecatombe senza fine. I provvedimenti del Consiglio dei Ministri una goccia nel deserto"

"Si è suicidato nel carcere di Firenze la 53esima vittima di questa strage senza fine, un giovane ventenne di origine marocchina con poco più di un anno di pena da scontare; inoltre, nella mattinata è morto in ospedale anche il giovane detenuto che aveva tentato il suicidio nel carcere di Livorno, anch’esso con poco più di un anno di pena da scontare e con tre figli. Mentre nel consiglio dei Ministri di ieri niente di veramente utile al sistema carcerario è stato fatto". A dichiaralo è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria S.PP. Aldo Di Giacomo: “stiamo assistendo ad un’ecatombe senza precedenti. 53 detenuti si sono tolti la vita, mai così tanti; più i 5 poliziotti penitenziari che si sono anch’essi suicidati dall’inizio dell’anno. L’intero sistema carcerario è al collasso, i numeri degli eventi critici sono tutti i peggiori della storia delle carceri italiane. Il nostro sistema è assolutamente paragonabile a quelli degli stati africani. Il Governo e l’Amministrazione Penitenziaria sono assolutamente incapaci di gestire la gravissima situazione. Dopo il consiglio dei Ministri di ieri che ha visto come unico risultato l’incapacità di trovare soluzioni concrete e tempestive, non ci resta che sperare nell’aiuto della provvidenza.

L'arcivescovo Gambelli: "Situazione drammatica che ho verificato personalmente"

"Ho appreso con grande dolore la notizia della morte di un ragazzo di soli 20 anni a Sollicciano. Mentre preghiamo per lui e rivolgiamo un pensiero alla sua famiglia, non possiamo continuare ad accettare che tante persone disperate si tolgano la vita in carcere. Purtroppo queste morti confermano una situazione drammatica e condizioni insostenibili in tanti penitenziari italiani, criticità che da tempo vengono denunciate e che ho verificato personalmente come cappellano. Ancora una volta rivolgiamo un accorato appello a tutti coloro che hanno il potere di fare qualcosa perché in carcere vengano rispettati i diritti umani e la dignità delle persone, perché ai detenuti che scontano una pena non sia tolta la speranza della redenzione". Così in una nota stampa Gherardo Gambelli, arcivescovo di Firenze.

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