Cgil Toscana compie 50 anni: "Punto di partenza per nuove conquiste per il lavoro"
498mila iscritti, tornati ad aumentare, oltre 5.800 delegati, 293 sedi: sono i numeri della Cgil Toscana che oggi compie 50 anni (fu fondata a Firenze il 21 giugno 1974) e li celebra (insieme a rappresentanti delle istituzioni, delle categorie economiche, del sindacato, della società civile) in uno storico luogo di lavoro ora riconvertito, la Fornace di Sammontana, a Montelupo Fiorentino.
“50 anni rappresentano un traguardo importante, vogliamo vederlo come un punto di partenza per nuove conquiste per il lavoro, che in questi anni è stato colpito e svilito, per il progresso e la giustizia sociale e per uno sviluppo sostenibile della Toscana. C’è ancora tanto da lottare, c’è un Governo che fa scelte sbagliate da contrastare: siamo in campo con la raccolta firme per i referendum sul lavoro contro Jobs Act e precarietà e per la sicurezza, ci mobiliteremo contro il premierato, una verticalizzazione del potere senza precedenti e senza paragoni nelle democrazie occidentali, e l’autonomia differenziata, una controriforma che fa male a tutto il Paese acuendone le diseguaglianze. Anche contro l’autonomia differenziata useremo lo strumento dei referendum, insieme a tanti compagni e compagne di viaggio”, ha detto il segretario generale Rossano Rossi, intervistato alla Fornace da Lucia Aterini de Il Tirreno.
Prima dell’intervista a Rossi, il presidente di Ires Maurizio Brotini ha illustrato alcuni studi sul lavoro in Toscana. Nella mattinata, oltre alla proiezione di un video celebrativo della ricorrenza, gli interventi di Eugenio Giani e Maurizio Landini. La giornata, condotta sul palco da Daniela Morozzi, ha visto anche due performance di Gaia Nanni, la premiazione (con un’opera di Sergio Staino) dei segretari (o i loro familiari) che hanno guidato la Cgil Toscana in questi 5 decenni (in ordine cronologico: Gianfranco Bartolini, Gianfranco Rastrelli, Oriano Cappelli, Guido Sacconi, Franco Martini, Luciano Silvestri, Alessio Gramolati, Dalida Angelini) e l’assegnazione del premio giornalistico Nazzareno Bisogni. Un concorso organizzato da Cgil Toscana e Associazione Stampa Toscana col patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana, giunto alla seconda edizione, rivolto a giornalisti/e under 35 che hanno presentato lavori su temi sociali, con cui si vuole ricordare lo storico capo ufficio stampa della Cgil Toscana (il premio consiste in 2mila euro e una pergamena-ricordo). Quest’anno, nella sezione “Lavori testuali” è stata premiata Azzurra Giorgi per l’articolo “Il viaggio di Narim a 12 anni da solo dall’Eritrea a qui”, pubblicato su Repubblica Firenze in data 05-10-2023; per la sezione “Audiovisivi” è stata premiata Laura Bonaiuti per il videoservizio “In fila per un pasto caldo”, trasmesso sui canali di Rtv38 in data 15-11-2023). Cgil, Ast e Odg hanno spiegato: “A quasi due anni dalla sua scomparsa, la presenza di Nazzareno resta ancora forte e presente in tutti noi, con questo premio continuiamo a portare avanti il suo ricordo e il suo esempio facendolo nel modo in cui lui credeva, cioè cercando di valorizzare il lavoro di giovani giornalisti e giornaliste”.
Alla Fornace in bella vista i banchini per firmare per i referendum Cgil sul lavoro e l’esposizione della mostra a pannelli, che ripercorre i 50 anni della Cgil Toscana, con i materiali dell’archivio storico, curata da Stefano Bartolini (Direttore Fondazione Valore lavoro e responsabile Centro di documentazione Cgil Toscana), col progetto grafico di Anteprima.
Gli studi sul lavoro
BASSI SALARI E PRECARIATO, ANCHE IN TOSCANA
Tra il 1992 e il 2022 i salari reali medi tedeschi e francesi hanno registrato una crescita molto sostenuta – rispettivamente +22,9% e 31,6% –, mentre quelli italiani e spagnoli si sono contraddistinti per una stagnazione di lungo periodo, registrando, rispettivamente, una diminuzione – -0,9% – e una variazione nulla
Il 35% dei dipendenti dei settori privati (non agricoli) in Toscana è part-time, il 46,5% ha un lavoro discontinuo (inferiore alle 52 settimane su base annua) e solo il 39,8% è a tempo pieno per tutto l’anno. Non solo: il 58% di tutti i lavoratori sopra descritti guadagna meno di 15.000 euro lordi. Dice Maurizio Brotini, presidente di Ires Toscana: “I bassi salari, quelli per i quali si è poveri pur lavorando, dipendono quindi sia dalla precarietà del lavoro che dal mancato tempo pieno, sia dalla crescita di lavori con redditi più bassi di quelli medi dell’industria. Pil pro capite: se al 2000 la Toscana occupava la 51° posizione tra le regioni d’Europa, al 2021 tracolla alla 99°, perdendo ben 48 posizioni: l’arretramento peggiore dopo quello dell’Umbria che ne perde ben 62, passando dalla 75° alla 137° posizione. Il Veneto arretra di 36 posizioni, passando dalla 38 alla 74 posizione.
L’INDAGINE SUL LAVORO IN TOSCANA
L’Osservatorio Futura – Fondazione Di Vittorio ha prodotto un tipo di indagine quantitativa nel periodo 01/01/2024 – 31/05/2024 sui media toscani al fine di rilevare: notiziabilità del tema del lavoro sui media; tematiche inerenti al lavoro sui media; lo stato d’animo trasmesso dai media riguardo il tema del lavoro. Monitorando, analizzando e scremando le occorrenze emerge che una larga fetta dei risultati oggetto di indagine è trasversale a più ambiti: per il 23% il tema lavoro sta in cronaca e in cultura/turismo, per il 15% in politica, per il 10% in economia, per il 6% in spettacolo, per il 4% in sport. La tematica più inerente al lavoro riguarda la sicurezza sul lavoro e i morti sul lavoro (36%), a seguire iniziative e proteste (32%, pari a 19+13), opportunità lavorative (21%), discriminazioni e precariato (5%), inchieste (4%). E quale è lo stato d’animo trasmesso dai media riguardo al tema del lavoro? Per il 50% indignazione, per il 36% speranza, per il 3% preoccupazione, per il 5% ottimismo. Il metodo usato per lo studio è il metodo WOSM (World Open Source Monitoring), un sistema unico di cattura, selezione, elaborazione, analisi e gestione dei dati pensato per consentire a realtà complesse un controllo efficace e unificato dei big data relativi sia a fonti interne (call center, file, banche dati) che esterne (tv, stampa, radio, siti web, social network), strutturate e non strutturate.
Sempre l’Osservatorio Futura e Fondazione Di Vittorio hanno approfondito il ruolo del lavoro in Toscana nel costruire identità individuali e collettive. Dai risultati dell’indagine emerge la rilevanza rispetto alle risposte a molte domande chiave dell’esser uomo o donna o facenti parte delle tre diverse classi anagrafiche inferiore a 35 anni, tra 35 e 55, maggiore di 55 anni. Alla domanda sulla soddisfazione rispetto al proprio lavoro, il campione toscano (600 intervistati, over 18) ha risposto così: solo il 31% (con vari livelli) soddisfatto, il 69% non soddisfatto; ed è insoddisfatta soprattutto la fascia di età inferiore ai 35 anni. Alla domanda se si ritiene che le persone in toscana guadagnino abbastanza, i “no” non sono così prevalenti come ci potremmo aspettare (53% rispetto al 47%). Probabilmente, considerando che qui ci si riferisce ai guadagni complessivi e nella nostra indagine precedente ai redditi da lavoro di-pendente nel settore privato, la risposta è la media di dina-miche assai diverse rispetto agli andamenti dei salari rispetto a redditi ed entrate di altra natura. Ne è una spia la profonda differenza di genere a favore degli uomini tra chi ha risposto “sì” e generazionale, dove solo il 16% di chi ha meno di 35 anni ha risposto positivamente. Alla domanda infatti se in Toscana vi sia un problema di occupazione o di bassi salari, solo il 7% ha risposto che non vi è nessun problema, il 33% che ci sia di occupazione, il 31 di salari e ben il 29% entrambi. Il mancato equilibrio tra tempo per il lavoro e tempo per sé è l’altro elemento che appare in maniera inequivocabile: solo per l’11% ritiene che ci sia a fronte del 28% che ha risposto negativamente, e tra chi ritiene che ci sia la stragrande maggioranza sono uomini e non inferiori a 35 anni. E l’incertezza lavorativa pesa assai di più del carico di lavoro che dello stress emotivo legato al lavoro. Aspetto significativo che qui non sono i più giovani a soffrire dell’incertezza, ma la fascia tra i 35 e i 55 anni; si ribalta la situazione per lo stress emotivo che è l’elemento di logoramento maggiormente pervasivo della fascia inferiore ai 35 anni. Infine, alla domanda “pensi che il sindacato sia utile e efficace per difendere i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici?”, il 23% ritiene sia fondamentale, il 29% molto, il 21% abbastanza, ed il 27% poco o per niente. La maggioranza degli intervistati ritiene ampiamente che il sindacato sia utile ed efficace. “Un dato che ci carica di responsabilità ma che ci conferma nella nostra azione quotidiana e nei nostri pensieri lunghi, mai rassegnati di fronte all’esistente”, ha spiegato Brotini.
Fonte: Cgil Toscana e Firenze - Ufficio Stampa