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Uso abusivo dell'acqua pubblica in alcuni stabilimenti balneari in Versilia: violazioni per quasi un milione

Le fiamme gialle dal litorale apuano a quello versiliese hanno rilevato pozzi non autorizzati e l'evasione di canoni demaniali per ulteriori 600mila euro

Pozzi realizzati in assenza di qualsiasi titolo autorizzativo, dai quali veniva prelevata abusivamente acqua pubblica. Questo quanto scoperto dalla guardia di finanza in alcuni stabilimenti balneari della Versilia: l'operazione "Aqua Munda" (acqua pulita) è stata svolta dalla Sezione Operativa Navale di Marina di Carrara all'interno delle strutture nella propria circoscrizione, sul litorale apuano e versiliese, con la collaborazione della Regione Toscana, settore Genio Civile. Individuati diversi impianti abusivi di captazione idrica da falda sotterranea.

Come spiegato dalle fiamme gialle, la realizzazione di impianti di estrazione della risorsa idrica è disciplinato da specifiche normative, tra le quali il Codice Ambientale, per tutelarla e razionalizzarne l'impiego. La violazione di tali norme ha ripercussioni sia dal punto di vista erariale, per il mancato versamento del previsto canone idrico, che dal punto di vista sanitario riguardo l’impiego di acqua estratta da falde sotterranee difforme, per caratteristiche chimico/fisiche, rispetto all’impiego cui viene destinata. I finanzieri, in tale contesto, hanno partecipato all’Azienda USL Toscana Nord Ovest, Settore Igiene Pubblica e Nutrizione, le risultanze dei controlli effettuati per le valutazioni di propria competenza. Durante i controlli è stato inoltre riscontrato il prelievo di acqua sotterranea anche all’interno di ex Siti di Interesse Nazionale e Regionale, soggetti ad apposito intervento di bonifica nei quali i prelievi risultano assolutamente vietati.

Nel corso dell’operazione i militari della Guardia di Finanza hanno accertato violazioni amministrative per oltre 960.000 euro e scoperto l’evasione dei canoni demaniali per ulteriori 600.000 euro che, complessivamente, realizzeranno un recupero, per le casse della Regione Toscana, di oltre un milione e mezzo di euro. L’attività ha favorito un incremento esponenziale, da parte degli stabilimenti balneari, delle istanze di regolarizzazione delle concessioni dei pozzi che avrà, tra gli esiti, verosimilmente la razionalizzazione del patrimonio idrico e la regolarizzazione dei previsti canoni di concessione, precedentemente evasi.

Conseguenza della regolarizzazione dei pozzi, aggiungono le fiamme gialle, è stata quella di osservare, in alcune aree, la riduzione del consumo e l’adeguamento degli impianti attraverso l’installazione dei contatori dei prelievi, in modo da monitorare nei prossimi anni gli effetti anche da un punto di vista geologico. La necessità di salvaguardare e rispettare la risorsa idrica è stata sottolineata dalla Direttiva (UE) n. 2024/1203 sulla tutela penale dell’ambiente, datata 11 aprile 2024 che, concludono dalla guardia di finanza, pur non ancora recepita nell’ordinamento nazionale, prevede il marcato inasprimento delle sanzioni in materia di prelievo indiscriminato di acqua introducendo, tra i reati, quello di "esaurimento delle risorse idriche". L’attività eseguita rientra tra i compiti affidati, in via concorsuale, al Corpo, a prevenzione e contrasto degli illeciti in materia ambientale, a terra quanto in mare.

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