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"No al protocollo Italia-Albania", l'artivismo di Florence Must Act scende nelle piazze

Era il 16 dicembre quando Florence Must Act organizzò il primo sit-in, molto partecipato e denso di interventi informativi, che si tenne in Piazza Santa Maria Novella. “Illegittimo, Illegale e impraticabile” era il claim che faceva da sottotitolo a quella manifestazione pubblica. Ebbene, a distanza di pochi mesi da allora, Florence Must Act, il movimento di attivisti cittadini che dal 2020 fa leva sulla società civile con azioni di sensibilizzazione e promozione di momenti di confronto attivo sulle tematiche migratorie, ripropone il flash-mob "No al protocollo Italia-Albania" nel pomeriggio di domenica 19 maggio, stavolta con un'azione performativa di artivisimo.

Ecco il programma: Dalle ore 16:00 alle ore 20:00 alcuni membri dell’azione performativa di Florence Must Act stazioneranno per circa 30 minuti in ognuna delle seguenti piazze: Piazza della Stazione, Piazza Santa Maria Novella, Piazza Duomo (nella parte davanti al Palazzo della Regione Toscana), Piazza San Firenze, Piazza Santa Croce. Per seguire in tempo reale l’azione sarà possibile monitorare il gruppo tramite la pagina Instagram di Florence Must Act.

Il flashmob del capitolo fiorentino del movimento paneuropeo Europe Must Act coinvolgerà un numero di persone impegnate nell'organizzazione della performance, la quale prevede l'esibizione di un canotto con alcune persone a bordo e altre che invece resteranno immobili, al di fuori del simbolico mezzo di soccorso e salvataggio per eccellenza, per tutta la durata del flashmob.

La data scelta per il flashmob non è casuale: da mesi infatti è stata annunciata per il 20 maggio la data di apertura dei cosiddetti ‘centri in Albania’ in seguito all’accordo firmato dal governo italiano e da quello albanese nel novembre 2023 per il “rafforzamento della collaborazione in materia migratoria”, ratificato poi dal parlamento lo scorso febbraio. Questo accordo tra Italia ed Albania ci spaventa perché sembra essere totalmente in linea con il nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo, da poco approvato in sede europea e che determinerà una gestione del fenomeno sempre più incentrata sulla creazione di accordi informali con paesi terzi per esternalizzare la gestione della migrazione. Il fondato timore è che il ‘Modello Albania’ venga poi utilizzato ed esportato in futuro per attuare le procedure di screening al di fuori del territorio europeo.

Tuttavia, per quanto riguarda l’Albania, dalle informazioni che abbiamo ad ora grazie a giornalisti, attivisti e giuristi che si sono già recati in loco, di questi centri ancora non vi è traccia. Ci sono gru e qualche operaio al lavoro ma dei centri di Shengjin e Gjader neanche l’ombra.... Strano! Dato che ufficialmente l’avvio dell’operatività di tutti i suddetti centri (come prevista dall’avviso di manifestazione di interesse per l’affidamento dell’accoglienza all’interno dei centri) dovrebbe essere “non oltre il 20 maggio 2024”.

Il Protocollo Italia – Albania, lo ricordiamo, prevede che le persone migranti intercettate da navi italiane in acque internazionali possono essere trasportate in Albania, a seguito di una non specificata procedura di suddivisione tra persone vulnerabili e non. Prevede inoltre la realizzazione di due centri in Albania così suddivisi: la prima struttura verrà realizzata nei dintorni del porto di Shengjin, circa 70 chilometri a nord di Tirana, dove dovrebbero svolgersi le procedure di sbarco e di identificazione dei migranti appena arrivati. Invece a Gjader, venti chilometri più a nord e nell’entroterra, verranno allestiti altri due centri. Un centro sarà dedicato all’accertamento dei presupposti per il riconoscimento della protezione internazionale, mentre la seconda struttura sarà di fatto un centro di permanenza per il rimpatrio (CPR).

Fonte: Florence Must Act

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