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Giulio Regeni ricordato a Firenze con due panchine gialle

Due panchine gialle per ricordare Giulio Regeni sono state inaugurate, questa mattina, nel giardino del Cenacolo di Salvi, in via di San Salvi, e davanti alla sede del Quartiere 3 in via del Tagliamento. Le cerimonie di intitolazione si sono svolte alla presenza dell'assessora alla cultura della memoria e dei presidenti dei Quartieri 2 e 3.

Il giallo è diventato il colore simbolo della battaglia della famiglia Regeni e di Amnesty che continuano a chiedere che sia fatta luce sulle vere circostanze del sequestro e dell’omicidio del giovane ricercatore friulano il cui cadavere venne trovato il 3 febbraio 2016 nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti al Cairo: Giulio era un dottorando dell’Università di Cambridge e si trovava in Egitto per una ricerca sui sindacati indipendenti egiziani.

Lo scorso febbraio si è aperto, davanti ai giudici della prima corte d'assise, il processo a carico dei quattro 007 egiziani accusati di averlo sequestrato, torturato e ucciso. Dal dibattimento sono arrivati i primi tasselli sulle sevizie subìte dal giovane ricercatore italiano per mano degli agenti della National Security. Sevizie portate avanti per giorni da 'mani esperte' con la vittima tenuta in stato di 'lucidità' fino al tragico epilogo. Secondo quanto riferito dai medici legali, che il 6 febbraio del 2016 fecero l'autopsia sul cadavere, sul corpo di Giulio sono stati individuati i segni tipici delle torture praticate in Egitto: pugni, calci, bruciature, bastonate sui piedi e ammanettamento di polsi e caviglie. A confermarlo, davanti ai giudici della prima corte d'Assise, Vittorio Fineschi, consulente della procura di Roma nel corso della sua audizione nel processo a carico di quattro 007 egiziani.

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