Spezzare la linea del tempo, l’arco di una parabola lunga quasi ottant’anni, per celebrare e condividere ancora una volta la Festa che tutti gli italiani dedicano alla Liberazione d'Italia dall'occupazione nazista e dal regime fascista. Tagliare il velo dell’oblio, che rischia di portarsi via le ultime voci rimaste, ormai alle soglie dei cento anni, con i suoni dirompenti della memoria che si fanno ricordo collettivo, necessario, doveroso, e rendere onore al coraggio, alla dignità, al sacrificio, alle fondamenta che le donne e gli uomini della Resistenza costruirono per la conquista della democrazia e della libertà e la nascita della Carta Costituzionale. Una sinfonia tricolore, quella che il Comune e la comunità di San Casciano in Val di Pesa intonano all’unisono per ripercorrere con le immagini, le parole, la narrazione artistica e culturale le vicende di una delle pagine più buie della Storia, di chi visse sulla propria pelle l’orrore della seconda guerra mondiale e le sofferenze che inevitabilmente ne seguirono.
Anche a poco meno di dieci anni, consapevole di vivere reclusa e oppressa, come in una bolla bruciata dal terrore, dalle violenze e dalle discriminazioni, priva di giochi, sogni e spensieratezza, si può scegliere di ‘resistere’ e comprendere da che parte stare. Rosanna Tacci che oggi ha 88 anni scelse di stare dalla parte del padre, uno dei più incisivi protagonisti dell’antifascismo italiano che, coerentemente con i propri ideali e il sistema di valori in cui credette per tutta la vita, si oppose alla dittatura con i principi e le azioni di uomo integro e incorruttibile arrivando a rifiutare la grazia concessa dal Duce.
Figlia di Dante, un sancascianese che di professione faceva il calzolaio, torturato, carcerato, condannato, perseguitato dal regime perché considerato un sovversivo, Rosanna squarcia ancora una volta il silenzio, come da anni fa recandosi nelle scuole, nelle biblioteche e nelle piazze per raccontare a pubblici di ogni età la sua storia, un percorso segnato e brutalmente irrorato di ingiustizie, torture morali e fisiche subite, di diritti negati. Una donna che non ha mai smesso di inseguire la libertà e che negli anni, grazie anche al Progetto Irene, condiviso con il marito Silvano Callaioli, scomparso nel 2022, ha lottato per tenere viva la memoria del padre, la verità della guerra e della lotta della Resistenza per la Liberazione.
E oggi, davanti all’obiettivo delle telecamere, Rosanna continua a rivelarsi. La regista sancascianese Carolina Mancini ha realizzato per l’Anpi sezione XXV luglio un film sulla vita resiliente della testimone, una delle ultime rimaste sul territorio nazionale, e sul rapporto di amore, rispetto, stima che la legava al padre. Il prodotto cinematografico, progetto culturale di ampio respiro realizzato con il contributo del Comune, “A casa nostra c’era la libertà, Rosanna e Dante Tacci” sarà proiettato venerdì 26 aprile alle ore 21 al Cinema Teatro Everest di San Casciano, alla presenza di Rosanna Tacci, Carolina Mancini, Paolo Marini Anpi Mercatale e del sindaco di San Casciano in Val di Pesa. La serata è uno degli appuntamenti culturali messi in campo dall’amministrazione comunale per le celebrazioni dell’anniversario della Liberazione che spazia tra rievocazioni storiche, eventi letterari, spettacoli teatrali, commemorazioni.
“Nel film racconto tutto il mio percorso – dichiara - e l’importanza che ha una storia personale, come la mia, inserita nel contesto della Storia con la S maiuscola, nel ricordo di ciò che è stato e della forza comunicativa e culturale che possiede la memoria in quanto tema universale che non bisogna mai smettere di promuovere e trasmettere alle nuove generazioni”. “Non solo ho ripercorso quell’inalienabile sensazione di asfissia che percepivo da bambina infelice – continua -, ritenuta diversa, perché figlia di un antifascista, ma ho riaffermato l’orgoglio che gradualmente cresceva in me per un padre, roccaforte e patrimonio di valori, che non accettò la grazia di Mussolini in quanto pensava che accettarla sarebbe stato come ammettere di aver commesso una colpa”. I momenti più dolorosi Rosanna li rivive ogni volta con grande lucidità e commozione. “All’assenza di libertà e al dolore dell’infanzia rubata – ricorda – si è aggiunta la pagina di una violenza inaudita, fisica e morale, di cui ancora porto i segni, ricordo che durante un colloquio con il babbo, rinchiuso nel Carcere delle Murate, nel ’44, nell’abbracciare il babbo per salutarlo uno dei secondini si mise ad urlare contro di me pensando che avessi un’arma nascosta e da quel momento iniziò la mia tortura, mi denudarono senza scrupoli e iniziarono a toccarmi mentre i miei genitori disperati imploravano i militari nazifascisti di fermarsi perché alla fine…io ero solo una bambina e non avevano il diritto di violare il mio corpo così…”. “Si può perdonare ma non dimenticare, quelle mani sporche e viscide, che mi sento ancora addosso, le ho portate dentro di me per tutta la vita”.
Il sindaco ha rilevato che solo con la libertà un popolo è capace di crescere e costruire un futuro sulle basi dell’unità, della democrazia e della libertà. A Dante Tacci il Comune ha dedicato un ampio parco situato nel capoluogo. Nel luglio 2023 l'amministrazione comunale ha conferito a Rosanna Tacci il Premio Machiavelli. Dante Tacci è nato a San Casciano nel 1896, era iscritto da socialista al Pci. Per la sua attività di opposizione al regime fascista nel 1928 fu condannato dal Tribunale Speciale fascista. Dopo la Liberazione fu uno dei promotori del Comitato Nazionale di Liberazione della Toscana. Morì all'età di 93 anni.
Alla proiezione cinematografica (ingresso libero), prevista venerdì 26 aprile alle ore 21 al Cinema Teatro Everest, tutta la cittadinanza è invitata a partecipare. Si ringrazia per la collaborazione l'Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell'Età contemporanea, le associazioni La Porticciola e L'Arsomiglio.
Fonte: Ufficio Stampa
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