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Quando il gioco d'azzardo diventa dipendenza: uno sportello a Empoli (anche online) per chiedere aiuto

(Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/kaisender-260385/?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=358248">Kai Sender</a> da <a href="https://pixabay.com/it//?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=358248">Pixabay</a>)

Come riconoscere il disturbo da gioco d'azzardo (diverso dalla ludopatia)? Come aiutare amici o parenti su cui si ha il sospetto che possano essere finiti nella rete del gioco investendo tempo, denaro, attenzione ricevendo in cambio l'allontanamento dai cari, dal lavoro e dalla vita sociale?

Arriva in aiuto uno sportello di ascolto e orientamento nell'ambito del progetto Giacolav - Interventi di Prevenzione sulle specificità dei rischi correlati al Gioco d’Azzardo nei contesti lavorativi dell’area Fiorentina. Lo ha strutturato la Cgil in collaborazione con lo Spi Firenze. A Empoli proprio lo sportello Spi di piazza don Minzoni, 6, è aperto tutti i martedì dalle 15 alle 17 mentre il servizio è disponibile anche online lunedì, mercoledì e venerdì dalle 16 alle 19 al numero 345/6257303 o alla mail giacolav@incontro.coop. Lo sportello è rivolto ai lavoratori ma anche a pensionati e cittadini per tutta la zona dell’Empolese Valdelsa. Tale sportello sarà curato da personale professionalmente preparato della cooperativa sociale CAT di Firenze. Il servizio è interamente gratuito.

Tentare di capire chi è caduto nella trappola del gioco d'azzardo in modo compulsivo non è così facile. "Il giocatore medio - spiega Alessio Arces di Federsanità e Anci Toscana - è un uomo tra i 35 e i 55 anni, in piena attività lavorativa, anche se il gioco attrae in egual misura anche le donne e gli anziani. Questi ultimi sono quelli che ogni volta spendono di più, alle volte oltre 100 euro per ogni gioco".

"Questo disturbo del comportamento parte dai ragazzi di 12-13 anni fino ai pensionati - spiega l'operatore del progetto Giacomo Del Sala -. Intendiamoci, nella stragrande maggioranza si rimane entro i limiti del gioco sociale, ma rischia di sfociare in dipendenza da trattare dei Ser.D. Questo servizio attivato ormai da alcune settimane vuole informare e orientare sui servizi attivi sul territorio, spesso veniamo chiamati da amici o parenti preoccupati".

Ma quali sono i segnali che possono causare preoccupazione verso chi assiste a una persona caragiocare? "Il passaggio al disturbo si manifesta con una voglia di rigiocare, di vincere soldi persi. Si pensa alle tattiche per gestire e prevedere la fortuna, come per esempio scegliendo la macchina slot o il gratta e vinci tra una fila. Poi si nota l'assenza, chi investe tempo nel gioco d'azzardo lo leva a famiglia e affetti. Si comincia a mentire a loro, c'è chi dice che va a calcetto quando invece va a giocare. Poi i soldi: vengono usati anche quelli destinati a cose normali come vacanze, auto, famiglia. Ci sono persone che, pur non avendolo mai fatto finora, richiedono anticipi a lavoro, anche le banche dovrebbero drizzare le antenne. Diventa un pensiero fisso".

Commenta Giancarla Casini della Camera del Lavoro di Firenze: "Abbiamo fatto assemblee molto partecipate con lo Spi-Cgil e siamo stati anche chiamati da un'azienda di Certaldo dove un dipendente ha avuto problemi di questo tipo e ha causato danni anche all'azienda. Servono assemblee sui luoghi di lavoro e l'apertura di sportelli dedicati. La prevenzione è il faro per non cadere in patologie, serve uno sguardo anche sugli anziani soli".

In parallelo allo sportello, ci sono anche due questionari online, uno aperto a tutti e l'altro dedicato al mondo del lavoro, dove si indaga più nel dettaglio per prevenire il disturbo da gioco d'azzardo.

La titolarità del progetto è di ANCI ed è realizzato in co-progettazione con Enti del Terzo Settore, Gruppo Incontro, CAT Cooperativa Sociale e Centro di Solidarietà di Firenze, impegnati da anni nello studio, prevenzione e cura dei comportamenti di gioco d’azzardo. Le azioni del progetto sono svolte in collaborazione con l’Azienda USL Toscana Centro, con l’Università degli Studi di Firenze - dipartimento di Psicometria e con il Comune di Firenze.

Elia Billero

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