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In scena a Firenze 'Le case del malcontento'

(foto gonews.it)

Le Case è un borgo millenario nell’entroterra maremmano. Gli abitanti di questo sprone di roccia perduto tra le nebbie e scosso dai terremoti annaspano nella vita cercando di mettersi al riparo dalle sventure, immobili e folgorati nel proprio destino, intrappolati gli uni con gli altri insieme a un feroce bisogno di andare a fondo tutti insieme. Questo è “Le Case del malcontento”, spettacolo prodotto da Murmuris e Atto Due ispirato all’omonimo romanzo di Sacha Naspini che arriva per la prima volta in teatro martedì 26 e mercoledì 27 marzo ore 21.00 al Cantiere Florida di Firenze (via Pisana 111R) nell’ambito di Materia Prima Festival, evento dedicato al panorama teatrale e performativo contemporaneo col sostegno e il contributo di Mic - Ministero della Cultura, Regione Toscana, Comune di Firenze, Fondazione CR Firenze, Unicoop Firenze. Sul palco Luisa Bosi, Laura Croce, Sandra Garuglieri, Francesco Mancini e Roberto Gioffré – diretti da Simona Arrighi che insieme a Luisa Bosi firma anche la drammaturgia – dipanano trame di vite sullo sfondo di una Maremma maledetta, nell’affresco corale di un piccolo paese che è il mondo intero. Un microcosmo di personaggi che sembrano essere lì da sempre e per sempre, che ci somigliano ma che al contempo sono universali e lontanissimi. “Le Case” è una ballata festante che li segue mentre narrano le vicende terribili di cui si fanno sì protagonisti, ma sempre inconsapevoli, in un universo sospeso tra il reale e il fantastico, metafora della nostra parte più oscura (info e ingressi: www.materiaprimafestival.com).

“’Sembra di essere dentro una nuvola, la nebbia ha questa cosa di farmi sentire come se neanche esistessi… Potresti sgozzare un cristiano e non ti vedrebbe nemmeno l’occhio di Dio’. Così viene descritto da Naspini il paesaggio de Le Case – racconta la produzione – ed è proprio quest’atmosfera umida, pericolosa, soffocante che ci interessava tratteggiare e da dove volevamo prendessero vita i nostri protagonisti. Ma non bastavano le singole storie, seppur terribili. Era necessario far emergere le voci degli altri, degli abitanti, dei complici di queste vicende per raccontare le dinamiche oppressive e violente di questa comunità. Ecco allora l’idea di un coro composto dagli abitanti del paese, onnipresenti e testimoni delle tragedie personali. Un manipolo di individui che esprimono solo veleno e isterica allegria, perché troppo impegnati a guardare le sciagure di chi gli sta accanto e miopi nel mettere a fuoco i drammi che stanno vivendo. La lingua, dura come una frusta, rafforza un immaginario potente e sanguigno e ha un’intensità fisica che non risparmia niente della crudezza del parlare proprio della Maremma. Abbiamo voluto mantenere il linguaggio pungente di Naspini e le particolarità gergali per preservarne la ricchezza e l’ironia sferzante che mai abbandona queste terre”.

E continuano: “La scena è astratta a indicare l’idea di un mondo immaginario e il dedalo di vicoli e viuzze è evocato dagli stessi personaggi. Si staglia, invece, l’accenno di una strada così come la si può distinguere in qualsiasi paese del mondo. Tra la moltitudine di personaggi che affollano il romanzo di Naspini abbiamo scelto cinque protagonisti, per noi i più rappresentativi, a comporre il nostro presepe contemporaneo. La storia forse più significativa è quella della Vedova Isastia – da giovane bella fanciulla carica di speranze a donna sconfitta, consumata nella solitudine della propria abitazione, espressione della inesorabile caducità degli abitanti de Le Case. La sua testimonianza dà il via al racconto di queste vite perse nei nebbioni che strisciano tra i vicoli del paese e mandano in frantumi il futuro di generazioni. L’altro importante protagonista dello spettacolo è la drammaturgia sonora che determina l’atmosfera di questo viaggio. È il piano che non si vede, la temperatura emotiva che sostiene le parole e le azioni. Mentre sulla scena appare l’universo dove si muovono questi personaggi, il mondo che li ha generati viene evocato dalla musica e dal sonoro”.

Fonte: Ufficio Stampa

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