Empoli commemora i 55 deportati del 1944: "Serve memoria"
Non sarà il tempo a cancellare la storia della deportazione. Sono trascorsi ottant’anni da quell’8 marzo 1944 eppure la città di Empoli non dimentica e celebra ogni anno quei 55 ragazzi, cittadini e lavoratori empolesi che furono deportati nei campi di sterminio e da cui solo in pochi riuscirono a tornare.
Questa mattina, venerdì 8 marzo 2024, si è svolta la commemorazione dell’ottantesimo anniversario della deportazione nei campi di sterminio dei 55 cittadini e lavoratori empolesi: l'8 marzo 1944 furono arrestate a Empoli e negli altri comuni limitrofi 117 persone, portate via dalle proprie famiglie e trasferite nel campo di concentramento di Mauthausen dove arrivarono l’11 marzo del ’44. In pochi riuscirono a tornare a casa. Molti morirono nei sottocampi di Gusen, Ebensee e nel castello di Hartheim.
La mattinata di ricordo e memoria è cominciata con la santa messa officiata da don Guido Engels, insieme a don Josè, parroco di Sankt Georgen an der Gusen, in memoria dei caduti nella chiesa della Madonna del Pozzo, in piazza della Vittoria. E’ seguito il corteo fino al monumento della ex vetreria Taddei, dove è stata deposta una corona d'alloro e dove si sono tenuti gli interventi alla presenza di cittadine, cittadini e di alcune classi della scuola secondaria di primo grado Vanghetti, presente con la street band, della scuola secondaria di primo grado Busoni e dell'istituto superiore Il Pontormo di Empoli.
Presenti le autorità cittadine a partire dalla sindaca di Empoli Brenda Barnini, rappresentanti della giunta e del Consiglio comunale, autorità civili, religiose e militari e rappresentanti delle associazioni locali. Presente anche una delegazione da Sankt Georgen an der Gusen, guidata da Andreas Derntl, sindaco della cittadina austriaca gemellata con il Comune di Empoli: il gemellaggio tra Empoli e Sankt Georgen an der Gusen è stato siglato l’8 marzo 1997 in occasione del 53° anniversario della deportazione nei campi di sterminio nazisti di oltre 50 empolesi di cui 26 operai della vetreria Taddei, che avevano aderito allo sciopero del 4 marzo. Il gemellaggio trova origine nella “volontà dei due Comuni di impegnarsi per mantenere viva la memoria e la consapevolezza presso le giovani generazioni sugli eventi tragici e inumani perpetrati dal regime nazifascista e si propone di contribuire alla formazione di uno spirito di cittadinanza europea, democratico, tollerante umano e solidale”. Obiettivo, partendo dalla memoria e utilizzando la memoria come strumento di ricerca per ricomporre i valori dell’uomo, contribuire alla costruzione di una Europa fatta di un’umanità solidale, che metta al centro i valori della libertà, della solidarietà, della democrazia e dell’uguaglianza.
"Oggi ricordiamo il dolore di famiglie che si videro sottrarre un affetto - sottolinea Alessio Mantellassi, presidente del Consiglio comunale di Empoli con deleghe alla Cultura della Memoria e alla Partecipazione - Un dolore collettivo, pubblico, sulla pelle di tutta la città di Empoli, allora come oggi. La memoria sia un testimone che passa di generazione in generazione: dobbiamo ribadire che siamo tutti nipoti e bisnipoti di quella memoria e di quella storia. E siamo a frequentare questo luogo perché qui abbiamo le radici fondative della nostra città. Come in piazza del Popolo e in piazza XXIV Luglio. Questo luogo parla di lavoro, di resistenza nei luoghi di lavoro, di sindacato, di Empoli. E racconta che quell’arresto, 80 anni fa, fu organizzato, voluto e realizzato dai fascisti italiani empolesi: questa è la responsabilità del fascismo nella nostra città e va ricordato. E lo facciamo anche con le pietre d’inciampo: abbiamo creato 40 luoghi di memoria, coinvolto migliaia di studenti, anche con gli altri Comuni dell’area e con l’Aned. Questo luogo è anche un luogo di pace, ricordo e monito a cosa succede quando si sceglie l’odio, la guerra. E nel gemellaggio con Sankt Georgen c’è il senso della pace e dell’unione: il più grande monumento che possiamo costruire è la solidarietà internazionale”.
“Oggi è l’80esimo anniversario di quella deportazione - ricorda Roberto Bagnoli, presidente Aned Empolese Valdelsa - Sembra una data lontana ma non per questo dobbiamo allentare l’impegno a promuovere la memoria di quanto accaduto. Oggi ricordiamo una pagina triste che ci ha assegnato valori morali che abbiamo l'impegno e il dovere di portare avanti. Sulla lapide ci sono nomi che rappresentano persone, con una famiglia, una vita e un lavoro, arrestate di fascisti italiani e deportate per aver partecipato a uno sciopero, il primo marzo. Uno sciopero iniziato nel nord Italia e arrivato da noi: pace, pane, libertà e lavoro, chiedeva la gente, un miglioramento della qualità della vita in un momento politico in cui tanti italiani dichiaravano la loro opposizione al regime nazifascista. Questo il significato principale di quello sciopero. E 26 lavoratori e tante altre persone furono deportate per essere più o meno dichiaratamente antifascisti. Il nostro compito è portare avanti la memoria insieme a tutti, a partire dai giovani: se oggi viviamo una società libera e democratica lo dobbiamo a quelle persone. La democrazia non è gratis, dobbiamo impegnarci per mantenerla”.
“Nel 2004 quando sono arrivata a Empoli ho iniziato a collaborare con il progetto Investire in democrazia per guidare i ragazzi alla scoperta del tema della deportazione - spiega Paola Matteucci, insegnante fra i referenti del progetto Investire in democrazia - Ho iniziato con la professoressa Catagni e tanti colleghi delle allora scuole Busoni Vanghetti. Abbiamo avuto lezioni bellissime con grandi storici, ci siamo formati noi come docenti. Ma nel corso del tempo Investire in democrazia è cresciuto e ha iniziato a guardare al presente e al futuro: oggi riguarda tanti temi di attualità. Un aneddoto per farvi meglio comprendere questo percorso. Durante un Viaggio della memoria a Mauthausen, davanti al monumento degli italiani, ero con Sauro Cappelli, grande anima dei Viaggi della Memoria. Mi invitò a leggere un breve intervento, una riflessione sul Canto di Ulisse di "Se questo è un uomo" di Primo Levi. Levi sottolineava l’urgenza di far conoscere la bellezza della cultura e della conoscenza, anche in quei luoghi di orrore. Quella necessità, di insegnare e promuovere la cultura, è la stessa che muove molti insegnanti. L’invito che credo sia importante fare è a lasciare sempre più spazio all’ascolto dei giovani”.
“Dal 1997 il nostro Comune ed Empoli sono uniti in un rapporto di gemellaggio e di amicizia che trova origine nel passato intrecciato delle due città durante la dittatura nazionalsocialista - spiega Andreas Derntl, sindaco di Sankt Georgen an der Gusen - E’ un onore per me avere la possibilità di esprimere la mia vicinanza in questa commemorazione: il nostro compito è stato affrontare la nostra storia, non distogliere lo sguardo e impegnarci attivamente e imparare dagli eventi avvenuti nel regime nazista. C’è il pericolo che arrivi il tempo dell’oblio, dobbiamo fare azioni decisive per contrastare questo fenomeno. E’ importante sensibilizzare le giovani generazioni sulle atrocità che le persone possono infliggere, i giovani sono la speranza per far sì che il passato non sia dimenticato. L'invito è a non dimenticare mai e a sostenere i principi di democrazia, libertà e dello stato di diritto e a opporsi a populisti e agitatori. Ed è fondamentale che gli stati democratici europei si uniscano per contrastare l'avidità dei mercati e mettere al primo posto il benessere delle persone. Un futuro positivo sta solo nello stare insieme. Dobbiamo essere consapevoli che una società pacifica e giusta può essere realizzata solo insieme, dobbiamo preservare la cultura della memoria per garantire il benessere delle generazioni future”.
“Ottant'anni sono tantissimi e il rischio che una parte delle riflessioni che facciamo, soprattutto per i giovani, appaiono molto distanti è concretamente reale ed è grande - sottolinea la sindaca di Empoli, Brenda Barnini - Investire in democrazia, progetto che portiamo avanti dal 1997, non è solo memoria: significa rinnovare gli elementi fondativi della nostra democrazia, ricordando prima di tutto a noi stessi che, per salvaguardare la democrazia, la prima cosa che non deve venire meno è la partecipazione dei cittadini. Da anni assistiamo a una discesa nella partecipazione al voto, voto che non è l’unico modo di partecipare alla democrazia. Fare volontariato, fare bene il proprio dovere di cittadino, sono alcune strade da percorrere. Ma la democrazia rappresentativa ha bisogno prima di tutto che il giorno del voto si partecipi. Vale per ogni voto. E vale in ogni contesto, anche guardando all'Europa: serve prendere coscienza che l’orrore della guerra con la quale ci stiamo misurando, senza un continente europeo più forte e coeso, senza un governo che necessità di iniezioni di democrazia dal basso, non finirà. Serve memoria ma serve da cittadini europei la responsabilità di rappresentare valori di giustizia, libertà e democrazia. Leggendo la targa che commemora i deportati dell'8 marzo di ottant'anni fa, mi colpisce come le vittime della deportazione avevano anni di nascita diversi ma stessa data di morte: se loro ancora oggi ci potessero ascoltare o accompagnare, ci chiederebbero di ricordarli ma soprattutto di mettersi in moto perché il loro sacrificio non sia stato vano”.
La cerimonia si è conclusa con la lettura di un brano da "Se questo è un uomo" di Primo Levi e con un omaggio musicale della Street band della scuola Vanghetti.