"Pare parecchio Parigi"... ma è Sesto Fiorentino: "la prima" a Firenze del nuovo film di Pieraccioni
“C’è sempre nel pc una cartella ‘Progetti arditi’. Questo file era rimasto lì da 14 anni, si intitolava 'Parigi in giardino'. Era da tanto nel cassetto e se ci fosse rimasto sarebbe stato un grande rimpianto. Sono contento che non sia andata così”.
Con queste parole Leonardo Pieraccioni ha presentato oggi a Firenze, allo Space Cinema di Novoli, il suo ultimo film “Pare parecchio Parigi, prodotto da Levante con Rai Cinema, in uscita al cinema il 18 gennaio 2024 con 01 Distribution.
“Con la benzina della fantasia e attori straordinari – ha proseguito – si può arrivare anche a Parigi senza spostarsi da un maneggio a Sesto Fiorentino. È un film dedicato a tutti i sognatori, anche a quelli che durante il lockdown hanno fatto finta di stare alle Maldive con i piedi nella bacinella. Spero che questo film spinga gli spettatori a risolvere le questioni lasciate aperte con i propri cari”.
“Sono tanto felice di aver partecipato a questa storia – ha aggiunto Chiara Francini, anche lei presente allo Space Cinema –. È un film in cui trionfa la bellezza dell’imperfezione di una famiglia scalcagnata, capace però di dire ‘Proviamoci!”. Bisogna avere coraggio e voglia di fare, perché non sappiamo cosa ci riserva il domani”.
Pieraccioni, che firma il soggetto con Filippo Bologna e la sceneggiatura con Alessandro Riccio, è regista e interprete di questa commedia familiare, liberamente ispirata ad una storia vera, che vede nel cast anche Chiara Francini, Giulia Bevilacqua e Nino Frassica. La storia è liberamente ispirata ai fratelli Michele e Gianni Bugli che nel 1982 partirono con il padre malato in roulotte e gli fecero credere di essere arrivati a Parigi. Viaggiarono non uscendo quasi mai dal loro podere.
Per esaudire il desiderio, ormai rimpianto, che ha un vecchio e malatissimo padre (Nino Frassica) di non aver fatto un viaggio a Parigi con i figli (Leonardo Pieraccioni, Chiara Francini, Giulia Bevilacqua) ecco che i tre fratelli che non si parlano da cinque anni, fingeranno di partire con lui da Firenze a bordo di un camper, che non uscirà mai dai confini di un maneggio di cavalli sulle colline di Sesto Fiorentino. Quel viaggio, messo in scena perché ai figli è stato proibito di allontanare il padre dalla struttura ospedaliera che glielo ha affidato, diventerà una paradossale, avventurosa e irresistibile occasione per tentare di far riavvicinare i fratelli e cercare di riconciliarsi con il loro papà.
INTERVISTA A LEONARDO PIERACCIONI
Come e quando sei entrato in contatto con questa incredibile storia vera che ha ispirato il tuo quindicesimo film?
Circa 12 anni fa me la raccontò un amico. Mi parve subito eccezionale. Erano due fratelli che rimproverati dal padre morente, di non essere stati mai una famiglia affiatata, decise improvvisamente di partire per un viaggio Parigino che da tanto avevano programmato ma che non avevano mai fatto. Però i due capirono da subito che il padre, molto malato e quasi non più vedente, non avrebbe retto tutti quei chilometri e allora, lo misero comunque steso sul letto della roulotte e iniziarono a girare per il loro podere dicendogli che erano in viaggio. Il povero padre stordito dai suoi malanni ci credette, dopo cinque ore lo portarono su una collina, gli fecero vedere le lucine in lontananza di Pisa e gli dissero che quella era Parigi. Il padre finalmente soddisfatto di quel viaggio sussurrò “Parigi è bellissima”. I due fratelli non capirono mai se il padre si fosse reso conto di quel tenero viaggio immaginario o davvero credeva di essere arrivato davanti alla Ville Lumiere! Una radio locale raccontò in diretta quell’avventura che si stava consumando ed un gruppetto di una ventina di romantici sognatori si precipitò ai bordi del podere per fare il tifo a quel viaggio fatto solo di fantasia.
Quali elementi della storia originale sono stati preservati e cosa c’è di inventato?
Ho lasciato l’annuncio di questo viaggio da parte del TG locale che scatena la fantasia della gente. Poi ho lasciato i rapporti dei fratelli che durante il “viaggio” si raccontarono tutte quelle cose che non si erano mai raccontati in tutta la loro vita. Quel viaggio non viaggio diventò una “zona franca” nella quale si potesse finalmente avere una resa dei conti in modo pacifico.
Come hai scelto le attrici per interpretare le tue sorelle sullo schermo, Chiara Francini e Giulia Bevilacqua?
Sono perfette per i due caratteri quasi opposti dei personaggi del film, e anche nella vita mi sono accorto “strada facendo” che sono caratterialmente molto diverse. Il problema della Francini è riuscire a spegnerla tra un ciak e l’altro in quanto è sempre un vulcano di racconti personali, di proposte, di plateali entusiasmi. Giulia Bevilacqua, è più riflessiva più pacata, più come me e così per tutte le riprese ci siamo scambiati occhiate di benevola sopportazione per la “nostra sorella” invece sempre carica a pallettoni.
Nino Frassica è un’icona della commedia italiana: lo avevi già in mente mentre scrivevi la sceneggiatura insieme a Alessandro Riccio? Come lo hai scelto e com'è stato lavorare con lui sul set?
Un classico dei comici puri come Frassica è che nel loro corredo hanno tutte le sfumature serie se non addirittura tragiche. Gli ho proposto un professore burbero, tosto, severo e lui ce l’aveva. L’unica cosa che non ho potuto non fare è non montare nel film certe sue battute esilaranti che da buon commediante improvvisava durante le riprese e che divertivano tutti.
Il personaggio invece interpretato da Massimo Ceccherini chi è?
È la cattiveria fatta persona! In ogni favola c’è un personaggio così che mette, in questo caso letteralmente il bastone tra le ruote. Lui è l’altrettanto cattivissima madre (Gianna Giachetti) vivono ai bordi del maneggio e guardano questo camper che passa loro davanti come un elemento di disturbo. Sono una coppia che rappresenta il veleno contrapposto alla dolcezza di quel viaggio.
La Toscana è sempre al centro dei tuoi film: come la racconti in questo e come si è svolta la lavorazione?
Mi sono accorto che quasi tutti i maneggi in campagna si assomigliano e questa volta, per comodità abbiamo girato tutto alla periferia di Roma, insomma “Pare Parecchio Toscana” ma siamo parecchio sulla Cassia a Roma nord.
Un aneddoto divertente e curioso avvenuto sul set?
Dovevo invecchiare Frassica di almeno 10 anni. Il burberissimo Professor Cannistraci doveva avere almeno 80 anni. Ci sono stati più di dieci incontri in giro per Roma, dove nel frattempo Nino girava, per provargli una parrucca canuta. Il suo primo giorno di riprese l’ha indossata, forse era troppo gonfia, c’era qualcosa che non andava, lo abbiamo guardato interdetti e lui candidamente ha esclamato: “sembro mia madre”. Siamo scoppiati a ridere, in effetti sembrava un’anziana signora e sarebbe stato impossibile per me riuscire a guardarlo in faccia durante le riprese. Abbiamo optato per una colorazione bianca sui suoi capelli ogni mattina prima delle riprese.
Com’è stato girare una storia che si svolge per gran parte all’interno di un camper che gira in tondo all’interno di un maneggio? Che esperienza è stata?
Abbiamo trovato un maneggio che aveva anche delle strade asfaltate lì vicino. Dopo un’ora che si girava sempre nel solito posto siamo stati anche noi vittime della “teoria del criceto podista”. L’animaletto dopo due minuti che corre nella ruotina non sa più dov’è di preciso. E così dopo tutti quei giorni della stessa strada per otto ore al giorno avessimo visto davvero Parigi non ci saremmo meravigliati! Se fai il solito identico giro per ore e ore perdi assolutamente il senso dell’orientamento.
Questo film è una commedia che racconta però una storia vera; c’è più tenerezza? È diversa dai tuoi precedenti film che ti hanno reso celebre al grande pubblico?
Nei tanti film che ho fatto c’è sempre stato un momento più acceso di tenerezza, ma subito spento dalla parte comica. In questo film, sotto questo punto di vista, mi sono lasciato molto più andare. Era importante raccontare bene i rapporti di questi tre fratelli con questo padre che avevano perso di vista da anni. Ovvio che quando si raccontano queste dinamiche familiari prende il sopravvento la parte emozionale. In ogni famiglia ci sono dei non detti, delle acredini mai sopite, la mia famiglia Cannistraci non vuole vivere di rimpianti, che è come guidare una macchina che si muove solo all’indietro. I nostri quattro sentono che hanno l’ultima occasione se non per recuperare il loro rapporto per mettere almeno qualche importante tassello a posto. Insomma, in questo viaggio è anche arrivato il momento per i nostri tre fratelli di recuperare immediatamente un Natale non passato insieme anche se siamo a Giugno e anche se siamo in un’aiuola di servizio vicino a “Parigi”.