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Soprano, ex ad di Trenitalia, si è costituito a Rebibbia

Vincenzo Soprano, amministratore delegato di Trenitalia nel periodo in cui avvenne la strage di Viareggio, si è costituito nel carcere di Rebibbia, a Roma, dopo la sentenza della Cassazione che ne ha reso definitiva la condanna a 4 anni e 2 mesi nell'ambito della vicenda lega alla strage ferroviaria della stazione di Viareggio.

"Non è da sistema giudiziario equo - ha commentato il suo difensore, l'avvocato Alberto Mittone - che una persone vada in carcere dopo 15 anni per una fattispecie colposa".

Così Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Nicolò Martinelli, segretario della federazione della Versilia del Partito della Rifondazione Comunista
La lettura del dispositivo della Corte di Cassazione sulla strage di Viareggio ci provoca rabbia e sentimenti contrastanti. Da un lato è da apprezzare che sia stata stabilita in maniera definitiva la colpevolezza e la responsabilità dei vertici di Ferrovie dello Stato, nonostante la scandalosa lunghezza del processo abbia avuto come conseguenza la non punibilità degli imputati “illustri”, tolto l’ex A.D. di Trenitalia, Vincenzo Soprano.

D’altra parte ci stringiamo ai familiari delle vittime, che dovranno affrontare il calvario di un terzo processo in Corte d’Appello per la quantificazione delle pene con il rischio concreto che si vada ad un ulteriore ribasso per l’ex ad di Rfi Moretti.

A quasi 15 anni dalla notte drammatica del 29 giugno 2009 ancora non è scritta la parola fine e la ferita dei familiari, dell’intera comunità viareggina, di tutti coloro che lottano per la sicurezza ferroviaria, non può dirsi rimarginata.

Torniamo a denunciare la connivenza e la copertura che personaggi come Moretti hanno avuto ad ogni livello: Napolitano lo premiò con il titolo di Cavaliere del Lavoro e Renzi lo avrebbe volentieri candidato parlamentare. Senza considerare la carriera in industrie produttrici di strumenti di morte come Leonardo, quasi a voler sottolineare l’esperienza nel settore.

Come Rifondazione Comunista continueremo sempre a stare a fianco dei familiari delle vittime e dei ferrovieri impegnati per la sicurezza, e ad adoperarci politicamente per la sicurezza sui luoghi di lavoro, affinché simili tragedie non si ripetano e non si debba più assistere alle vergognose carriere dorate dei loro responsabili.

Anche questa vicenda dimostra che i responsabili degli omicidi sul lavoro se la cavano troppo facilmente, e quasi sempre con la totale impunità. Per questo sosteniamo la proposta di legge di iniziativa popolare per l’introduzione del reato di omicidio e lesioni gravi o gravissime sul lavoro.

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