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Keu, Deidda: "Amareggiata, ma innocente. Mai avuto a che fare con la mafia"

Giulia Deidda

Per Giulia Deidda, sindaca di Santa Croce sull'Arno, è stato chiesto il rinvio a giudizio per il caso Keu. La notizia è arrivata nel pomeriggio dell'8 gennaio, quasi due anni dopo lo scoppio della vicenda. Deidda ha affidato a una lunga nota il suo pensiero sul caso. Viene da mesi di silenzio sul tema, è la prima volta che entra nel merito e lo fa andando a fondo e spiegando in più punti perché si considera innocente. Di seguito le sue parole.

Sono sorpresa e amareggiata. Ma soprattutto sono innocente. E affronterò con questi sentimenti e questa determinazione l’udienza preliminare che è stata fissata il giorno 12 aprile 2024 per decidere sul mio rinvio a giudizio nell’ambito della cosiddetta inchiesta Keu. Sono sorpresa perché ho sempre agito con correttezza, con l’unico obiettivo di fare e dare il meglio alla comunità che amministro e anche perché il mio operato è stato distorto da una logica inquisitoria che ha voluto attribuirmi reati che non ho mai commesso. E sono innocente perché confido di riuscire a dimostrare che le accuse che mi rivolgono non hanno fondamento. Per quel che riguarda l’amarezza invece… con quella farò in conti da sola: inciderà sulle scelte che farò una volta terminata la mia esperienza da sindaca, influirà sulla mia volontà di proseguire o meno la mia esperienza politica. Ma è una riflessione che prima di tutto dovrò fare con me stessa. Quella che invece mi sento in dovere di condividere riguarda l’esito dell’inchiesta. La vita di un indagato è passata al setaccio. Anche la mia lo è stata. E c’è un dato che emerge chiaro: gli accertamenti fatti sulla mia persona e sulle mie condizioni patrimoniali restituiscono l’immagine di una persona pulita e per bene. E’ normale che sia così, ma visto che sono imputata giova sottolinearlo.  
 
Passiamo ai fatti.
Punto uno: vengo accusata di aver scelto “consulenti in materia ambientale graditi ad Aquarno”, in particolare un geologo e un avvocato. Basti dire che entrambi lavoravano col Comune di Santa Croce prima del 2014, quando sono stata eletta sindaco. Il geologo ha confermato agli inquirenti che il suo incarico “risale tra la fine degli anni Novanta e 2000” mentre l’avvocato ebbe a ricevere i primi incarichi dal Comune nel 2008 e poi a seguire fino al 2020. Non solo: gli atti – non le mie parole - dimostrano che, quando sono diventata sindaco, le pratiche che sono state affidate al legale sono diminuite significativamente.
 
Punto due: vengo accusata di aver fatto in modo che alcuni imprenditori fossero orientati a dare contributi elettorali a “candidati politici che dimostravano maggiore sensibilità verso le istanze dei conciatori”. Tra le oltre ottantamila pagine di atti di indagine, mi sono state attribuite due iniziative. E negli atti stessi è emerso che nel primo caso si sia trattato di un finanziamento che non c’è stato. Nel secondo, addirittura, non mi si accusa della raccolta di fondi elettorali ma di essere stata interpellata per presentare due imprenditori al candidato alla Presidenza della Regione. Scusate, dov’è il reato?
 
Punto tre: avrei fatto pressione affinché ai vertici degli enti di controllo sulle attività del Consorzio Aquarno fossero nominate persone gradite ai conciatori.  Questa accusa nascerebbe da un’intercettazione in cui io invece mi preoccupo per lo spostamento dell’Arpat da San Romano a Empoli. Forse non tutti sanno che l’Arpat di San Romano ha fra i suoi compiti il rilevamento delle emissioni nel sistema produttivo del Comprensorio del Cuoio quindi di fare controlli proprio su coloro che secondo l’accusa, avrei favorito. Il mantenimento del Presidio Arpat di San Romano è dal lontano 2009 una mia battaglia politica e questo è incofutabile così come il suo trasferimento proprio a Santa Croce sull’Arno per determinazione del Comune e della Regione Toscana.
 
Punto quattro: avrei fatto pressioni sul Presidente della Regione perché venisse riconfermato l’incarico di Capo di Gabinetto alla medesima persona. Dagli atti di indagine si evince che tale conferma era chiesta a gran voce da tutti coloro che avevano avuto modo di conoscere il suo operato per la sua professionalità. Infatti, in una dichiarazione qualificata riportata nel fascicolo del Pubblico Ministero, si legge: “Era quello che sindaci, rappresentanti sindacali e imprenditoriali consideravano un valido interlocutore e fra quelli di cui si parlava meglio per le sue competenze. Me ne parlavano tutti in modo lusinghiero”.
C’è forse da aggiungere altro?
 
Punto cinque: sono accusata di aver condizionato il lavoro di un funzionario della Regione Toscana incaricato di istruire la pratica di Autorizzazione integrata ambientale per Aquarno. Certo che ho lavorato con quel funzionario. L’ho fatto per risolvere il problema dello “sporcamento” dei piazzali con sostanze inquinanti da parte delle attività conciarie. Vi rivelo qual è stato il risultato: una delibera del Consiglio comunale che ha istituito il “Regolamento sull’utilizzo dei piazzali degli insediamenti produttivi che effettuano attività di concia delle pelli o che siano comunque potenzialmente in grado di generare acque meteoriche dilavanti contaminate”. Un provvedimento, quindi, che ha imposto alle concerie le spese necessarie a evitare di inquinare i piazzali. Cosa c’entra l’Autorizzazione Integrata Ambientale?
 
Questo è il mio reale coinvolgimento nella vicenda: io con la mafia e con l’inquinamento da Keu non ho mai avuto niente a che fare.
È con lo spirito che ha guidato il mio impegno amministrativo e con queste verità che mi batterò per dimostrare la mia innocenza.

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