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Festa della Toscana nel ricordo di don Milani

Da sinistra: Antonio Mazzeo, Eugenio Giani e Silvana Sciarra (Foto da Regione Toscana)

“Siate orgogliosi di essere toscane e toscani”. Così il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo ha iniziato il suo intervento in occasione della Seduta solenne per la Festa della Toscana dedicata quest’anno a don Milani nel centenario dalla nascita, rivolgendosi alle ragazze ai ragazzi intervenuti al cinema ‘La Compagnia’.

“La Toscana – ha aggiunto – è stata la prima regione del mondo ad abolire la pena di morte, ma è anche una terra di diritti e di libertà che non si è mai voltata dall’altra parte. E se vi posso mandare un messaggio grande è: ‘non siate mai indifferenti’. Non voltatevi mai dall’altra parte. Cercate in tutte le forme e in tutti i modi di servire la nostra comunità. Abbiamo bisogno di voi, del vostro sorriso, della vostra energia, del vostro impegno, perché la Toscana ha bisogno di guardare con speranza e ottimismo al futuro”.

Poi il presidente Mazzeo ha ricordato un grande toscano e chiesto un applauso per Sergio Staino, recentemente scomparso, che due anni fa ha donato al Consiglio regionale una vignetta che rappresenta perfettamente il senso della Festa della Toscana, con scritto “Fermi, in Toscana non si può”, riferito proprio all’abolizione della pena di morte, con il suo storico personaggio Bobo salvato sul patibolo.

“Oggi – ha poi proseguito il presidente Mazzeo – ci troviamo in un tempo che ci richiede un impegno rinnovato, in una terra, la nostra, basata su solidarietà, uguaglianza e giustizia sociale. Don Milani ha incarnato questi valori nel suo impegno instancabile per l’istruzione dei più emarginati, per combattere ogni forma di discriminazione e disuguaglianza. Don Milani è stato anzitutto un maestro. Un educatore. Una guida per i più giovani, che sono cresciuti con lui prima nella scuola popolare di Calenzano, poi a Barbiana. Per questo permettetemi un saluto particolare ai sindaci di Vicchio Filippo Carlà Campa e di Calenzano Riccardo Prestini”.

“Don Milani – ha aggiunto il presidente Mazzeo - è stato pioniere di una cultura che ha combattuto il privilegio e l’emarginazione. Nella sua inimitabile azione di educatore, e lo possono testimoniare i suoi ragazzi, don Milani pensava, piuttosto, alla scuola come luogo di promozione e non di selezione sociale. E la differenza è enorme. Ci ha insegnato che l’educazione è la chiave per abbattere le barriere dell'ignoranza e della disuguaglianza. La sua opera nella scuola di Barbiana, ha segnato un momento epocale nella storia dell'istruzione, unendosi alle lotte per la dignità umana e contro le discriminazioni di ogni genere. Non a caso oggi si usa l’espressione ‘povertà educativa’ per affermare i rischi derivanti dalla scuola che non riesce a essere veicolo di formazione del cittadino”.

“La povertà nel linguaggio, diceva don Milani, è veicolo di povertà completa, e genera ulteriori discriminazioni. La scuola, in un Paese democratico, non può non avere come sua prima finalità e orizzonte l’eliminazione di ogni discriminazione. La scuola è di tutti e deve essere per tutti perché solo così si possono ridurre le distanze che ci sono tra di noi. Al tempo stesso, però, tutti ci dobbiamo sentire responsabilizzati a fare la nostra parte. Su una parete della scuola di Barbiana, don Milani aveva affisso un cartello che tutti noi come Assemblea legislativa abbiamo voluto appendere all’ingresso dell’Aula con la scritta ‘I CARE’, ‘mi sta a cuore’. Prendersi cura degli altri in un tempo in cui gli egoismi crescono è sempre più difficile. È sempre più difficile guardare all’altro e sostenerlo. Solo pensando che il problema degli altri è anche il vostro si può costruire un mondo migliore. E quella scritta che trovate riprodotta nel foglio all’interno della busta che vi è stata consegnata all’ingresso, con scritte due parole ‘I CARE’, per me rappresenta l'impegno che ognuno di noi deve prendersi nei confronti della comunità e del prossimo. Perché come diceva don Milani: ‘Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia’”.

“La Toscana, con la sua storia e la sua cultura – ha aggiunto Mazzeo – è un terreno fertile per la crescita di valori che uniscono anziché dividere, che promuovono l'inclusione anziché l'esclusione. Noi sappiamo anche che c'è ancora molto da fare. Le disuguaglianze persistono, la disparità nell’ accesso alle opportunità rimane un ostacolo al progresso di molti. Noi dobbiamo porci un obiettivo come istituzioni, fare un in modo che una ragazza o un ragazzo che nasce nel borgo più piccolo della regione, abbia gli stessi diritti di uno che nasce a Firenze e dobbiamo continuare in questa direzione applicando fino in fondo con rispetto e uguaglianza quello che dice la nostra Costituzione. Applicare la nostra Costituzione vuol dire anche che ogni donna deve sentirsi libera e sicura e al riparo da ogni forma di violenza”.

“Io penso – ha proseguito il presidente – che anche qui la scuola, insieme alle istituzioni, abbia un grande compito perché per educare alla non violenza è necessario lavorare fin dall'infanzia sulla creazione di relazioni positive e paritarie. Non basta indignarci di fronte alle manifestazioni più plateali della violenza di genere, di fronte a quello che sta accadendo purtroppo, con numeri incredibili nel nostro tempo, e lo dico soprattutto a noi uomini. Prendiamola a cuore, non voltiamoci dall’altra parte, denunciamo, se conosciamo chi fa violenza. Perché noi possiamo essere davvero quelli che aiutano il cambiamento fino in fondo. Vorrei allora mandare il mio pensiero da questa sala piena di giovani e di vita, a tutte le vittime di violenza degli uomini contro le donne. L’ultimo caso quello di Giulia Cecchettin, ma anche Klodiana a Castel Fiorentino e tutte le altre che hanno perso la vita sotto la mano violenta di un uomo. E un abbraccio forte voglio mandarlo alla sindaca di Capannoli Arianna Cecchini che è stata vittima di minacce di morte per la sola ‘colpa’ di svolgere il suo lavoro al servizio della comunità. Un abbraccio grande a lei, dall’Assemblea legislativa”

“Io penso che l'abolizione della pena di morte nella storia della Toscana ci ricorda che possiamo fare scelte coraggiose e illuminate per costruire un mondo migliore. Un mondo in cui, è importante ricordarlo oggi e ogni giorno, ci sono ancora troppi Paesi nei quali la pena di morte esiste e aggiunge violenza alla violenza. E in paesi come l’Iran o l’Afghanistan diventa strumento di repressione, di violazione dei più elementari diritti umani, di annientamento e annullamento, soprattutto delle donne. Il senso della Festa della Toscana sta tutto qui. E sono orgoglioso che a condividerlo con noi ci siano i sindaci delle nostre città e i presidenti delle nostre province e soprattutto i più giovani”.

“E allora – ha concluso il presidente Mazzeo, – nel giorno della celebrazione della Festa della Toscana, prendiamoci un impegno collettivo e solenne, di onorare la memoria di coloro che hanno lottato per la dignità umana e di continuare il loro lavoro. Il lavoro dell’‘I CARE’ di don Milani, del dialogo di Giorgio La Pira, della speranza di David Sassoli, perché la Toscana è questo. Queste sono le nostre radici, e voi care ragazze e ragazzi, dovete esserne orgogliosi e portare questi valori nel futuro. Impegniamoci a costruire una Toscana e un mondo in cui ogni individuo possa prosperare, in cui la solidarietà prevalga sulle divisioni. Solo con un impegno collettivo potremo lasciare a chi verrà dopo di noi una Toscana migliore di quella che abbiamo trovato”.

Il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo ha voluto ringraziare tutti i labari dei Comuni toscani intervenuti e le chiarine del Comune di Firenze. Hanno partecipato alla Seduta solenne le ragazze e i ragazzi dei licei Gramsci e Pascoli di Firenze, degli Istituti di istruzione superiore Machiavelli e Peano di Firenze, dell’Istituito comprensivo Calamandrei di Firenze, dell'Itis Galileo di Arezzo, dell'Istituto di istruzione superiore Machiavelli di Lucca e del politecnico Nottolini di Lucca.

Sciarra e Giani: "Per la Toscana la solidarietà è un valore fondamentale"

La presidente emerita della Corte costituzionale, Silvana Sciarra, rivolge un ringraziamento “per la mia partecipazione alla Festa della Toscana. Da non toscana, ma ormai sentendomi quasi a pieno titolo toscana, per essere stata accolta con tanto affetto da questa regione, è per me motivo di particolare orgoglio”. Tanto più, aggiunge Sciarra, “perché coincide con una riproposizione del dialogo interreligioso, che questa terra ha sempre favorito, e con la presenza degli studenti delle scuole, a cui tengo molto”.

Ricorda che “la Corte costituzionale, che ho lasciato da pochi giorni, ha ripreso il cosiddetto viaggio nelle scuole, proprio con l’intento di diffondere un messaggio costituzionale comprensibile ai più giovani, perché imparino ad apprezzare i valori della Costituzione. Siamo a celebrare un grande uomo – prosegue Silvana Sciarra –, che è espressione di questa terra e ne ha interpretato i valori, la tradizione solidaristica. La cura è un po’ il tema che sottende a tante norme costituzionali, concetto che governa anche la nostra Costituzione. Ho sfogliato con grande coinvolgimento i due volumi delle opere di Don Milani in questa splendida edizione curata da Alberto Melloni e la sua bella introduzione”. I richiami alla Costituzione, nel pensiero di don Milani, “sono frequenti e fanno riflettere sulla forza pedagogica e sulla sua attualità. La sua figura già emergeva come gigantesca”.

“È giusto collegare la figura di don Milani al contesto del tempo e al contesto di oggi”. Il prete di Barbiana, ricorda la presidente emerita della Consulta, “muore prematuramente, prima che il movimento studentesco se ne potesse appropriare appieno”, anche se “la ‘Lettera a una professoressa’ occupava già il confronto nelle assemblee studentesche del tempo. Fu un richiamo ad una realtà concreta e molto spirituale. È un invito ai genitori a organizzarsi: le scuole e i genitori devono dialogare. Sembra che sia scritta da un ragazzo solo, ma sono otto, secondo un’idea della collettività che è di straordinaria incisività”. Cita molti passi di ‘Lettera a una professoressa’. “Quando si rivolge alla professoressa, esprime una cultura che non si rivolge ai favoriti, ma a chi non sa esprimersi”.

Don Milani e i suoi molti richiami alla Costituzione. Sciarra fa riferimento al “potente messaggio dell’articolo 33 della Costituzione, che esprime una libertà senza confini, senza limiti: ‘l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento’. Al tema dell’istruzione come accesso al lavoro, ovvero il grande tema della formazione professionale. Il messaggio dell’articolo 4 sul diritto al lavoro bisogna costantemente attualizzarlo. Il lavoro dovrebbe essere garantito anche a chi è privato della libertà, talvolta questo è reso difficile da sistemi organizzativi complessi: il lavoro carcerario è ancora poco, la Corte ha scritto che è misura di redenzione”.

E ancora: “La retribuzione sufficiente, prevista dall’articolo 36 della Costituzione. C’è il tema del lavoro povero, la perdita di potere d’acquisto dei redditi da lavoro che l’Italia ha subito più degli altri Paesi europei, tanto che si può dire che forse oggi l’Italia compete più con i Paesi emergenti che con gli altri Paesi europei. Con l’incredibile gap salariale anche tra uomini e donne: elemento più mortificante per le donne che lavorano”. Silvana Sciarra si rivolge ai ragazzi in sala, raccogliendo “l’invito presidente Bindi: studiare, studiare, studiare. Ed è proprio dell’insegnamento di don Milani anche il tema della responsabilità collettiva nell’educazione, che ho avvertito molto negli anni della mia esperienza nella Corte costituzionale. Richiamo all’ascolto, all’aspetto degli altri, all’I care, alla cura delle relazioni ci riportino ad essere cittadini consapevoli nel rispetto delle istituzioni che governano la nostra democrazia”.

Il presidente della Toscana, Eugenio Giani apre con un ringraziamento al Consiglio regionale “per come è stata condotta e impostata questa giornata dell’identità toscana” e chiede “Un momento di memoria per le otto persone che hanno perso la vita nell’ultima alluvione”, esprimendo “solidarietà profonda e sincera verso coloro che sono stati colpiti da quegli eventi. Siamo maledetti toscani, come diceva Curzio Malaparte, con tutti i nostri difetti, ma c’è un grande pregio: la solidarietà e quando c’è un momento di bisogno ci stringiamo tutti insieme e lavoriamo con forza e con durezza per guardare con fiducia al futuro e raggiungere i nostri obiettivi”.

La Toscana ha una propria identità statuale da più di 450 anni, ricorda Giani. “Nella nostra identità è emersa tutta una serie di valori che sono importanti e fondamentali nello Stato italiano. La Toscana porta questi valori con orgoglio e con forza”. Ricorda che “don Milani ha vissuto 43 anni e ci ha dato tutto quello che oggi ricordiamo. Lo sentiamo con orgoglio un toscano, penso ai tre messaggi che ci ha lasciato: la scuola, tutti ci dobbiamo aiutare quando si tratta di condividere la cultura; in questo spirito – spiega Giani – abbiamo voluto gli asili nido gratis per le famiglie sotto i 35mila euro, spero che possa contagiare tutta l’Italia. Il diritto alla scelta: pensiamo alla straordinaria lettera sull’obiezione di coscienza. La tolleranza religiosa”. La Toscana, dice ancora il presidente, vuole continuare ad essere “una terra di cultura, seguendo un altro concetto fondamentale di don Milani: fare squadra”.

A conclusione degli interventi, il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, accanto ai consiglieri dell’Ufficio di presidenza, ha consegnato una riproduzione argentata del Pegaso alato a Silvana SciarraRosy Bindi, all’imam Izzedin Elzir, al rabbino capo Gad Fernando Piperno e al cardinale Giuseppe Betori.

Bindi: "Rendere feconda la testimonianza di don Milani"

 “Un caloroso saluto a Antonio Mazzeo, a Eugenio Giani, al Consiglio regionale della Toscana, alla presidente Sciarra, ai sindaci, ai ragazzi presenti e a chi ha scelto di dedicare a Don Lorenzo Milani questa edizione della Festa della Toscana”, ha detto l’onorevole Rosy Bindi, presidente del Comitato delle celebrazioni per il centenario di don Milani in apertura del suo intervento. “Una scelta impegnativa, perché lui non ci chiederebbe di celebrarlo, ma di seguire il suo cammino e rendere feconda la sua testimonianza. Un legame molto forte tra don Lorenzo e la Toscana, insieme all’attualità della sua lezione, diviso in un doppio profilo: da una parte la sua famiglia facoltosa e dall’altra la Toscana operaia e contadina che scopre quando si fa prete. La ricca e borghese Toscana culla del Rinascimento e, accanto, la Toscana sfregiata dalla povertà e dall’ingiustizia. In seminario si spoglia della sua provenienza agiata per abbracciare Cristo e farsi povero con i poveri.”

“La sua vocazione lo fa avvicinare ai poveri – ha proseguito Rosy Bindi; – ha smesso di appartenere alla classe agiata, gli operai pratesi e i contadini mugellani sono i suoi parrocchiani a Calenzano e Barbiana. Tocca con mano le necessità di un popolo povero, all’inizio della sua esperienza di sacerdote era fiducioso di realizzare i principi della nostra Costituzione, una Costituzione aspettata da duemila anni. Si sentiva vicino ai cattolici democratici come Dossetti, Fanfani, La Pira. I problemi sociali per colmare l’abisso di ignoranza che impedisce ai poveri un vero riscatto: ‘solo se studierete vi potrete riscattare’. Non è una figura isolata, “resta figlio della chiesa fiorentina seguendo l’esempio di La Pira per un vero riscatto sociale in una città dove ci sia per tutti un posto per pregare, per lavorare, per pensare, per guarire.” Il sindaco La Pira si impegna nel salvataggio della Pignone, nel programma di edilizia popolare, nella mensa dei poveri, nelle iniziative in favore della pace, nel dialogo interreligioso. Il giovane sacerdote don Milani diventa oggetto di attacchi feroci. A 56 anni dalla morte di don Milani, il suo messaggio è ancora attuale e ancora scomodo. Oggi è cresciuto il benessere, ma si assiste all’aumento delle disuguaglianze, della povertà, allo sfruttamento degli immigrati”.

“Il suo ‘mi importa’ è ancora attuale – ha concluso Rosy Bindi – per allontanare la sfiducia nelle istituzioni, la condanna di tutte le guerre, l’obbedienza al rispetto di legge giuste che proteggono gli umili e sanzionino gli oppressori. La sua lezione la ritroviamo in una Toscana solidale. Noi siamo questa terra, noi possiamo rilanciare l’amore e la pace. ‘Lettere a una professoressa’ è il suo testo fondamentale, la scuola ha un unico problema, i ragazzi che perde, inaccettabili i numeri dell’abbandono scolastico. La scuola deve tornare al primo posto per le istituzioni e per le famiglie. Papa Francesco ci ha restituito un grande prete toscano e, in questo anno, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ci ha restituito un grande italiano, con la sua lezione per una responsabilità attiva. Dobbiamo cercare di opporci a scelte politiche che si sono allontanate dalla nostra Costituzione e impegnarci perché ci sia un’Italia sempre più libera e giusta”.

Nardini a Cascina sulla tomba di Gregory Summers

Come già avvenuto in occasione delle scorse edizioni per la Festa della Toscana, le attività dell’assessora alla promozione dei diritti umani e all'istruzione Alessandra Nardini nella giornata del 30 novembre iniziano da Cascina, con una visita alla tomba di Gregory Summers. Anche quest’anno, il proprio ripudio della pena di morte viene ribadito dal luogo di sepoltura scelto dall’uomo giustiziato in Texas per un omicidio di cui si è sempre professato innocente, dopo aver stretto un forte legame con studentesse e studenti di una scuola media di Navacchio e perché il Granducato di Toscana fu il primo Stato al mondo ad abolire la pena capitale, il 30 novembre 1786.

“La pena di morte è una barbarie. Nulla può giustificare l'uccisione di un essere umano”, ha affermato l’assessora Nardini, accompagnata dal sindaco di Cascina Michelangelo Betti e dal vicesindaco Cristiano Masi.

“Visitare la tomba di Summers significa rinnovare e consolidare l'impegno a lavorare affinché la pena di morte sia abolita ovunque nel mondo. Oggi ancora di più, alla luce del notevole aumento delle esecuzioni capitali che fa segnare numeri record dal 2017”, ha sottolineato Nardini, richiamando i dati dell’ultimo rapporto di Amnesty International dello scorso maggio: come ricorda l’ultimo rapporto di Amnesty International: 883 esecuzioni in 20 stati, con un aumento del 53 per cento rispetto al 2021, senza contare i dati mancanti della Cina e con ben 81 esecuzioni in Arabia Saudita in un solo giorno.

“Occorrono campagne di sensibilizzazione, a partire dall’educazione dei più giovani e la scuola, da questo punto di vista, gioca un ruolo importantissimo. Inoltre serve mettere in campo tutti gli strumenti diplomatici e negoziali a disposizione affinché nessun Paese nel mondo ricorra più alla pena capitale”, ha concluso l’assessora.

In occasione della visita odierna, il sindaco Michelangelo Betti ha ripercorso la vicenda dello stretto legame tra il Comune pisano e il cittadino statunitense: “Sono passati 17 anni dalla morte di Gregory Summers, la cui storia fece il giro del mondo fino ad arrivare sul nostro territorio. Gregory – ha ricordato - si è sempre proclamato innocente in merito all’omicidio dei propri genitori adottivi e il suo appello al mondo arrivò anche qui, con i ragazzi della scuola ‘Luigi Russo’ di Navacchio”. “Grazie al rapporto epistolare intrattenuto dagli alunni con il condannato a morte – ha proseguito Betti - Summers chiese di poter poi essere seppellito proprio qui. Il ‘Russo’ fu protagonista allora di una vera e propria campagna contro la pena di morte e la solidarietà dei cascinesi si trasformò in partecipazione al lutto fino ad arrivare alla sepoltura di Gregory nel cimitero nuovo di Cascina. A distanza di quasi venti anni, resta vivo il valore di quella vicinanza che si lega profondamente alle radici della Festa della Toscana. Ringrazio l’assessora regionale Alessandra Nardini per la sua costante presenza a ricordare la storia di Gregory Summers”.

Fonte: Regione Toscana - Ufficio Stampa

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