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Le imprese 'impossibili' di donne oltre i limiti

Donne che hanno lanciato il cuore oltre l’ostacolo. Donne che hanno superato i limiti, i propri o quelli che impone talvolta l’ambiente.

Di questo si è parlato nel pomeriggio nel talk “Il singolare mondo al femminile”, organizzato nell’ambito de la Toscana delle Donne.

Cristina Manetti, capo di Gabinetto del presidente Giani e ideatrice del festival La Toscana delle donne, ha dialogato con Roz Savage, vogatrice oceanica e prima donna a remare in solitaria attraverso gli oceani Atlantico, Pacifico e Indiano; Julia Butterfly Hill, ambientalista e scrittrice che ha vissuto 738 giorni su una sequoia per impedire che fossero abbattuti molti chilometri di foresta; Barbara Leporini, ricercatrice CNR ipovedente, l’attivista Milena FraccariChiara Pandolfi, allieva non vedente della Scuola cani guida, con il suo cane guida Carol che era affiancata da Silvia Sabatini, istruttrice della scuola. Moderava Sara Ghilardi.

“Abbiamo bisogno di queste storie – ha detto Cristina Manetti - che in qualche modo ci ispirino e siano una fonte di coraggio. Roz Savage, per esempio, la donna che per prima ha attraversato gli oceani, le ho chiesto cosa l’abbia spinta a fare questo viaggio in solitaria alla scoperta anche di se stessa. E lei mi ha risposto che il coraggio non c’è mai all’inizio, ma si trova strada facendo. Un bel messaggio. Spesso nella vita siamo portate a affrontare prove difficili e questo esempio, questi esempi di donne che non si sono fermate davanti al primo scoglio, è una bella fonte di energia e di ispirazione”.

Ha lasciato un lavoro sicuro come consulente aziendale nella city di Londra per un’impresa senza precedenti: Roz Savage è stata la prima e per adesso l’unica donna ad aver remato in solitaria attraverso gli oceani Atlantico, Pacifico e Indiano. Appassionata scrittrice e ambientalista, detentrice del Guinness World Record e membro della Royal Geographical Society, Roz ha parlato del suo lungo percorso di crescita personale e delle molte lezioni che l’oceano le ha lasciato, prima fra tutte la necessità di un cambiamento radicale nella coscienza collettiva se vogliamo che l'umanità e il pianeta sopravvivano. La sua impresa è nata per sfidare se stessa e poi è sfociata in un incessante impegno di sensibilizzazione sull’ambiente in particolare per la salvaguardia degli ecosistemi marini. Una storia in cui tenacia, passione e amore per la natura si intrecciano in modo inscindibile. Ed è anche una storia emblematica di parità, di pari opportunità cercate e perseguite con successo.

“I tempi difficili - ha detto la Savage - sono i migliori insegnanti. Ho odiato praticamente ogni momento della traversata atlantica, ma mi ha insegnato che posso affrontare anche i momenti più difficili e che sono proprio quelli che ci rendono più forti”.

Si può vivere per più di due anni su una piattaforma di un metro per due posta su una sequoia a più di 50 metri di altezza? La risposta è si. Non si tratta però di un guinness dei primati ma di una lotta ambientalista. Julia Hill, soprannominata “Butterfly” dai media, ha iniziato la sua lotta personale il 10 dicembre 1997  per impedire l’abbattimento di una foresta californiana: la sua impresa straordinaria ha ispirato migliaia di attivisti di tutto il mondo impegnati nella salvaguardia dell’ambiente. Quel giorno Julia Butterfly Hill è salita su una sequoia millenaria della foresta di Headwaters (un’area naturale protetta vicina alla città di Eureka che comprende un gruppo di sequoie sempreverdi che si estende per un’ampiezza di circa 30.24 km²) e non è più scesa per 738 giorni. Superati i 100 giorni la storia assunse così tanto interesse mediatico che decise di rimanere nella sua casetta fin quando la Maxxam Corporation dichiarò di rinunciare all’abbattimento degli alberi: Julia scese dalla sua sequoia battezzata “Luna” solo a risultato acquisito, il 18 dicembre 1999. La compagnia, infatti, si impegnò a non tagliare Luna e tutte le sequoie nel raggio di 60 metri.  Dopo questa vittoria Julia ha girato il mondo parlando della sua esperienza sulla casa-sequoia e delle molte lezioni che ha imparato. “Possiamo fare la differenza positiva attraverso le nostre azioni – ha detto Julia - Da quando l’esperienza sulla sequoia si è conclusa, ho partecipato a molte azioni dirette e di disobbedienza civile. Sono stata in Ecuador a sostenere la protesta contro l’oleodotto che minacciava gran parte delle foreste in quel Paese e mi hanno anche arrestata e deportata. Sono salita di nuovo su un albero a Los Angeles in California nel tentativo di salvare il giardino urbano più grande degli Stati Uniti, minacciato da una grande catena di centri commerciali. Queste sono solo alcune azioni, ma sono molte le cause che seguo e sostengo. Stando insieme in unità, solidarietà e amore, guariremo le ferite sulla terra e l’una nell’altra”.

L’obiettivo della sua ricerca è sempre stato quello di favorire l'autonomia delle persone con disabilità nella vita quotidiana. Per questo lavora da sempre Barbara Leporini, nata a Lucca, ipovedente dalla nascita, laurea in informatica con dottorato, che ha creato progetti per rendere non solo accessibili, ma soprattutto usabili, i contenuti relativi ai siti web, ai beni culturali e ai libri elettronici, come per esempio il software per la valutazione semi-automatica dell'accessibilità dei siti web, o l'applicativo Book4all finalizzato a rendere i testi più fruibili tramite lo screen reader. Poi ci sono le ricerche per introdurre i concetti di accessibilità nell'ambito della didattica. Tra i prodotti della sua ricerca, che sono oggetto anche di domanda di brevetto, rientra il progetto Self-Lens, strumento in grado di favorire l'autonomia delle persone con disabilità visiva e delle persone anziane nel fare e gestire la spesa con più semplicità e senza stress. E poi, l’occhiale aptico multifunzionale per non vedenti e ipovedenti cioè un occhiale che sostituisce e migliora molto il classico bastone bianco: è pensato per "guidare" una persona in svariate situazioni. Barbara lo ha progettato e realizzato, in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell'Università di Pisa, come ausilio per comunicare alla persona con disabilità visiva differenti informazioni sull'ambiente circostante.

Al termine dell’incontro Cristina Manetti ha consegnato alle cinque donne “Umanità”, la riproduzione della scultura di Sauro Cavallini, simbolo de La Toscana delle Donne 2023.

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