L'amore vince la malattia: celebrato un matrimonio all'Hospice di Empoli: "Vivere al meglio il tempo rimasto"
È un Sì alla vita, all'amore, alla bellezza degli ultimi attimi con la persona più cara. Un Sì nonostante la malattia, nonostante il tempo che scorre. Due ultrasessantenni si sono sposati lunedì scorso. Un matrimonio come tanti, con il vestito, il bouquet di fiori, la cerimonia civile e persino i confetti, ma celebrato in una camera dell'Hospice San Martino di Empoli, dove la donna è ricoverata per una malattia terminale. Un Sì che incide nella tremenda vicenda di una malattia il tratto morbido e dolce di un amore senza confini di tempo. Non è qualcosa di strano, si tratta del terzo matrimonio celebrato nella struttura empolese dall'ottobre 2020, quando fu inaugurata.
"Eventi come questi non sono una novità - ci ha detto Cinzia Casini, responsabile della struttura e Direttore Unita Funzionale Cure Palliative Firenze Empoli dell'Asl Toscana Centro - , questo succede quando si hanno situazioni dove il tempo è limitato e per cui tutto viene ricondotto a quello che sono le cose fondamentali. La vita è fatta di tanti attimi irripetibili, e in queste situazioni questi attimi li si vuole vivere nel modo migliore, li si vuole vivere a pieno, in senso positivo. Gli affetti diventano importanti, abbiamo visto ad esempio genitori che si riconciliano con i figli. Si cerca di curare di più l'essenziale delle cose senza sovrastrutture".
A celebrare il matrimonio è stata l'assessora alle Politiche Sociali Valentina Torrini che ha commentato: "Lascia senza parole - ha detto - la forza della vita, l'amore senza confini. Sono molto orgogliosa di avere questa struttura ad Empoli. Le persone hanno il diritto di essere accompagnate, qualunque percorso siano costrette ad intraprendere ed è bello vedere la dedizione, i sorrisi e le attenzioni degli operatori, come la gioia e la voglia di festa dei familiari. Viva la vita e viva le persone".
La coppia, che da anni ha fatto un percorso di vita insieme, ha fatto richiesta alla struttura che si è attivata presso l'Ufficio di Stato Civile del Comune di Empoli per ottenere i documenti necessari nel minor tempo possibile. Così come previsto dalla legislazione, è stato possibile avvalersi di una procedura semplificata. La responsabile della struttura e tutti gli operatori sono riusciti ad organizzare la cerimonia, con tanto di bouquet di fiori, vestiti e confetti. Tanto era serena l'atmosfera che qualcuno aveva pensato persino al riso, per poi rinunciare a causa dei rischi che poteva creare nella stanza dove era ricoverata la donna. In quella stessa stanza, peraltro, lo stesso giorno si festeggiava un compleanno, un altro evento lieto in un luogo che spesso viene dipinto solo come un luogo di tristezza.
"L'Hospice non deve essere visto come ambiente triste e pesante, anzi questa tristezza spesso è più presente nella degenza quando tutto è esasperato e spersonalizzante. Qui tentiamo di fare un percorso di consapevolezza. I pazienti sanno che quel traguardo arriverà, ma il tempo a disposizione possiamo provare a farlo vivere al meglio. Questo è il ruolo dell'Hospice ed è per questo che questo centro serve anche nelle fasi intermedie di percorsi di malattia terminale", ha spiegato Cinzia Casini, che invita a "sdrammatizzare e sdoganare l'hospice e le cure palliative".
L'Hospice, inaugurato nel 2020, accoglie pazienti affetti da qualsiasi malattia cronica irreversibile, con attese di vita che non sono necessariamente nel brevissimo periodo. Ci possono infatti essere esigenze specifiche di cura o di gestione della malattia, anche temporanee, che richiedono il ricovero. In media, in ciascun hospice del territorio fiorentino, il 10% dei pazienti rientra poi sul territorio.
Proprio per "divulgare le cure palliative in modo meno drammatico" si è tenuto lo scorso 30 settembre un incontro a Cerreto Guidi, mentre altri incontri sono previsti nel 2024 su altri comuni dell'Empolese Valdelsa. "L'obiettivo - spiega Casini - è portare a conoscenza della popolazione il ruolo delel cure palliative e come queste siano in grado di poter far vivere situazioni di malattia in un modo migliore, non pensando solo al finale, oltre a fornire un supporto a tutti i bisogni di pazienti e familiari".