Legambiente chiede lo stop della nuova funivia Doganaccia: "Reinvestire nel turismo lento"
- Si è tenuta stamani la conferenza stampa “Neve Diversa” alle Serre di Montuliveto a Pistoia organizzata dalle associazioni che chiedono lo stop del progetto di costruzione della Funivia Doganaccia Corno alle Scale e la promozione di un nuovo modello di sviluppo della montagna con più servizi per residenti e un turismo lento, slegato dalla stagionalità. Hanno partecipato Legambiente, Lipu, WWF e il comitato “Un altro Appennino è possibile, versante toscano”.
La nuova funivia Doganaccia è un progetto che porterebbe alla località Prato alla Nevosa, a 750 metri dal Lago Scaffaiolo, in una zona lontana dalle infrastrutture per raggiungere le strutture sciistiche e che copre in due chilometri un dislivello di appena 200 metri, tagliando trasversalmente un intero versante.
I costi stanziati ammontano a 15.700.000 euro che le associazioni e comitati chiedono invece di destinare ad altri servizi, partendo anche dall’impatto della crisi climatica sulla stagione sciistica. “In Abetone, si va mediamente dai circa 3 metri di neve caduta del periodo 1981-2010 ai circa 2,6 metri come media delle ultime 10 stagioni sciistiche,” spiega Bernardo Gozzini, amministratore unico del consorzio Lamma, “Nello stesso periodo si osserva una tendenza che va verso un lieve aumento (non significativo) delle precipitazioni (pioggia + neve). Pertanto nel periodo dicembre-marzo, rispetto al passato, le precipitazioni sono più frequentemente piovose, piuttosto che sotto forma di neve; ciò è in linea con l’aumento delle temperature osservato in montagna nelle ultime decadi, soprattutto a dicembre, febbraio e marzo.”
Inoltre, le ragioni del no al progetto si basano anche sull’impatto ambientale che la costruzione della nuova funivia causerebbe sull’area di valore naturale dell’Abetone e sulla Zona Speciale di Conservazione Monte Spigolino- Monte Gennaio, riconosciuta sia dall’Unione Europea che dalla Regione Toscana come parte della “Rete Natura 2000”. Secondo le associazioni, durante l’estate la Zona Speciale di Conservazione soffre di eccessivo impatto antropico, considerando che il rifugio al Lago Scaffaiolo è già sovraffollato con gli attuali flussi turistici e la nuova funivia si sovrapporrebbe a quella in ripristino verso la Croce Arcana.
Dall’opposizione al progetto della nuova funivia, alle proposte per un nuovo modello di sviluppo della montagna spiegate all’interno della conferenza stampa per la promozione di nuovi scenari di sviluppo per l’Appennino Pistoiese: lo sviluppo di slow tourism, la distribuzione di flussi turistici, la promozione del patrimonio naturale e culturale, il sostegno dell'economia locale con incentivi e migliori servizi per le comunità, con attenzione a scuole dell'infanzia e alla sanità.
Tanti i pareri delle associazioni partecipanti alla conferenza stampa, che danno voce alle oltre 40 che hanno partecipato alle mobilitazioni in corso dalla scorsa estate: “Mentre facciamo fatica a vedere progettualità davvero coerenti e utili all’obiettivo della conversione ecologica della nostra economia, dobbiamo ancora avversare progetti come questo che sopravvivono solo grazie a enormi finanziamenti pubblici,” dichiarano Fausto Ferruzza, Antonio Sessa e Samuele Pesce di Legambiente, “il turismo della neve in Appennino è un sistema infatti in perdita da oltre un decennio. Invece di investire in questo modello ormai superato a nostro avviso si dovrebbe puntare a offrire servizi agli abitanti della montagna, cui recentemente sono state ridotte anche molte corse degli autobus. Occorre proporre un modello turistico innovativo (non più solo invernale) che si fondi sulle vere peculiarità paesaggistiche, culturali ed enogastronomiche del luogo”.
“Siamo contrari al progetto della funivia Doganaccia – Corno, prima di tutto perché è in fase di realizzazione il tratto che dalla Doganaccia, porterà le persone alla Croce Arcana, quindi in quota e non lontano dal Lago Scaffaiolo. Secondariamente perché, dal punto di vista ambientale, non ha senso fare impianti dove non nevica più ormai da anni, attesi i cambiamenti climatici in atto, “ dichiara Marco Beneforti WWF Pistoia- Prato.
Altre associazioni come la Lipu si focalizzano sull’impatto che il progetto avrebbe sull'ecosistema montano: “Negli ultimi anni gli habitat montani si sono dimostrati tra i più vulnerabili al cambiamento climatico. La biodiversità montana sta soffrendo e le regioni dell'Appennino settentrionale sono tra quelle che presentano gli impatti più marcati sia a livello di flora che di fauna, come nel caso del Piviere tortolino, ospitato nei prati del Cornaccio,” aggiunge Laura Bonanno, Lipu Pistoia. “Occorre virare, e in fretta, verso una gestione più sostenibile degli ecosistemi montani: monitorare le trasformazioni e alleggerire l'impatto della nostra presenza e delle nostre opere. Già ora nella stagione estiva si assiste nell'area dello Scaffaiolo e sul crinale collegato alla presenza di un turismo impattante. Non possiamo perdere anche questa occasione di trasformare la nostra visione dello sviluppo della montagna.”
“Ci opponiamo alla funivia perché anacronistica visto che non nevica quasi più; dannosa per l’ambiente; pericolosa per il delicato equilibrio idrogeologico della zona; rovinerebbe un paesaggio montano intonso; insensata e costosa,” concludono dal Comitato “Un altro Appennino è possibile-Versante toscano. “I molti problemi della Montagna pistoiese non si risolvono certo costruendo questa ennesima funivia. La priorità quindi deve essere quella di dare lavoro e servizi a chi abita in montagna, per favorire la permanenza e la residenza in queste zone. Infine, secondo noi, servirebbe prioritariamente il divieto assoluto di costruire nuovi impianti sciistici sull’Appennino; e analogamente, il divieto per tutta l’area montana di estendere le aree cementificate.”
Da marzo sono state realizzate numerose assemblee sul territorio, con la raccolta di 440 firme nel Comune di San Marcello e oltre 2000 firme on line. Tutte le informazioni per la firma della petizione si possono trovare su Change.org.
Fonte: Legambiente Toscana - Ufficio stampa