Centenario Scout di Empoli, due generazioni a confronto: "Fratellanza che lascia il segno"
Scarponcini da trekking, pantaloni di velluto blu, camicia azzurra, fazzoletto. Carattere, salute e forza fisica, abilità manuale, servizio del prossimo. Dall’outfit ai valori, lo Scoutismo è rimasto immutato dagli inizi del Novecento, quando nacque da un’idea di Baden-Powell. Proseguito nel tempo, ha saputo coinvolgere generazioni su generazioni, prima di Lupetti poi di scout più grandi, all’avventura nella natura e immersi in quella che è l’arte di condividere con gli altri, passando da Reparto, Clan fino magari a diventare i nuovi capi, alla guida del gruppo.
Come è successo a Letizia e Laura, scout empolesi cresciute con il fazzoletto al collo. Due età a confronto in occasione del centenario degli Scout a Empoli, festeggiato dai gruppi 1, 2 e 3 proprio quest’anno. In città infatti gli Agesci (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) sono presenti fin dal lontano 1923 e in seguito, negli anni Sessanta, hanno ripreso il loro percorso grazie al contributo determinante di padre Sesto Pieroni, senza più fermarsi.
Ad oggi, nelle sezioni dei Padri Scolopi al Calasanzio e nelle parrocchie di Serravalle e Santa Maria a Ripa, sono in attività oltre 350 Scout, tra adulti educatori e giovani dagli 8 ai 21 anni. Tra loro appunto anche Letizia Staglianò 21 anni e Laura Salvi 53 anni, rispettivamente studentessa universitaria e avvocato, la prima tirocinante capo educatore in veste di scout, che sta seguendo la formazione specifica richiesta, l’altra capo educatore da anni. Sulle spalle portano un bagaglio di esperienze diverse, ma unite da un legame profondo. Lo Scoutismo.
"Una mia amica, che era già scout, mi raccontava che si divertiva, stava con altri bambini. Così anche io ho iniziato quando avevo 11 anni" racconta la 21enne Letizia, del gruppo Empoli 2. "L’essenza dello scout secondo me è il Reparto" che si svolge dai 12 ai 16 anni, "è diviso in squadriglie, ognuna durante il campo estivo che dura circa 12 giorni monta la sua tenda, costruisce il tavolo, la cucina, il tutto preceduto da una progettazione. In queste esperienze non hai il telefono, impari ad essere autonomo. Ho fatto molti viaggi, dall’Abetone ai boschi di Caprese Michelangelo". Avventure e rapporti indistruttibili: "Qui sono nate e stanno continuando a crescere le amicizie più importanti della mia vita. Qualcosa ci ha legato, è come se avessimo in comune qualcosa di grande - spiega Staglianò - il modo di vedere il mondo. È qualcosa che è difficile da descrivere, una complicità che va oltre l’amicizia".
È "una fratellanza" le fa eco Laura Salvi, negli scout Empoli 1 da quarant’anni. "Ho iniziato quando avevo 13 anni. Lo scoutismo ti lascia nel cuore segni indelebili che ti porti con te. Quando ero ragazzina - racconta Salvi - siamo stati in campo internazionale nella campagna inglese. Sono esperienze che ti abituano a confrontarti con gli altri, ad aprire i tuoi orizzonti". Imparare a scegliere, a prendersi responsabilità, seguire la vocazione, rispettare i diritti, essere leali. Ma anche valorizzare ciò che si ha, imparare cos’è la fatica, la diversità, imparare anche sbagliare. Niente di tutto ciò è cambiato: "C’è un motto che ci unisce - continua la capo scout - "Del nostro meglio" come recitano i Lupetti, "Essere pronti" per il Reparto, "Servire" per Noviziati (17 anni) e Clan (18-21 anni). Tutto insieme forma "Del nostro meglio per essere pronti a servire".
In occasione delle cento candeline, Empoli celebra gli Scout con un calendario di eventi. Dopo il grande ritrovo nell’ottobre scorso, il 18 novembre dalle 15.30 in poi alla biblioteca Renato Fucini si terrà il convegno "Conoscere il web per connettersi in modo significativo attraverso relazioni autentiche", a seguire la presentazione del libro "Scout a Empoli, un’esperienza centenaria (1923-2023)" scritto da Marco Frati e Paola Sani. Come comunicato inoltre dalle istituzioni cittadine, ai tre gruppi Agesci sarà consegnato il Sant’Andrea d’oro.
Perché consiglieresti alle nuove generazioni di diventare Scout?
"Lo consiglio a tutti, ti apre la mente" risponde Letizia Staglianò raccontando anche delle esperienze di servizio, incarichi che i giovani Scout decidono di portare avanti, come seguire i più piccoli, la spesa a domicilio durante la pandemia o ancora l’assistenza ai fragili, alla mensa dei poveri, agli anziani alla casa di riposo e il doposcuola. "I bambini e le bambine che fanno queste esperienze sono fortunati, stacchi dalle cose di oggi, dalla tv, dal cellulare. Ti responsabilizza - conclude la 21enne Letizia - ti fa crescere giocando. È un’opportunità per la quale tutti siamo grati".
Dalla promessa, quando a guidarti sono capi con i nomi del "Libro della Giungla" come Akela o Baghera, fino alla crescita, sono anni nei quali "si condivide un codice valorale che non è comune. Ho amici che conosco fin da quando eravamo adolescenti - dice infine Laura Salvi - sono relazioni che ti porti dietro. C’è un detto "Una volta scout nella vita lo rimani per sempre".
Margherita Cecchin