Bancarotta fraudolenta, riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego in attività economiche di proventi illeciti. Ma anche sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, emissione di fatture false e infedele dichiarazione. Sono questi i motivi che hanno portato a perquisizioni e sequestri anche in Toscana, oltre che all'arresto di un imprenditore 47enne della provincia di Pistoia.
La guardia di finanza è entrata in azione all'alba di venerdì 3 novembre in comuni della Sicilia, del Lazio, della Campania, dell'Emilia Romagna e anche in Toscana. Ha toccato Pistoia, Abetone Cutigliano, Agliana, Camaiore, Massa, Montignoso e Firenze.
Sono stati sequestrati trenta immobili, ovvero dieci appartamenti, diciassette terreni agricoli, un locale commerciale e due autorimesse. Confiscate anche quote societarie, quattro auto e una moto di grossa cilindrata. Il valore complessivo è di poco più di 4 milioni di euro.
Sequestrate, per essere poste a disposizione dell’Amministratore giudiziario nominato dal Tribunale, anche due aziende, con sede a Pistoia e Roma, attive nei settori del commercio all’ingrosso di telefoni cellulari e dell’ospitalità turistica, nelle quali il principale indagato – un imprenditore quarantasettenne, adesso ai domiciliari – avrebbe autoriciclato consistenti proventi illeciti.
Le indagini partono fallimento di un’impresa di prodotti di elettronica della provincia di Pistoia. Quella società e, nel tempo, numerose altre, tutte tra loro concatenate e operanti nel medesimo settore, erano state strumentalmente utilizzate per commettere plurimi illeciti di natura tributaria ed economico-finanziaria.
Il sistema di frode si basava sull’acquisto di ingenti quantitativi di smartphone e apparecchi di elettronica di consumo da ignari operatori commerciali di altri Paesi dell’Unione Europea (quindi, senza addebito dell’I.V.A., come previsto dalla normativa sugli acquisti intracomunitari), da parte di società prive di reale capacità operativa (ovvero le “cartiere”).
"Le merci erano oggetto di successivi passaggi commerciali simulati, per poi giungere al consumatore finale, al quale veniva addebitata un’imposta dovuta che nessuna delle imprese coinvolte avrebbe poi versato all’Erario. In sintesi, di norma, tali prodotti venivano fittiziamente ceduti, sempre in esenzione d’imposta (per via del particolare regime del “reverse charge” o inversione contabile), a commercianti all’ingrosso nazionali compiacenti, ai quali venivano contestualmente accreditate le somme necessarie a far figurare il pagamento delle relative fatture, per poi essere rivenduti “in nero”, quindi in completa evasione delle imposte, a negozianti di origine asiatica" fanno sapere dalla guardia di finanza.
Le imprese utilizzate per realizzare questo schema fraudolento accumulavano, così, ingenti debiti tributari, senza onorarli, e venivano sistematicamente spogliate del loro patrimonio, per essere lasciate in stato di decozione, fino al fallimento.
"Queste serie di operazioni, oltre a consentire di poter praticare prezzi di vendita al dettaglio altamente competitivi, grazie all’illecito margine garantito dagli omessi versamenti dell’I.V.A., falsando le dinamiche del mercato e ponendosi in concorrenza sleale rispetto agli altri operatori del settore, erano anche volte a rendere infruttuose le procedure coattive di riscossione delle imposte non versate dalle imprese “cartiera”, che aveva accumulato cartelle esattoriali, relative al periodo 2018/2021, per diversi milioni di euro, e ad ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa dei beni e dei profitti illecitamente accumulati, reimpiegati in altre attività economiche" concludono le fiamme gialle.
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