Meyer, 220 pazienti in trattamento con i nuovi farmaci per la fibrosi cistica
Una combinazione di tre nuove molecole ha migliorato significativamente la vita della maggior parte dei pazienti affetti da fibrosi cistica, una grave malattia rara che colpisce in particolar modo l’apparato respiratorio: il trattamento, disponibile in Italia dal 2021, si è rivelato efficace per il 75% dei pazienti. Questo nuovo approccio terapeutico è stato subito adottato dal Centro regionale per la fibrosi cistica dell’Azienda ospedaliero universitaria Meyer IRCCS. Attualmente viene somministrato a 220 pazienti, mentre per 10 di loro si continua a utilizzare una molecola già impiegata in passato, ma tuttora efficace. Questa combinazione di tre nuove molecole ha rivoluzionato la vita di queste persone e anche del Centro che, ogni giorno, si occupa di loro. “I risultati sono davvero entusiasmanti – spiega Giovanni Taccetti, responsabile della struttura – basti pensare che molti dei pazienti che abbiamo in cura mi hanno rivelato di ricordare con esattezza solo due date: quella del loro compleanno e quella in cui hanno cominciato il nuovo trattamento”. Purtroppo il beneficio non è per tutti: i nuovi medicinali sono efficaci soltanto su un insieme di mutazioni genetiche tipiche della patologia che coprono, ad ora, il 75% dei soggetti. E per il restante 25% la terapia non funziona. Questo, per il dottor Taccetti, che da anni combatte questa malattia, è un grave cruccio. Ma la speranza, ovviamente, è che la ricerca in futuro possa produrre medicinali in grado di aiutare tutti.
A monitorare l’andamento degli sviluppi più recenti raggiunti dalla ricerca a livello internazionale ci pensa la dottoressa Michela Francalanci, biologa, che si occupa anche del complesso iter burocratico che sta dietro a ogni somministrazione dei nuovi farmaci. “Questo trattamento – spiega la dottoressa – è il primo in grado di agire direttamente sulla malattia poiché va direttamente correggere la funzionalità compromessa di una proteina, mettendola in condizione di lavorare nuovamente in modo efficace”. Per capire la portata rivoluzionaria di questo approccio, basta tornare indietro di qualche anno, quando gli unici farmaci a disposizione per curare le gravi infezioni polmonari a cui frequentemente i pazienti andavano incontro erano gli antibiotici. Adesso i ricoveri ospedalieri sono diminuiti, ma il lavoro da fare per monitorare il decorso dei pazienti è imponente. I controlli vengono fatti ogni tre mesi: bisogna rilevare l’eventuale comparsa di effetti collaterali, registrare i miglioramenti e rinnovare le prescrizioni. “Per continuare a somministrare i farmaci – spiega il dottor Taccetti – si devono monitorare i parametri dei pazienti e dimostrare l’efficacia del trattamento con dati clinici: un grande lavoro burocratico che permette l’erogazione di questi medicinali molto costosi. Siamo però fieri del sistema sanitario che li mette a disposizione gratuitamente”. Quella del Centro regionale per la fibrosi cistica è una grande famiglia dove tutti, operatori e pazienti, si conoscono molto bene: cinque medici, quattro infermieri e il personale di un laboratorio interno interamente dedicato. Quando è necessario, vengono coinvolti anche fisioterapisti e dietiste. Una squadra tutta dedicata a seguire ogni giorno i pazienti che fin dalla nascita hanno ricevuto la diagnosi grazie allo screening neonatale.
La testimonianza di Maria: “Finalmente respiro”. Maria è una delle pazienti storiche del Centro fibrosi cistica del Meyer e per essere curata dai professionisti guidati dal dottor Taccetti deve cambiare regione. Lavora nel mondo della ricerca e conosce bene l’enorme mole di lavoro che sta dietro a ogni passo avanti compiuto dalla scienza: i tentativi a vuoto, i vicoli ciechi e le svolte inaspettate.
Da quando ha assunto il nuovo farmaco, la sua vita è cambiata, in meglio. Quel momento, lo ricorda con incredibile precisione. “Erano le 11.50 del 25 febbraio del 2021 – racconta - mai avrei creduto che dopo quel minuto i miei giorni sarebbero stati stravolti, rivoluzionati, sconvolti. Nelle ore successive alla somministrazione ho avuto una tosse profonda a cavernosa, ma all’indomani, nel pomeriggio, ho smesso di tossire e ho iniziato ad ascoltare il mio respiro. Nessun attrito, nessuna resistenza, nessuna pesantezza, nessun fiatone. L'aria entrava e usciva dai bronchi con una facilità così disarmante che ho capito di non aver mai respirato in vita mia. Non avevo memoria di un respiro così pulito, asciutto, impercettibile, senza rumori. Quando davvero ho percepito la portata degli effetti che il farmaco ha avuto su di me, ho realizzato che la strada è quella giusta. Ci sono riusciti”. Da allora, Maria ha potuto concedersi cose che non erano mai state alla sua portata: una passeggiata senza l’affanno, un viaggio di piacere con i colleghi. “Ringrazio il personale del Centro della Fibrosi cistica per tutto l'impegno e la dedizione con la quale ogni giorno ci dedicano la vostra passione e professionalità. Sono la mia seconda famiglia”.
Fonte: Ufficio Stampa