Elezioni, la candidata Giannì: "Cura del bello per Castelfiorentino. Della destra mi preoccupa quello che non fanno"
Ha da poco compiuto 30 anni Francesca Giannì, quasi un terzo della sua vita l'ha passato lavorando come assessore alla scuola al Comune di Castelfiorentino, mentre gli ultimi due anni ha ricoperto anche la carica di segretaria del Pd locale. Figlia di emigrati siciliani, si dice 'castellana da morire' ed è la prossima candidata per i democratici alla carica di sindaco. L'abbiamo intervistata
Assessore Giannì, come siamo arrivai alla sua candidatura? Ha lavorato dall'interno, essendo anche segretario del Pd locale.
È stato un percorso molto condiviso sia come amministrazione che come partito, anche grazie al mio ruolo di cerniera. Abbiamo raccolto le indicazioni che arrivavano a livello locale anche dalla gente che ci ha chiesto fin da subito di non litigare e di dare una visione unitaria. Ciò non vuol dire non avere divergenze. C'è stato un momento di consultazioni che sono iniziate a inizio luglio e sono concluse 10 giorni fa. C'è stata una commissione consultiva eletta che ha convocato consiglieri, giunta, eletti nel partito (segreterie e direzioni di circolo) e il gruppo allargato del Pd (assemblea comunale, tesserati attivi nel circolo). Sono state chieste idee su persone da valorizzare e un giudizio sulle persone uscenti. Infine nell'assemblea del 4 ottobre è stata confermata la mia candidatura. Il primo mandato sarà quello di dialogare con forze politiche, partiti e civismo dentro il centrosinistra.
Lei è entrata nella prima giunta Falorni nel 2015 dopo le dimissioni del precedente assessore per una vicenda particolare. Era molto giovane, come si è formata poi in questi anni?
Dovevo fare 20 anni quando ho accettato l'incarico da assessore. Ero nel comitato elettorale di Alessio (Falorni, NdR) ma senza velleità. Ero a disposizione, credevo in Castello Lab. Poi è arrivata la proposta che mi ha colto di sorpresa ma che con incoscienza ho accettato. Molte volte la strada è stata in salita, basti pensare solo al periodo del covid, abbiamo dovuto gestire le sofferenze delle famiglie. Tutto sommato però è stato un percorso che mi ha riempito gli occhi. Da giovane castellana ho imparato a conoscere la città con gli occhi dei castellani, a entrare in relazione con tantissime persone e capire che con il mio agire potevo cambiare qualcosa. Non ero nel Pd, poi ho cominciato a fare campagna elettorale e nel 2019 mi sono candidata al Consiglio comunale, volevo una reazione degli elettori sul mio lavoro. C'è stata e sono stata riconfermata, poi c'è stata la candidatura alle regionali 2020, è stata di servizio ma per vedere che Castelfiorentino c'era.
Lei è castellana, ma le sue origini sono del Sud Italia
Sono nata a Empoli come mio fratello, ma i miei genitori sono venuti qui dalla Sicilia, mio padre inoltre è mezzo calabrese. Siamo figli dell'immigrazione degli anni '60, sono venuti qui per lavoro e si sono innamorati di Castelfiorentino. Mi sono sempre sentita castellana da morire. Però ti emozioni sempre a sentire le esperienze dei castellani e a vedergli con gli occhi di chi è arrivato da fuori. Sono la prima persona in politica della mia famiglia, io e mio fratello siamo i primi laureati della famiglia e questo è un fattore di grande orgoglio.
Cosa ha imparato in questi anni con il sindaco e cosa vorrebbe mantenere di quell'approccio?
Ha impostato due mandati con tutta la sua squadra con il contatto dei cittadini, era veramente presente. Durante il periodo covid ogni sera con tutta la giunta si collegava con i castellani, anche solo il far sentire la sua presenza è stato un lavoro difficile. C'è stata una ricucitura con il cittadino. Il tema della politica non brilla per onestà e vicinanza dei cittadini. Ma con lui si sono accorciate le distanze con i cittadini, anche con gli strumenti di comunicazione di oggi. Per il domani sarà una sfida importante mantenere questa capacità di comunicazione umana e fisica. Ritengo Alessio una persona estremamente intelligente e capace.
In questi anni di amministrazione Falorni, com'è cambiata Castelfiorentino? Quali sono le opere più significative realizzate? E quali saranno quelle dei prossimi 5 anni.
Abbiamo raccolto un paese che aveva bisogno di spinte verso ke infrastrutture. Ci sono stati periodi di finanziamenti agganciati molto importanti. Penso alla 429, al cantiere per la ex Montecatini, l'elettrificazione della linea ferroviaria della Firenze-Siena. Castelfiorentino è un comune che ha pochi soldi da spendere per conto proprio. Per deleghe che ho avuto, ritengo che il tema dei servizi sia centrale in futuro.E' cambiata la popolazione e sono cambiate le esigenze. Dobbiamo continuare per la cura del bello e per il senso dell'estetica. L'estetica è un valore che fa crescere i bambini in modo migliore, lo abbiamo applicato nelle scuole e ora dobbiamo portarlo alla città. Aggiungo anche il tema della sicurezza e quello della giustizia sociale, non possiamo trascurarli, incidono sempre di più su chi ha di meno. Abbiamo dovuto gestire episodi spiacevoli, parlo degli ultimi fatti di cronaca. Dovremo inventare soluzioni nuove per la tenuta sociale della città.
Il centrodestra ha fatto una lunga battaglia sulla sicurezza. Come fa il centrosinistra a convincere un elettore che la sua ricetta sul tema è quella vincente?
Parliamo di un tema estremamente difficile che presta il fianco a speculazioni ideologiche, sia a destra che a sinistra, colpisce l'intimo delle persone. Abbiamo fatto un grosso lavoro con il comitato ordine e sicurezza, la prefettura e le forze dell'ordine. Ricordo la raccolta firme lanciata alcuni anni fa, parlavamo di uomini sul territorio, certezza della pena e politiche carcerarie. In parte possiamo intervenire come amministrazione, in parte a livello politico. Il tema della sicurezza privata lo facciamo ma a malincuore, dovrebbe essere un servizio garantito dallo Stato come scuola e sanità. Per riappropriarsi della città, abbiamo lavorato anche su eventi così che i cittadini possano sentirsi padroni di Castelfiorentino. Lo dico anche da donna, è un'esigenza che sentiamo molto di più quella di poter camminare per strada a ogni ora del giorno e della notte e sentirsi sicure. Vogliamo implementare il presidio sulla stazione ferroviaria e aumentare controlli su attività commerciali e abitazioni, per la regolarità di residenza e delle utenze.
Ci sono stati dei temi più complessi e divisivi a Castelfiorentino, penso a quello del forno crematorio a Cambiano e quello che, di rimbalzo, tocca la vostra città ma ha creato disagi alle vicine frazioni di Fontanella e Sant'Andrea, parlo del raddoppio ferroviario.
Ci vuole comprensione per le vicende personali delle persone. non mi sentirò mai di condannare chi avrà cose negative dalla realizzazione dell'opera come il raddoppio ferroviario. Il passaggio successivo è capire che interessano il resto della comunità. Penso ai pendolari che sanno quando partono e non quando arrivano. Chi verrà coinvolto dirà che non c'è stata abbastanza dialogo, forse è anche vero. Noi faremo ascolto, non smentiremo quello che è stato fatto finora, ma creare divisioni non fa bene al paese. Vediamo su cosa si può ancora agire per realizzare grandi opere con minore sofferenza per questi individui. Il confronto può permettere di conoscere le esigenze personali. Ci sono state tematiche con uno scontro amaro con la cittadinanza, dobbiamo cercare sempre il dialogo anche quando il dialogo non arriva dall'altra parte.
Il Pd a livello locale rimane forte a Castelfiorentino e nella Valdelsa. Come può mantenere questa forza nei prossimi anni?
C'è un motivo se il Pd vince sul nostro territorio, è che non si è mai staccato dalla gente. Nonostante le difficoltà, il partito è molto aperto, inserito nel tessuto associativo. Risente delle dinamiche nazionali ma ha predicato sempre l'unità. C'è un detto tra noi: "Prima Castelfiorentino, poi il partito e poi i destini personali". Se ti scontri sugli aspetti di corrente, viene sempre meno questo aspetto. Non vedo quasi sempre questa visione nei partiti nazionali. Bisogna credere nell'ideale e non nella singola persona. Se facciamo così siamo vincenti. Un altro aspetto è parlare un linguaggio per tutti. Non bisogna parlare alla pancia, ma nemmeno fargli una lezione.
Al governo c'è Fratelli d'Italia e Giorgia Meloni. Il centrodestra a livello nazionale la preoccupa?
Sul governo di destra mi preoccupa quello che non fanno. Non voglio dipingere l'avversario come un mostro. Ma non ci sono atti di rilevanza politica. Ci sono in ballo i rifinanziamenti per molte misure, è calato il potere d'acquisto per i cittadini. Vorrei capire qual è la ricetta dell'attuale governo, cosa si pensa di fare su alcuni interventi o grosse questioni che affliggono l'Italia.
Quali sono i prossimi appuntamenti a livello di partito e come sono strutturati i dialoghi con le altre forze politiche?
Avviamo una prima fase di consultazione esterna al partito con partiti e forze civiche. La mia candidatura non è univoca al partito, ma è di un gruppo. Penso di ricostruire un contenitore allargato dove tutti si possono sentire liberi e a casa, al di là dell'appartenenza partitica. Conosco chi ha votato con tranquillità noi nonostante un'appartenenza di altri partiti. Vedremo come uscire con il vero lancio di candidatura e coprogettazione di programma elettorale.
Ultima domanda: un tema su cui puntare nei prossimi anni, su quello che c'è da fare. Magari potrebbe essere qualcosa che non è riuscita a realizzare nel corso di questi anni.
Il mio più grande cruccio è il tema dei servizi alla prima infanzia. Vedo tanti giovani genitori in difficoltà, si sentono soli, vorrebbero supporto da amministrazione e dallo Stato. Avevamo un nido quasi al completo, abbiamo implementato i posti che potevamo, avevamo vinto un bando per la ricostruzione del nido che possa portare i posti da 65 a 72, il numero massimo secondo la legge regionale, ma ho liste d'attesa lunghissime. Il mio cruccio non aver potuto fare di più a causa delle risorse economiche nel nostro paniere.
Elia Billero