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La vita di un circolo Arci, la burocrazia esasperata strozza il volontariato

"La riforma del Terzo Settore ha cambiato vita del volontario in vita di un commercialista, che ora è più impegnato a mandare documenti a uffici e ministeri invece che fare qualcosa per la collettività. Questo rischia di annientare il volontariato nelle comunità".

La presidente dell'Arci Empolese Valdelsa Chiara Salvadori commenta così il tratto principale che sta caratterizzando la vita all'interno dei 70 circoli degli 11 comuni. Una fotografia non omogenea, che per alcune realtà ha portato il post-covid a una rinascita in tutto e per tutto, mentre ad altre sta dando più fatiche.

"Il covid non ha aiutato, ma le difficoltà stavano venendo fuori già da prima. La riforma del Terzo Settore è entrata in vigore nel 2018, nella pratica solo dallo scorso anno. E ha portato una difficoltà a livello di burocratizzazione. Il volontario non vuole compilare carte dalla mattina alla sera. Questo poi si inserisce in un momento di crisi della partecipazione nelle realtà associative, che non riguarda solo l'Arci, ma tutto il terzo settore".

Questa difficoltà esiste anche a livello economico?
"Per ora i circoli agiscono ancora nel regime fiscale agevolato della legge 398 del 1991. Quando verranno emanate le circolari fiscali vedremo come cambierà il punto".

Nel frattempo i circoli cercano di reinventarsi: "Fino a 10 anni fa bastava la sala da ballo per andare avanti, ora penso che quella stanza può essere trasformata in altro utilizzo. Stiamo ampliando percorsi di ascolto per capire i bisogni delle famiglie e dare risposte diverse. Abbiamo avuto progetti con la Società della Salute che sfociano in punti di prossimità del territorio".

A Empoli, nella frazione di Cortenuova, il circolo locale ammette le difficoltà di dover gestire i servizi di somministrazione (bar e pizzeria) solo con il volontariato e lancia il bando per la gestione da affidare a terzi. Non è l'unico ad averlo fatto, ma a volte si sono verificati casi opposti, dove la dirigenza del circolo riprende in mano il servizio.

Roberto Iallorenzi, presidente del circolo di Cortenuova, spiega la propria situazione: "La burocrazia è tale che le forze per il volontariato sono poche. Dopo due anni di covid, stavolta diamo la gestione mantenendo comunque le attività sociali, dove convoglieremo tutte le nostre forze. Solleviamo il nostro impegno sulla somministrazione, che è stata fondamentale per mantenere le attività sociali. Le associazioni reinvestono quello che ottengono dal commerciale per le attività senza le quali morirebbe la socialità. Chi ha l'immobile di proprietà deve anche gestire le spese della manutenzione straordinaria, il nostro risale al 1955 e ha bisogno di manutenzione".

Insomma, una sofferenza continua: "Una realtà di circolo non può fare profitti, spende tutto per mantenere la socialità, può dare qualche rimborso ai volontari ma è come se tu andassi a fare attività in un ente di soccorso. Ora bisogna fare un bilancio come se il circolo fosse un'azienda. È fattibile con un esperto, ma ha un costo. E si spende anche per formare volontari, tipo per il corso Haccp. E le agevolazioni sono irrisorie, un'azienda scarica l'Iva mentre come Aps (associazione di promozione sociale) non è possibile".

Elia Billero

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