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"Non privatizziamo l'acqua": l'appello dell'ex sindaco Varis Rossi

Varis Rossi

Un’ultima parola. Non privatizziamo la gestione dell’acqua.

Mi rivolgo ai Sindaci dell’Empolese Valdelsa per nascita e appartenenza a questa terra dove l’Arno accoglie l’Elsa. Mi rivolgo alle donne ed agli uomini del PD una organizzazione che ancora tiene più che in altre parti.

Siamo alla scadenza dei consigli comunali e 10 su 11 vedranno donne e uomini al primo mandato sindacale. Un rinnovamento sostanziale. Consuntivi e programmi venturi. Un decennio di realizzazioni fatte e di servizi faticosamente mantenuti ed incrementati. Una cifra amministrativa che non ha smarrito che ci sono i problemi, ma soprattutto ci sono le persone da ascoltare e servire. Ma ci sono due macigni nella sindacatura che si concluderà nel 2024. Il primo, il gassificatore che è stato bloccato dal movimento popolare e scancellato dalla Sindaca Brenda Barnini per presa coscienza che non era il caso. Il secondo macigno è la Multiutility verso cui voi, donne e uomini del PD, state correndo, raccontando una storia futura di grandi vantaggi.

Fermiamoci all’acqua.

Con la quotazione in borsa della società, realizzata con un aumento di capitale, si apre la possibilità di finanziare i nuovi investimenti oltre che con il finanziamento proprio anche con il nuovo capitale sociale che deriva dalla sottoscrizione da parte dei nuovi soci.

La decisione di finanziare gli investimenti con la quotazione in borsa introduce nuovi vincoli per la società. Poiché la società deve mantenere un’adeguata remunerazione agli investitori, pena il deprezzamento del valore del titolo.

Le scelte dell’azionista pubblico nella gestione della società e delle sue politiche tariffarie e in generale su tutte quelle politiche che potrebbero trasferire valore all’utente sono quindi limitate dall’aspettativa di rendimento delle azioni sottoscritte in borsa. La Borsa sostituisce il cittadino, l’utente è prezioso perché alimenta le entrate, questa è la sua centralità.

La principale guida nella gestione della società sarà il rendimento e la creazione di valore per l’azionista. Saranno quindi limitate tutte quelle iniziative che il socio pubblico potrebbe prendere per restituire valore all’utente.

La quotazione in borsa e il rendimento delle azioni sono legati al volume di utili realizzato dalla gestione. Utili che sono legati al rendimento assicurato dalla tariffa. La tariffa riconosce al gestore un rendimento teorico legato al volume degli investimenti realizzati.

La remunerazione dell’investimento avviene attraverso due componenti: il costo del debito e il costo del capitale della società (patrimonio netto). Il costo del debito è inferiore al costo del capitale della società in ragione del minor rischio in caso di fallimento. In quel caso sono i soci gli ultimi a recuperare il valore del capitale se ne rimane.

Ricorrere al finanziamento attraverso la quotazione in borsa ha un costo più elevato per compensare il rischio degli azionisti. Ma quanto rischio c’è per gli investitori nei settori regolati come acqua e rifiuti?

A chi li attribuisce il regolatore, ovvero chi se ne deve far carico l’impresa o l’utente. I rischi principali in questi settori, il cui mercato è un monopolio in cui il gestore non ha concorrenti, sono i rischi di avere minori ricavi per diminuzione dei consumi, avere degli incrementi nei costi d’investimento, avere un livello elevato di mancati pagamenti da parte degli utenti. Ebbene il regolatore per diminuire i rischi a carico di chi realizza gli investimenti ha trasferito tutti questi rischi in capo all’utente attraverso la tariffa. Se ci saranno diminuzioni dei volumi venduti la tariffa li conguaglierà, se ci saranno variazioni nei costi di investimento previsti, la tariffa li riconoscerà comunque con adeguati incrementi tariffari, se ci sarà un elevato livello di morosità ne trasferisce in anticipo un valore standard. Con questa struttura di regolazione i rischi in capo al gestore e quindi al suo azionista sono notevolmente ridotti rispetto alle imprese che operano sui mercati concorrenziali.

Si ricorre alla quotazione in borsa per trovare azionisti che siano disponibili a sostenere un rischio per un’adeguata remunerazione e per questo l’utente sostiene un costo del capitale maggiore. E tutto questo in un settore dove il regolatore ha consapevolmente ridotto il rischio per favorire l’investimento.

Tutto questo significa abbandonare un governo pubblico dell’acqua. Vuol dire acqua privata. Vuol dire considerare anche l’acqua come una merce e non come un bene comune da tutelare e proteggere.

Non so se tutto questo aiuterà a farvi venire donne e uomini del PD qualche dubbio, qualche ripensamento. Speriamo. Ma in questi anni su queste tematiche è mancata la vostra parola.

Altri mentendo la promessa di una ripubblicizzazione dell’acqua hanno parlato per voi. È un tempo questo che richiede serietà a tutti. Noi cerchiamo di farlo, sperando di non restare soli. A disposizione del confronto.

Varis Rossi, ex sindaco di Empoli

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