gonews.it

Strage di Castello, commemorazione al Quartiere 5

Si è svolta, presso l’istituto farmaceutico militare in via Reginaldo Giuliani la commemorazione della strage di Castello.

“Il 5 agosto del 1944 il capitano Kuhne dell’esercito nazista – ha ricordato la presidente della Commissione Politiche per la promozione della legalità e della sostenibilità urbana, vita notturna, smart city, decentramento, rapporti con i quartieri, città metropolitana Alessandra Innocenti – dette l’ordine di fucilare dodici italiani come rappresaglia per rispondere al ferimento di un soldato tedesco. Un’atroce e vile strage avvenuta a 6 giorni della liberazione di Firenze. Nel mese di agosto purtroppo i nazifascisti si accanirono, uccidendo sempre più persone. Ma la strage di Castello fu un crimine di guerra vigliacco, senza attenuanti, eseguito solo per rappresaglia. 12 civili fucilati nel cortile, presi nei sotterranei dell’istituto farmaceutico militare, che era adibito a rifugio per ripararsi dai bombardamenti. Il più giovane aveva appena 16 anni e il più anziano, per modo di dire, solo 55. In quegli anni furono calpestati i diritti umani, il rispetto e la libertà fino ad arrivare anche alla vita delle persone. Avvenimenti violenti e tragici – ha continuato la presidente Innocenti – che dobbiamo mantenere vivi, e ringrazio le varie associazioni da Anpi, Aned, all’associazione vittime civili di guerra, all’Istituto storico Toscano della Resistenza che, oltre a raccontarci la storia, svolgono una ricerca capillare e sempre più approfondita su questi fenomeni di fascismo che purtroppo si sono riaffacciati in maniera sempre più incalzante e sono spesso sottovalutati, che si manifestano con violenza, intolleranza ed odio, fomentati da simboli e parole, basti pensare allo scorso e recente episodio avvenuto al Liceo Michelangelo. Troppe volte in questi ultimi tempi, viene cercato di riscrivere la storia, con un ingiustificato revisionismo

Poi un grazie alle testimonianze dei familiari, perché loro pur dovendo sopportare il dolore, hanno saputo conservare vivo il ricordo, impedendo di perdersi nell’oblio, trasmettendo con i loro racconti grandi emozioni che noi tutti dobbiamo custodire. Storie anche personali che ci sono state donate per creare una vicinanza e per sollecitare una presa di coscienza collettiva mantenendo un legame stretto tra memoria ed impegno civico.

La memoria è un’esperienza che si nutre del dolore e che si apre alla speranza, perché desideri e attese di cambiamento non si alimentano solo di futuro, ma anche del passato, delle cose che sono state e che si sono vissute, la memoria non deve essere considerata una cassaforte da aprire solo in alcuni momenti, ma deve essere attiva appunto per creare un processo per ricostruire il passato, affrontarlo con impegno per stimolare un senso civico, sia individuale che collettivo.

Chi avrebbe creduto possibile che la storia oramai passata da 80 anni si ripresentasse? Sono troppi i Paesi, in ogni parte del mondo, che vivono con guerre che vedono soffrire o morire per lo più civili, e allora dobbiamo necessariamente continuare senza stancarci a raccontare quello che le tante donne, tanti bambini e tanti uomini hanno vissuto e lo dobbiamo fare soprattutto attraverso cultura ed istruzione, per far sì che azioni di discriminazioni, di soprusi, non esistano più.

La società che vorremmo deve basarsi su valori fondamentali come ci ricorda la nostra Costituzione, come la dignità umana, la pace, il rispetto e la libertà di pensiero e solo noi dobbiamo avere la volontà di far sì che si attuino questi principi.

Faremo di tutto, affinché negli anni a venire – conclude la presidente Alessandra Innocenti – questa commemorazione venga mantenuta per ricordare questi uomini, con rinnovato spirito.

Quindi ci riproponiamo di ritrovarsi il prossimo anno sempre qui. La memoria deve essere come un vaccino contro l’indifferenza come ci ricorda spesso la senatrice Liliana Segre. Un ultimo pensiero va a al partigiano Leandro Agresti che ci ha lasciato, esattamente il 18 luglio e che, con coraggio e voglia di giustizia, ha rischiato la vita per poterci rendere più liberi”.

Fonte: Comune di Firenze - Ufficio Stampa

Exit mobile version