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Antonio Vassallo, fotografo della strage di Capaci, racconta la drammatica esperienza

Il Comune di San Casciano in Val di Pesa continua a tenere alta la bandiera della Memoria e a ricordare le vittime della strage dei Georgofili in occasione del suo trentesimo anniversario, e di tutte le stragi, con un evento speciale organizzato ieri sera nell'arena entro le mura, appuntamento che rientra nella ricca programmazione estiva "Effetto Notte".

Ancora un momento di condivisione per alzare un coro di voci, pensieri e riflessioni a sostegno della cultura della legalità e commemorare la famiglia originaria de la Romola Fabrizio Nencioni, Angela Fiume, le piccole Nadia e Caterina e lo studente Dario Capolicchio, vittime dell’attentato terroristico di Cosa Nostra avvenuto nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993. Un parterre di ospiti illustri, invitato dall’amministrazione comunale, ha offerto al pubblico, accorso numeroso all’iniziativa, l’opportunità di confrontarsi sui temi della partecipazione, della responsabilità civica, della democrazia e soprattutto delle azioni finalizzate alla lotta contro le mafie.

“Un percorso che dobbiamo realizzare a tutti i livelli, nella nostra quotidianità – ha commentato il sindaco Roberto Ciappi - sul posto di lavoro, a scuola, nelle realtà associative, nella sfera sociale attraverso la continua ricerca della verità, la conoscenza dei fatti, l’educazione alla legalità tesa a coinvolgere le nuove generazioni e la costruzione di una rete sociale unita e coesa invitata a prendere parte, ad aver cura e a non restare indifferente”. L’occasione di riflessione è nata dall’incontro e dal dialogo tra diversi percorsi di vita che ieri sono confluiti nell’evento “La cultura della legalità: un valore universale condiviso”.

Ospite d’eccezione Antonio Vassallo, giunto da Capaci a San Casciano per raccontare la sua intensa esperienza di testimone della strage del 23 maggio 1992 che causò la morte del magistrato Giovanni Falcone. Vassallo, 24enne, fu il primo reporter a recarsi sul luogo dell’attentato terroristico di stampo mafioso e a scattare le immagini che ritraevano le gravi conseguenze dell’esplosione. Insieme a Vassallo hanno dato il loro prezioso contributo Daniela Chironi, ricercatrice della Scuola Normale Superiore di Pisa e autrice del libro “Le bombe del ‘93” e Santo Papaleo, autore del volume “U zu Rafaele”, in cui è riportata l’esperienza dai tratti biografici di un giovane che vive e respinge il contesto calabrese intaccato dalla presenza della ‘ndrangheta. La serata ha visto l’intervento del sindaco Roberto Ciappi e dell’assessore alla legalità Ferdinando Maida.

“Ho trovato un’accoglienza straordinaria – ha rilevato Antonio Vassallo – nella sensibile comunità sancascianese che avevo già conosciuto in occasione di un incontro avvenuto nelle scuole nell’ambito di un progetto sul tema della legalità, non dobbiamo fermarci di fronte alla necessità di ricordare, diffondere e promuovere la conoscenza di ciò che è stato, coltiviamo partecipazione, conoscenza, coinvolgimento soprattutto nelle nuove generazioni, io lo faccio da tanti anni ormai, da quando mi sono reso conto che parlare, ricordare è un dovere civico, un bisogno sociale, una necessità irrinunciabile. Diversamente chiudersi nel silenzio è come continuare a far sanguinare a tenere aperta quella drammatica ferita che ha cambiato la storia del nostro paese”. All’iniziativa hanno preso parte i familiari delle vittime della Strage dei Georgofili, il comandante della Stazione dei Carabinieri di San Casciano in Val di Pesa Maurizio Neri e il consigliere regionale Massimiliano Pescini. La testimonianza di Antonio Vassallo è stata supportata da un’emozionante carrellata di immagini e video, originali e ricostruire, che hanno fatto rivivere al pubblico i drammatici momenti della Strage di Capaci, seguita 57 giorni dopo, il 19 luglio 1992, dall’altro grave attentato compiuto a Palermo in via D’Amelio da Cosa Nostra per togliere la vita al magistrato Paolo Borsellino.

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