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Vent'anni dall'intitolazione del Giardino Caponnetto, Giani: "Coltivare la memoria è un dovere"

Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha partecipato oggi pomeriggio al Lungarno del Tempio a Firenze alla piccola cerimonia in occasione dei venti anni dell’intitolazione del Giardino al magistrato e creatore del pool antimafia, Antonino Caponnetto.

"La giornata di oggi – ha ricordato il presidente Giani – mi richiama alla mente che venti anni fa ero qui, per partecipare, allora nelle vesti di assessore alla toponomastica del Comune di Firenze, all’intitolazione di questo giardino. Sono quindi particolarmente orgoglioso di celebrare nel ventennale, questa doverosa intitolazione. La giudico doverosa perché è un dovere civile e morale per le istituzioni, coltivare la memoria e onorare personaggi come Antonino Caponnetto che ebbe la lungimiranza e al tempo stesso la determinazione di creare quel gruppo di giovani magistrati che tanti risultati ha raggiunto nella lotta alla criminalità mafiosa. È in occasioni come questa che ci piace riaffermare che lo Stato ha e mantiene la sua presenza e la sua supremazia su tutte le organizzazioni criminali. La giornata di oggi è doppiamente significativa perché cade, e non a caso, nel giorno in cui commemoriamo la barbara uccisione del giudice Paolo Borsellino, che insieme ad Antonino Caponnetto e a Giovanni Falcone va considerato un eroe da ricordare e un esempio da indicare a tutti coloro, in primo luogo ai giovani, che credono nello Stato e nella Giustizia".

Alla cerimonia era presente anche il presidente della Fondazione Antonino Caponnetto, Salvatore Calleri.

"Siamo qui – ha detto Calleri – per ricordare in modo silenzio e rispettoso sia Paolo Borsellino che il suo maestro, Antonino Caponnetto. Dalla sua vita ci vengono tre lezioni: che la lotta alla mafia è necessario sia unita nella diversità. Il fronte pro mafia è forte trasversale e ben introdotto in tutta la società. Non facilitiamolo con le nostre divisioni e contrastiamolo in modo forte e trasversale a prescindere dalle idee politiche. Che i paletti antimafia non si toccano. Le norme nascono dal sangue delle vittime. Nessun indietreggiamento sarà da noi tollerato. E infine la terza lezione: la lotta alla mafia 5.0 deve annusare la mafia per trovarla e combatterla nelle sue nuove forme ed evoluzioni italiane e straniere, arcaiche e moderne, finanziarie ed agricole, aumentando la qualità delle azioni di prevenzione".

Fonte: Regione Toscana - Ufficio stampa

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