Premio Pozzale, la 70esima edizione va a Silvia Ballestra, Maria Grazia Calandrone e Igiaba Scego
Scrittrici ancora una volta assolute protagoniste al ‘Premio letterario Pozzale Luigi-Russo’. La 70esima edizione vede vincitrici Silvia Ballestra, Maria Grazia Calandrone e Igiaba Scego. Un 'podio' quindi tutto al femminile per il più importante riconoscimento culturale della città di Empoli.
La giuria del premio, composta da Roberto Barzanti, Matteo Bensi, Giuliano Campioni, Laura Desideri, Giuseppe Faso, Alfonso Maurizio Iacono, Giacomo Magrini, Cristina Nesi, Evelina Santangelo, Alessandra Sarchi e Virginia Tonfoni, si è riunita il 3 luglio 2023 per individuare i tre libri vincitori della settantesima edizione tra i sedici titoli in concorso segnalati, come da regolamento, dai giurati e dai membri del comitato organizzatore. I LIBRI VINCITORI – Dopo un confronto attento gli undici giurati hanno scelto e svelato i nomi delle vincitrici: Silvia Ballestra, La Sibilla. Vita di Joyce Lussu (Editori Laterza, 2022); Maria Grazia Calandrone, Dove non mi hai portata. Mia madre, un caso di cronaca (Einaudi, 2022) e Igiaba Scego, Cassandra a Mogadiscio (Bompiani, 2023). Le autrici saranno presenti alla cerimonia di assegnazione del premio che si terrà a Empoli sabato 2 dicembre 2023. LA GIURIA POPOLARE - Conclusi i lavori della giuria, la parola passa adesso alle lettrici e ai lettori: a loro spetta il compito di assegnare la menzione speciale ‘Selezione dei lettori’ che sarà consegnata all'autrice vincitrice, in occasione della cerimonia di premiazione. I cittadini che vogliono votare il proprio libro preferito fra i tre vincitori possono indicare la loro preferenza sul sito web del Premio Pozzale, www.premiopozzale.it. Si può partecipare alla giuria popolare fino al 19 novembre 2023, anche inserendo una propria recensione. LE LIBRERIE CITTADINE – Continua la collaborazione fra le tre librerie cittadine e il Premio Pozzale: dopo aver dedicato spazio in negozio e online alla promozione dei sedici titoli in concorso, in questa seconda fase le librerie NessunDove, Rinascita e La San Paolo Libri & Persone promuovono e sostengono la lettura dei tre libri vincitori e la partecipazione alla giuria popolare con uno sconto immediato sull’acquisto dei libri vincitori del Premio e un gadget omaggio ai partecipanti alla giuria popolare. Chi voterà il proprio libro preferito tramite il sito del Premio riceverà per mail un coupon da presentare nelle librerie, che darà diritto a ricevere l’omaggio. Sarà possibile votare anche direttamente nelle librerie cittadine o presso la biblioteca comunale. Libreria NessunDove, Piazza Farinata degli Uberti 18 Libreria Rinascita, Via Ridolfi 53 e Centro*Empoli, Via R. Sanzio 199 Libreria La San Paolo libri & persone, Via del Giglio 53 Biblioteca comunale Renato Fucini, Via Cavour 36. I PROSSIMI APPUNTAMENTI – Nei prossimi mesi, insieme alla biblioteca comunale Renato Fucini e con la collaborazione delle librerie cittadine, il comitato organizzatore promuoverà iniziative, incontri con l’autore e attività, con il supporto anche dei circoli di lettura e delle scuole superiori, per far conoscere più da vicino i libri vincitori. I TRE LIBRI VINCITORI Silvia Ballestra, La Sibilla. Vita di Joyce Lussu, Editori Laterza, 2022 Lungo tutto il secolo breve, una donna bellissima e fortissima pensa, scrive, agisce, lotta. Viaggia prima per studio, poi attraversando fronti e frontiere dell’Europa occupata dai nazifascismi: Parigi, Lisbona, Londra, Marsiglia, Roma, il Sud dell’Italia dove sono arrivati gli Alleati. Documenti falsi, missioni segrete, diplomazia clandestina. Joyce, insieme al marito Emilio Lussu e ai compagni di Giustizia e Libertà, sostenuta nelle sue scelte dalla sua famiglia di origine, è in prima linea nella Resistenza. Poetessa, traduttrice, scrittrice, ha sempre coniugato pensiero (prefigurante, modernissimo) e azione. Azione che prosegue nel dopoguerra con la ricerca di poeti da tradurre per far conoscere le lotte di liberazione degli altri paesi, in particolare dell’Africa e del Curdistan. Nazim Hikmet, Agostinho Neto, i guerriglieri di Amílcar Cabral che compongono canti di lotta durante le marce, sono alcuni degli autori che Joyce ‘scopre’ e propone attraverso traduzioni rivoluzionarie. Rievocando le scelte, gli incontri, le occasioni, ripercorriamo l’esistenza di questa donna straordinaria (laica, cosmopolita, ‘anglo-marchigiana’) e il suo essere, da sempre, riferimento per molte donne e molti giovani. Maria Grazia Calandrone, Dove non mi hai portata. Mia madre, un caso di cronaca, Einaudi, 2022 Quando Lucia e Giuseppe arrivano a Roma è l'estate del 1965. Hanno con sé la figlia di otto mesi, sono innamorati, ma non riescono a liberarsi dall'inquietudine che prova chi è braccato. Perché Lucia è fuggita da un marito violento che era stata costretta a sposare e che la umiliava ogni giorno, e ha tentato di costruirsi una nuova vita proprio insieme a Giuseppe. Per la legge dell'epoca, però, la donna si è macchiata di gravi reati: relazione adulterina e abbandono del tetto coniugale. Prima di scivolare nelle acque del Tevere in circostanze misteriose, la coppia lascia la bambina su un prato di Villa Borghese, confidando nel fatto che qualcuno si prenderà cura di lei. Più di cinquant'anni dopo quella bambina, a sua volta diventata madre, si mette in viaggio per ricostruire quello che è davvero successo ai suoi genitori. Come una detective, Maria Grazia Calandrone ricostruisce la sequenza dei movimenti di Lucia e Giuseppe, enumera gli oggetti abbandonati dietro di loro, s'informa sul tempo che impiega un corpo per morire in acqua e sul funzionamento delle poste nel 1965, per capire quando e dove i suoi genitori abbiano spedito la lettera a «l'Unità» in cui spiegavano con poche parole il loro gesto. Dopo Splendi come vita, in cui l'autrice affrontava il difficile rapporto con la madre adottiva, Dove non mi hai portata esplora un nodo se possibile ancora più intimo e complesso. Indagando la storia dei genitori grazie agli articoli di cronaca dell'epoca, Calandrone fa emergere il ritratto di un'Italia stanca di guerra ma non di regole coercitive. Un Paese che ha spinto una donna forte e vitale a sentirsi smarrita e senza vie di fuga. Fino a pagare con la vita la sua scelta d'amore. Igiaba Scego, Cassandra a Mogadiscio, Bompiani, 2023 A Roma, il 31 dicembre 1990, una sedicenne si prepara per la sua prima festa di Capodanno: indossa un maglione preso alla Caritas, ha truccato in modo maldestro la sua pelle scura, ma è una ragazza fiera e immagina il nuovo anno carico di promesse. Non sa che proprio quella sera si compirà per lei il destino che grava su tutta la sua famiglia: mentre la televisione racconta della guerra civile scoppiata in Somalia, il Jirro scivola dentro il suo animo per non abbandonarlo mai più. Jirro è una delle molte parole somale che incontriamo in questo libro: è la malattia del trauma, dello sradicamento, un male che abita tutti coloro che vivono una diaspora. Nata in Italia da genitori esuli durante la dittatura di Siad Barre, Igiaba Scego mescola la lingua italiana con le sonorità di quella somala per intessere queste pagine che sono al tempo stesso una lettera a una giovane nipote, un resoconto storico, una genealogia familiare, un laboratorio alchemico nel quale la sofferenza si trasforma in speranza grazie al potere delle parole. Parole che, come un filo, ostinatamente uniscono ciò che la storia vorrebbe separare, in un racconto che con il suo ritmo ricorsivo e avvolgente ci svela quanto vicende lontane ci riguardino intimamente: il nonno paterno dell’autrice, interprete del generale Graziani durante gli anni infami dell’occupazione italiana; il padre, luminosa figura di diplomatico e uomo di cultura; la madre, cresciuta in un clan nomade e poi inghiottita dalla guerra civile; le umiliazioni della vita da immigrati nella Roma degli anni novanta; la mancanza di una lingua comune per una grande famiglia sparsa tra i continenti; una malattia che giorno dopo giorno toglie luce agli occhi. Come una moderna Cassandra, Igiaba Scego depone l’amarezza per le ingiustizie perpetrate e le grida di dolore inascoltate e sceglie di fare della propria vista appannata una lente benevola sul mondo, scrivendo un grande libro sul nostro passato e il nostro presente, che celebra la fratellanza, la possibilità del perdono, della cura e della pace. LA STORIA DEL PREMIO – Giunto questo anno alla 70a edizione, il Premio nasce nel 1948 per volontà della sezione del Partito Comunista della frazione di Pozzale, nell'ambito della festa della stampa comunista. Trova le radici nei valori della Resistenza auspicando l'incontro tra intellettuali e lavoratori, un simbolo della volontà di ripartire socialmente e culturalmente dopo i dolori e la distruzione della Seconda Guerra Mondiale. Il premio ha un suo comitato organizzatore e una giuria che fin dagli inizi ha visto come componenti intellettuali di grande livello, da Romano Bilenchi e Sibilla Aleramo a Cesare Luporini, da Silvio Guarnieri a Cesare Garboli. Luigi Russo ne ha fatto parte dal 1952. Dopo la sua morte, avvenuta nel ’61, per l'affetto e la partecipazione che il critico aveva dimostrato verso questa istituzione e la sua gente, il Premio viene a lui intitolato: Pozzale-Luigi Russo.Fonte: Comune di Empoli - Ufficio Stampa