Agricoltura, l’allarme delle centrali cooperative toscane: "Interi mestieri a rischio abbandono"
Allarme per interi mestieri a rischio abbandono, preoccupazione per la centralizzazione dello sviluppo rurale presente nella nuova programmazione, necessità di sostegno alle aggregazioni, contrasto a tutto quello che “si toglie all’agricoltura” in una regione che produce “solo il 18% di quel che mangia, e genera soltanto l’1% della produzione ortofrutticola italiana”.
Sono alcune delle richieste che i cooperatori toscani rivolgono al Governo e alla Regione Toscana e che Massimo Carlotti, in rappresentanza delle tre centrali cooperative toscane - Legacoop Toscana Dipartimento Agroalimentare e Pesca, Fedagripesca Confcooperative Toscana e Agci Agrital - ha avanzato oggi a Firenze nel suo intervento alla Conferenza regionale dell’agricoltura e dello sviluppo.
“Temiamo un ritorno ad epoche che non hanno fatto bene all’agricoltura italiana – ha detto il responsabile del Dipartimento Agroalimentare e Pesca di Legacoop Toscana Massimo Carlotti evidenziando i rischi di una eccessiva centralizzazione -. Gli interventi di sostegno al settore vanno costruiti basandoci sulla conoscenza dei territori, delle produzioni e delle strutture delle aziende agricole presenti”.
Secondo le tre centrali cooperative in Toscana interi mestieri come la pastorizia, la zootecnia, sono a fortissimo rischio di abbandono: si fa fatica a trovare latte ovino toscano e i capi di bestiame sono quasi scomparsi, ma i fenomeni di scarsa imprenditorialità toccano anche coltivazioni a maggior valore aggiunto, come il florovivaismo. Anche la tenuta socio-economica del comparto pesca è a rischio.
“Dobbiamo fare tutto il possibile per ricercare nuova imprenditorialità, e senza dubbio serviranno braccia, gambe e teste nuove anche da altri parti del mondo”, ha detto Carlotti nel suo intervento.
Le tre centrali cooperative chiedono che si apra una vera stagione di sostegno alle aggregazioni, a partire dalle OP (le organizzazioni di produttori) con linee di finanziamento indirizzate al rafforzamento delle filiere, alla crescita dimensionale e commerciale e ritengono che i numeri necessari per costituire una OP siano ancora troppo bassi e non utili a rafforzare la competitività.
C’è poi il tema della sovranità: “Continuiamo a mettere barriere per quelli che stanno fuori dal nostro campo, migranti o meno che siano, per poi lamentarsi che non abbiamo la forza per raccogliere i prodotti – ha detto Carlotti -. Per far funzionare economicamente i nostri campi e rendere i prodotti sempre più sostenibili, buoni e disponibili per tutti non basta il certificato di residenza, ci vogliono le persone e gli strumenti innovativi: da soli non si può fare”.
Altro tema chiave è quello dei cambiamenti climatici. Per le tre centrali cooperative occorre garantire l’accesso all’acqua, andando avanti con rapidità sul piano invasi e “senza farsi illudere da una primavera eccezionalmente piovosa”. E poi investire di più in agricoltura di precisione e sostenere lo sviluppo delle protezioni colturali e delle serre.
I cooperatori toscani giudicano anche inaccettabili normative che limitano a periodi ristrettissimi l’accesso ai boschi per lavorare, con costi e procedure burocratiche crescenti. “Il territorio manutenuto è un territorio lavorato! Senza lavoro nelle nostre montagne – ha affermato Carlotti - rischiamo che ci vengano addosso, e a volte non basta nemmeno quello, come abbiamo visto anche nella Romagna Toscana, dove le nostre cooperative forestali si sono messe gratuitamente a disposizione degli enti locali e della popolazione”.
“Il tema della sostenibilità ambientale - dice il presidente di Fedagripesca Toscana Fabrizio Tistarelli - non è più rinviabile, anche perché è legato a doppio filo a quella economica: senza la fattibilità economico-finanziaria, la sfida green non la vinceremo. L’altra priorità sono sostegni immediati ed efficaci alla nostra agricoltura e in particolare a settori come la pastorizia e la zootecnia, attività che oltre a garantire molti posti di lavoro svolgono anche un ruolo importante di presidio e valorizzazione delle nostre colline e delle nostre montagne, da anni vittime di un processo di spopolamento che preoccupa sia dal punto di vista sociale che da quello della tenuta ambientale dei territori”.
Alessandro Giaconi per Agci Agrital Toscana ribadisce che non ci sarà futuro in agricoltura senza un piano di regimazione e contenimento delle acque con adeguati finanziamenti sia a livello nazionale che comunitario, le risorse regionali da sole non potrebbero che mitigare un problema, quello della siccità, in costante aumento. Piove troppo poco e quando piove lo fa in maniera estrema, è per questo che accelerare sul fronte invasi, meglio piccoli e diffusi, è indispensabile, com’è doveroso sostenere e indirizzare le nostre aziende verso un’irrigazione di precisione che minimizzi gli sprechi. Basti ricordare in proposito l’invaso del Bilancino che, grazie alla determinazione dei decisori pubblici dell’epoca, oggi ci consente di soddisfare con i suoi oltre 80 milioni di metri cubi di acqua il fabbisogno idrico della città metropolitana di Firenze. Diversamente si rischia di andare incontro a fenomeni di desertificazione graduale.
Fonte: Ufficio Stampa