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Il Comitato dei residenti di Santo Spirito contro le nuove sedute in pietra: lettera al sindaco e al Ministro

Riceviamo e pubblichiamo la lettera del Comitato dei residenti di Santo Spirito-San Felice-via de’ Serragli-via Romana-via Maggio, inviata al sindaco di Firenze Dario Nardella, al Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e al Sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, in merito all'installazione in uno spicchio di piazza Santo Spirito, e in altre piazze, di numerose sedute in pietra:

Signor Sindaco,

ci rivolgiamo a Lei per richiamare la Sua attenzione su un tema molto delicato per l’Oltrarno e per tutta la città, con la speranza che in questa occasione Lei voglia prestarci ascolto e capire le motivazioni della nostra richiesta. Come Lei sa, nei giorni scorsi sono installate in uno spicchio di piazza Santo Spirito, e in altre piazze fiorentine, numerose sedute in pietra che si sono aggiunte alla tradizionali panchine, collocate nella parte centrale intorno alla fontana. La decisione è stata accolta da molte polemiche, innanzitutto da parte dei titolari dei banchi di frutta e verdura che si sono dovuti spostare tra le aiuole con evidenti disagi. Più in generale, le reazioni negative si sono concentrate sull'opportunità della scelta e sui suoi effetti, non solo estetici.

Se Lei venisse in Santo Spirito vedrebbe dal vivo che le sedute niente c’entrano con il disegno urbanistico architettonico della piazza, e questo basterebbe per rimuoverle. Ma c’è di più. Da Palazzo Vecchio si è sottolineato che si tratta di un provvedimento temporaneo, pensato per dare la possibilità di un ristoro durante la stagione più calda a chi non intende sedersi ai già numerosi tavolini all’aperto di bar e ristoranti.

Il punto è proprio questo: inevitabilmente le sedute sono diventate da subito uno spazio per il solito bivacco dei turisti. A volte, con tanto di tovagliette e apparecchiature. Anni di battaglie per salvare dai bivacchi il sagrato della basilica alla fine non hanno dato alcun esito. La soluzione della cordonatura, come prevedibile, si è rivelata inutile. E il Comune si è intestardito a lasciare al limite della scalinata quei basamenti di ferro sui quali si appoggiavano i cordoni e che ora non hanno più alcuna funzione. Come se non si volesse prendere atto del fallimento. Adesso, con le nuove sedute, il problema dei bivacchi si allarga anche alla piazza. Dietro però a questo caso c’è qualcosa che ci sta ancora più a cuore.

Negli ultimi anni l’Amministrazione comunale ha dimostrato di non tenere in alcun conto le nostre preoccupazioni e di adoperarsi per alimentare uno sviluppo della città orientato decisamente verso lo sfruttamento di un turismo sempre più asfissiante, che usura Firenze e ne compromette il futuro. L’Oltrarno non è immune da questa politica, come dimostra anche il progetto di trasformare l’ex chiesa di San Carlo dei Barnabiti in un info-point turistico mentre nel quartiere si moltiplicano gli affitti a uso turistico e i fondi adibiti a paninerie, friggitorie, bracerie, trattorie e ristoranti. Non è di questo che l’Oltrarno ha bisogno.

Eppure si va avanti a tutto turismo, di qualunque tipo, purché porti denaro sonante, in bianco o in nero non importa. E non dimentichiamoci che l’occupazione generata da questo tipo di sviluppo è spesso precaria e sottopagata. La strada intrapresa è davvero poco lungimirante. E va in controtendenza rispetto a tutti i più recenti studi internazionali sui movimenti turistici, secondo in quali i visitatori “veri” delle città d’arte (non certo le comitive che passano da Firenze solo per qualche ora ingorgando il centro e facendo sosta in una delle pelletterie dove regolarmente le portano gli accompagnatori) vorrebbero vivere la loro esperienza di viaggio insieme con gli abitanti, condividendone una socialità fatta di arte e cultura, spazi comuni, cucina, scambi di vedute. E’ il famoso turismo di qualità (che non è certamente un turismo di censo) di cui anche le Amministrazioni amano parlare spesso, senza però essere poi conseguenti.

Anzi... Noi siamo convinti della necessità di un cambiamento radicale nella filosofia del governo della città, consapevoli che una svolta nella direzione da noi auspicata implicherebbe una revisione drastica dell’organizzazione urbana, a partire dai servizi (trasporti, mobilità, Ztl, raccolta dei rifiuti, carico-scarico, traffico, parcheggi, eccetera) e dall’armonizzazione dei diritti di tutti (sicurezza, ambiente, movida, diritto al riposo, lotta al rumore). Una rivoluzione. Proprio come Lei aveva promesso dopo l’esplosione della pandemia, suscitando molte attese, e della quale però non s’è vista alcuna traccia.

Come comitato dei residenti di Santo Spirito noi rifuggiamo da qualunque schieramento. Non siamo mossi né da ragioni ideologiche né da obiettivi politici di parte. Noi vogliamo soltanto una città più vivibile. E ci piacerebbe che di tutto questo si parlasse nell’ormai vicina campagna elettorale per le elezioni comunali, con lo stesso spirito di dialogo fra noi e le istituzioni con cui poco meno di due anni fa avevamo creato il Coordinamento di tutti i comitati dei residenti nel centro storico. Un dialogo infruttuoso, con una Amministrazione che non ritenne di accogliere nessuna delle nostre richieste, ma che potrebbe riprendere cominciando magari proprio dalla rimozione delle discusse sedute di piazza.

Cordialmente,

 

 

il Comitato dei residenti di Santo Spirito-San Felice-via de’ Serragli-via Romana-via Maggio.
Paolo Ermini
Paola Grifoni
Giovanni Pallanti
Giuseppe Cini
Alessandro Villoresi
Giuseppe Bellatti
Maria Casini
Linda Dini
Fiorella Grilli
Maria Vannello

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