Violenza contro le donne, esperienze europee a confronto. Il progetto toscano
La Toscana delle donne è protagonista della sessione della Crpm sulla violenza di genere, l’appuntamento in sala Pegaso che precede il Bureau politico della rete europea delle Regioni periferiche e marittime in programma domani per l’intera giornata in palazzo Strozzi Sacrati.
In coincidenza con la giornata in cui la stampa nazionale annuncia la stretta governativa contro la violenza di genere, sulla scia degli ultimi fatti di cronaca, la Toscana intercetta gli obiettivi dichiarati della sessione di lavoro che ospita, tra gli altri, Maria Sierra Amas (Istituto delle donne dei Paesi Baschi, regione coordinatrice della Task force Crpm sul genere): comprendere il quadro comunitario sulla violenza di genere e il ruolo potenziale delle regioni; promuovere uno scambio di conoscenza sulle pratiche regionali esistenti; esplorare i finanziamenti europei e le opportunità per le regioni per affrontare ulteriormente il fenomeno.
E’ l’obiettivo del seminario che prende il via nel pomeriggio, dal titolo “Le regioni in prima linea per un’Unione dell’uguaglianza”. La discussione parte dalla proposta di Direttiva contro la violenza di genere approvata a marzo dalla Commissione europea: gli Stati membri sono tenuti a garantire meccanismi efficaci di cooperazione e il coordinamento con diversi enti, compresi gli enti locali e le Regioni. “L’Unione europea punta attraverso i suoi organismi a sviluppare una politica di contrasto e di utilizzazione di risorse e indubbiamente la Toscana ha una sintonia con questo percorso”, ha affermato nel suo intervento il presidente Eugenio Giani, che ha ricordato la “grande attenzione rivolta al contrasto della violenza sulle donne attraverso le misure che stiamo finanziando anche grazie ai fondi europei”.
“Sono felice che in un consesso così importante ci sia spazio per parlare della violenza di genere; la Regione ormai da quasi un anno porta avanti La Toscana delle donne, che affronta anche questa questione” ha dichiarato la capo di gabinetto Cristina Manetti, ideatrice del progetto. “Dall’inizio dell’anno nel nostro paese sono avvenuti già 45 femminicidi, il tema è davvero molto importante e la via di risoluzione purtroppo è ancora lontana. Noi possiamo lavorare sicuramente dal punto di vista culturale, perché serve uno scatto, e dobbiamo stare ancora più vicini alle donne vittime di violenza”. Secondo Manetti “E’ importante cercare di creare percorsi che rendano libere le donne che hanno subito violenza all’interno del proprio nucleo familiare” e le Regioni possono comunque “indirizzare le politiche di propria competenza verso un aiuto concreto alle donne, come nel caso delle politiche attive per stare al loro fianco per reinserirle nel mondo lavorativo dopo che hanno subito violenza, cosa che Arti fa da anni”. Le cose da fare sono ancora molte: “Per esempio in Toscana è attivo da anni il codice rosa, ovvero un percorso che aiuta le donne una volta che entrano in ospedale non solo da un punto vista sanitario ma anche legale”. “Oggi – ha concluso Manetti – è l’occasione per confrontarci con tante altre esperienze anche europee, perché il confronto e la riflessione sono sempre un momento importante di crescita per tutti”.Domani sarà la giornata in cui i lavori dell’ufficio politico della Crpm entreranno nel vivo. Giani, che della Conferenza è anche vicepresidente con delega alle politiche di coesione, ha dichiarato, conversando con i giornalisti, che porrà “con forza il problema del ruolo delle Regioni, perché sempre più assistiamo nei paesi membri dell’Unione europea a una centralizzazione dei poteri degli Stati”. Il presidente anticipa alcune questioni emerse con la realizzazione dei progetti Pnrr: “Un’esperienza che ha dimostrato di essere eccessivamente centralizzata che ha portato a far sì che la Regione Toscana e i Comuni hanno risposto ai bandi nazionali, ma magari ci siamo trovati di fronte a finanziamenti su progetti che a livello territoriale erano stati ritenuti meno prioritari rispetto ad altri”. “La centralizzazione è sempre stato un elemento negativo nel governo di uno Stato, perché poi favorisce rallentamenti burocratici e un certo immobilismo”.