GoBlog - Marco Mainardi
Perché bollare ‘rifiuti zero’ come una fregnaccia?
Chi ha dato un’occhiata ai quotidiani ieri mattina sorseggiando il cappuccino al bar sarà magari trasecolato di fronte a quel titolo de La Nazione: “Rifiuti zero? Fregnacce”.
A dirlo, infatti, era stato il senatore del Pd Dario Parrini durante una delle tante iniziative del Dem festival in svolgimento al palazzo delle Esposizioni. Ed a quel punto la domanda viene spontanea: perché bollare in modo così dispregiativo un movimento? Perché una persona abituata a pesare le parole ne ha usate di così forti? Il punto, infatti, non è tanto non essere d’accordo con quanto il movimento teorizza in materia di rifiuti, ci mancherebbe, quanto ridurre il tutto ad una parola tipica delle trattorie testaccine, fra un bucatino ed una paiata.
‘Rifiuti zero’, certo, può trarre anche in inganno. Chi non ha voglia di approfondire ad argomentare si ferma alla definizione e controbatte che è impossibile arrivarci. Ma, se si va un passino oltre, è fin troppo evidente che dietro a quella frase c’è tanto. Nato in America per iniziativa di Paul Connett, professore emerito della St. Lawrence University, Rifiuti zero è una strategia di gestione appunto del rifiuto che in Italia, dopo essere arrivata a Capannori grazie a Rossano Ercolini, coinvolge 232 comuni italiani per un totale di 5.904.503 abitanti (dati Wikipedia relativi al 2018 e quindi ora sicuramente aumentati). Ha ricevuto nel 2013 il Goldman Prize, il cosiddetto Nobel per l’ambiente, e dietro c’è, soprattutto, tanta gente che si impegna in comportamenti virtuosi, quelli che spesso è proprio la politica a chiedere. Senza dimenticare il grande tema dell’economia circolare, sposato ormai da anni nella nostra zona, che trova qui una sua concreta attuazione. Contestare tutto questo argomentando va bene, mica è Vangelo, ma perché bollarlo?
Risposte si possono ipotizzare, ad esempio che questo tema è e resta un nervo scoperto per la politica regionale che ormai viaggia di fallimento in fallimento (vedi gassificatore) e che, quindi, vede come fumo negli occhi chi fa da costante pungolo proponendo anche possibili soluzioni non da imporre, si badi bene, ma da affrontare e discutere in tavoli specifici. Lo stesso capita un po’ anche a Empoli dove Trasparenza per Empoli fa questo (ora, ad esempio, ha protocollato la richiesta di discussione in consiglio comunale di una mozione relativa alla possibile realizzazione di impianti di gassificazione nel nostro territorio comunale) e, quando qualcuno dei suoi membri interviene in occasioni pubbliche, si avverte a pelle un palese irrigidimento della controparte.
Su una cosa, comunque, il senatore Parrini ha ragione da vendere, sul fatto che si debba trovare una soluzione al problema rifiuti. La gente la sta aspettando da tempo da parte della politica e in particolare, visto che siamo in Toscana, dal partito del senatore Parrini che è forza di maggioranza. Una soluzione magari diversa da quella proposta a Marcignana, calata dall’alto, travestita da finto processo partecipativo e poi naufragata a furor di popolo. E, aspetto non secondario visto che si parla di rifiuti, la gente si aspetta anche la riduzione delle tariffe promessa da Alia col nuovo sistema di tariffazione puntuale annunciato. Per tornare alla parola incriminata, speriamo che queste non siano fregnacce.
Marco Mainardi