A Bista e Stella Nepi il titolo Giusti tra le Nazioni: "Ancora di salvezza per chi cercava rifugio"
La cerimonia per l’attribuzione della più alta onorificenza civile dello Stato d’Israele si è svolta stamattina presso la Sinagoga di Firenze davanti alle autorità e alla cittadinanza.
I membri della famiglia Tayar vivevano tranquillamente a Firenze, fino a quando la città venne occupata dai tedeschi l’11 settembre 1943. La loro normale vita venne stravolta in un attimo e dovettero prendere una difficile decisione: fuggire dalla città per cercare un rifugio sicuro. Così i genitori con la figlia si recarono a Casentino, mentre il figlio Franco partì per Malta, il paese di origine del padre. Enzo, il figlio minore, decise di cercare rifugio in una cascina, e per ben otto mesi vagò per la zona di Montevarchi e intorno alla città di Arezzo.
Il primo podere in cui Enzo trovò riparo si trovava nel Chianti, apparteneva a un suo amico di Radda ed era gestito dalla famiglia Gatti. Qui, per ripagare la sua permanenza, Enzo iniziò a lavorare per la struttura. Quando la notizia del fuggitivo si diffuse nei dintorni, Enzo decise di spostarsi in un'altra abitazione, stavolta gestita dalla famiglia Casini, nella località di Poggiarso. Qui, lavorò nei campi e pagò per il suo soggiorno.
Tuttavia, l'intensa attività dei fascisti spinse Enzo a cercare rifugio in un altra cascina, stavolta a Enzoli, gestita dalla famiglia Giunti. Purtroppo, le cose non andarono bene e le relazioni con un abitante del luogo si deteriorarono presto, costringendo Enzo a partire.
Per alcuni giorni Enzo vagò nei boschi, finché bussò alla porta di una piccola casa di campagna, in cui viveva una famiglia composta da Bista e Stella Nepi insieme alle loro due figlie e la nonna. Qui, Enzo raccontò la sua storia di perseguitato ebreo e chiese riparo. Senza esitazione, la famiglia Nepi lo accolse a braccia aperte, rifiutando il denaro che Enzo offrì loro per il suo soggiorno.
La famiglia Nepi divenne il rifugio di Enzo fino al 1944. Durante il suo soggiorno, Enzo conobbe un comunista ricercato per l'omicidio di un fascista, un prigioniero di guerra britannico fuggito dal campo di prigionia e una famiglia che era fuggita dai bombardamenti di Montevarchi. Nonostante le difficoltà, la famiglia Nepi seppe offrire un ambiente sicuro e confortevole, diventando un'ancora di salvezza per tutti coloro che cercavano rifugio.
Enzo scrisse poi copiosamente della sua vita in cascina nella sua autobiografia, lodando e ringraziando le persone che lo salvarono. Non dimenticò di raccontare che i Nepi gli procurarono un nascondiglio nel bosco adiacente, dove fuggiva ogni volta che si veniva a sapere dell'arrivo dei tedeschi e delle camicie nere. Grazie alla posizione strategica della cascina, Enzo e la famiglia Nepi riuscivano a fuggire ogni volta che si avvicinavano i pericoli.
I cittadini italiani riconosciuti con il titolo di “Giusto fra le Nazioni” dallo Yad Vashem di Gerusalemme sono circa 700. Da oggi all'elenco si aggiungono anche i nomi di Bista e Stella Nepi.
Le vicende ricordate oggi riguardano il salvataggio di Enzo Tayar da parte di Bista e Stella Nepi.
È per questi fatti che lo Yad Vashem ha riconosciuto a Bista e Stella Nepi il titolo di “Giusto fra le Nazioni”. Mettendo a rischio la propria vita, infatti, Bista e Stella Nepi si opposero alle politiche nazifasciste e, senza mai ricevere un compenso, garantirono la salvezza di Enzo Tayar.
A rievocare i fatti storici, nell'emozione collettiva degli invitati alla cerimonia, il Presidente della Comunità ebraica di Firenze Enrico Fink, il Sindaco di Montevarchi Silvia Chiassai Martini, l’Assessore al Welfare, Educazione e Immigrazione Sara Funaro del Comune di Firenze, l’Assessore al Raccordo progetti Sara Cividalli dell’Unione delle Comunità ebraiche di Italia, Alon Bar Ambasciatore dello Stato di Israele, Jane e Michael della famiglia Tayar, Bruna e Christina Foxall della famiglia Nepi e Albarosa della famiglia Carapelli. Inoltre, è stato letto un messaggio del Prof. Pasquale Policastro dell’Università di Stittino (Polonia) e membro del Collegio delle Foreste di stato polacche.
Come ha sottolineato Alon Bar, Ambasciatore dello Stato di Israele in Italia, nel corso del suo intervento: “Oggi gli israeliani commemorano Yom HaShoah, il giorno dedicato al ricordo delle vittime dell’Olocausto. È infatti un dovere dello Stato d'Israele ricordare coloro che sono sempre stati solidali con gli ebrei, soprattutto in momenti di grande difficoltà come durante le persecuzioni naziste tra il 1942 e il 1945, in cui circa sei milioni di ebrei sono stati sterminati per mano del regime nazista e dei suoi collaboratori. Tra questi sei milioni, contiamo anche molti ebrei italiani che conobbero sia la vergogna delle Leggi Razziali, sia l'orrore della deportazione e dello sterminio nei campi della morte. Erano cittadini italiani, come voi, e per la sola ragione di essere ebrei, furono condannati a indescrivibili sofferenze. Ecco perché lo Stato d’Israele ha assunto il supremo dovere morale di preservare anche la memoria delle persone che, in quegli anni, nel mezzo dell’ora più buia, non sono rimaste indifferenti alle ingiustizie, alla sofferenza umana e al dolore”.
“La cerimonia di oggi avviene nel giorno di Yom haShoah. Questa coincidenza ci aiuta a ricordare da una parte la grandezza e unicità del gesto della Famiglia Nepi, che volle accogliere Enzo Tayar oltre che altre persone in fuga dai fascisti: un gesto che fu compiuto nella consapevolezza di mettere a rischio la vita propria per quella degli altri. Questo gesto riempie anche, ancora una volta, di significato il celebre detto talmudico per cui chi salva una vita salva il mondo intero. Impossibile infatti non pensare al segno che Enzo Tayar, salvato dai Nepi, ha lasciato nelle vite di tanti di noi e nella nostra comunità, che ha amato e che ha contribuito a costruire rafforzare e sostenere durante tutta la sua vita. Il suo ricordo sia di benedizione, e così quello di chi si è speso per salvarlo dall'orrore della Shoà” ha dichiarato Enrico Fink, Presidente della Comunità ebraica di Firenze, presente alla cerimonia di commemorazione.
Fonte: Firenze Musei - Ufficio stampa