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Keu, dagli studi presenta cromo esavalente a contatto con l'ossigeno e l'acqua

(foto gonews.it)

Saranno presentati in una conferenza stampa ad hoc i dati dello studio dell'Università di Pisa sul Keu, l'inquinante prodotto dai liquami degli scarti di conceria su cui si è basata l'indagine che ha portato ad arresti e denunce ormai due anni fa. Mentre il processo legato al ramo d'inchiesta Calatruria è già cominciato, sono arrivati i primi risultati (parziali) sulla caratterizzazione del Keu.

La parte più importante riguarda le proprietà del cromo esavalente, che si manifesta nel keu non al momento della produzione ma alla presenza dell'ossigeno dell'atmosfera e in condizioni alcaline. Lo confermano degli esperimenti, ma sono necessari ulteriori studi.

Ecco cosa afferma l'Istituto Superiore di Sanità in merito al cromo esavalente: "Gli effetti sulla salute legati all’esposizione a sostanze contenenti cromo dipendono prevalentemente dalla forma in cui si trova il cromo e dalle caratteristiche chimico-fisiche della sostanza che lo contiene.

L’International Agency for Research on Cancer (IARC) afferma che sono disponibili sufficienti evidenze per classificare i composti del Cromo VI come cancerogeni per l'uomo. Essi possono causare il cancro al polmone e sono state osservate anche delle correlazioni positive tra l'esposizione ai composti del Cromo VI e il cancro al naso e ai seni nasali (IARC, 2012).

Sebbene i composti del Cromo VI siano associati all’insorgenza di tumori in seguito all’inalazione, non si può escludere che essi possano provocare il cancro anche in caso di esposizione orale e cutanea ripetute. Nel caso della via orale, la tossicità potrebbe essere limitata da uno scarso assorbimento e dalla sua trasformazione (riduzione) in Cromo III all'interno del tratto gastrointestinale. Considerazioni simili valgono anche per l’esposizione per via cutanea.

Per i composti del Cromo VI, in considerazione delle informazioni disponibili sulla potenziale tossicità sui geni (genotossicità) di queste sostanze, non è possibile identificare un livello di soglia al di sotto del quale non si manifestano effetti cancerogeni. (RAR, 2005)".

I commenti

Comitato No Keu: "Studi sconfessano parole degli amministratori, cosa aspettiamo a rimuovere?"

Finalmente i risultati dello studio effettuato dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa sul comportamento del Keu in ambiente sono stati pubblicati. E sono sconcertanti, nel senso che confermano senza ombra di dubbio l’estrema pericolosità del Keu presente nei terreni di mezza Toscana.

Ma cosa ancora più sconcertante, tali risultati sconfessano le parole dei nostri amministratori regionali e locali di appena due mesi fa. Era il 7 febbraio scorso e il Comune di Empoli annunciava la redazione del Piano di caratterizzazione, aggiungendo che «al momento, alla luce dei campionamenti già eseguiti da Arpat, non sussiste alcun pericolo per la salute, né per quanto concerne il terreno, né per quanto concerne la falda acquifera». Il pericolo, invece, secondo il team internazionale che ha partecipato agli studi c’è eccome.

Ma cosa dicono i risultati? In sostanza, il Keu al momento della sua produzione contiene cromo esclusivamente trivalente. Ma in presenza di determinate condizioni - che sono le più comuni, cioè ossigeno atmosferico e pioggia - si ossida ad esavalente. E il cromo esavalente è uno «dei più pericolosi contaminanti ambientali, è tossico e cancerogeno per l’uomo».

Ora, il Keu utilizzato per le analisi è stato prelevato dall’impianto del Consorzio Acquarno tra il 2018 e il 2022. E questo ci suggerirebbe altre domande, del tipo: ma ancora si sta continuando a produrre Keu? Ancora lo si sta facendo all’interno di quell’impianto? E cosa comportano le evidenze dello studio sul cosiddetto “Keu conforme”?

La domanda più urgente, tuttavia, è: ma cosa stiamo aspettando per rimuovere le migliaia e migliaia di tonnellate di Keu - che sappiamo con certezza essere “non conforme” - dai terreni? A Empoli ce ne sono oltre 8mila tonnellate accertate su un’area di 2mila metri quadrati, “protette” da quasi un anno e mezzo da teloni in Pvc. Quanti anni devono ancora passare perché si metta in sicurezza l’area? Quali evidenze ancora si attendono? Come è possibile che le autorità possano commissariare opere ritenute urgenti e invece continuino ad appellarsi a burocrazia e tempi tecnici quando in ballo c’è la salute di cittadine e cittadini?

Non ci fermeremo finché non sarà messa in sicurezza questa area e continueremo a mobilitarci in tutte le forme possibili. Il primo appuntamento collettivo sarà la seconda edizione del “No Keu Fest”, che anche quest’anno si terrà nella seconda metà di maggio a Brusciana.

Lega: "Verificato rilascio di sostanze cancerogene"

"A seguito dei primi dati emersi ufficialmente da apposite analisi condotte dal dipartimento di Scienze della terra dell’Università di Pisa, è stato confermato come dal Keu vi sia un rilascio di sostanze cancerogene", afferma Elena Meini, Capogruppo in Consiglio regionale della Lega, già Presidente della Commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose.

"Una drammatica notizia che conferma le nostre conclusioni inserite nella relazione della Commissione di inchiesta e che dovrà essere vagliata attentamente, in attesa di ulteriori approfondimenti che verranno fatti nei prossimi mesi. Se da un lato l’inchiesta della Procura distrettuale antimafia ha evidenziato come le mafie in Toscana siano molte attive in merito alla gestione dei rifiuti, dall’altro lato, con lo studio dell’Università, emerge con chiarezza come la illecita gestione e smaltimento del Keu rappresenti un concreto pericolo per la salute dei toscani".

"Con lo studio, è stata accertata la pericolosità del Keu, ma ciò che mi sento in dovere di affermare è che ancora oggi non sappiamo dove siano state “sotterrate” alcune tonnellate di questo cancerogeno rifiuto speciale. E’, ovviamente, fondamentale l’attività posta in essere dall’ateneo pisano, per verificare i potenziali pericoli per la salute di chi risiede nelle zone in cui è stato illecitamente sotterrato il Keu, ma è doveroso che tali approfondimenti proseguano, come previsto, per tutto il tempo necessario anche al fine di scoprire i siti inquinanti ma non ancora individuati. Dalle indagini della Procura, così come dai dati resi noti da ARPAT durante i lavori della commissione emergono - conclude Elena Meini- delle discrepanze tra i dati in ingresso dei fanghi industriali rispetto al quantitativo di Keu trasferito alla società Le Rose. Da qua, la nostra preoccupazione che ci impone, ancora di più, di non abbassare minimamente la guardia su una problematica che interessa non solo 13 siti in cui è stata rilevata la presenza di questo materiale, ma anche di molti altri potenziali luoghi contaminati che non sono ancora stati individuati"

M5S: "Giani risponda sulle bonifiche"

“I risultati emersi dallo studio confermano le ipotesi peggiori sollevate da una popolazione che con fermezza non si era accontentate delle rassicurazioni di circostanza degli amministratori e politici locali e regionali” afferma Irene Galletti, presidente del gruppo consiliare M5S in Regione e membro della commissione di inchiesta sul keu.

“Ci sono due domande a cui ora si deve dare risposta immediata: come si pensa di procedere per le bonifiche nei tredici siti già individuati e con quali tempistiche, e inoltre quando si pensa di attivarsi per individuare e bonificare anche gli altri siti che a oggi nessuno conosce, ma le cui evidenze dell’esistenza sono nei numeri degli scarti prodotti in questi anni dal sistema conciario? Ne chiederemo conto al presidente della Regione martedì stesso in aula, per l’ennesima volta. E ci auguriamo che la risposta sia più soddisfacente delle imbarazzanti autoassoluzioni a cui abbiamo assistito ogni volta. E una terza, che tocca ogni singolo toscano, anche i non residenti nelle aree inquinate: a fronte degli smisurati guadagni che alcuni privati sono riusciti a incassare per questi “smaltimenti” di materiale, sarà con la fiscalità degli incolpevoli cittadini e le casse della Regione o del Governo che si pagheranno le bonifiche?” continua Galletti, che già in altre occasioni aveva chiesto alla Giunta di approfondire con i suoi mezzi le indagini negli appalti pubblici in cui gli operatori investiti dallo scandalo avevano lavorato.

“Da nessuno dei due fronti che si sono aperti dopo questa inchiesta sconvolgente si è riusciti ad avere una reazione soddisfacente da parte della Regione e degli amministratori locali coinvolti. La pericolosissima infiltrazione della criminalità di stampo mafioso che da anni si sa essere molto interessata allo smaltimento rifiuti è stata derubricata quasi a un marginale incidente di percorso, mentre la contaminazione ambientale di proporzioni ancora sconosciute è stata ridotta a preoccupazioni risolvibili con l’analisi immediata delle matrici, come se non fosse evidente che il problema è solo rimandato nel tempo”.

Auletta (Una città in Comune): "Comuni non siano lasciati soli"

Dallo scoppio dello scandalo KEU, che ha svelato ancora una volta un intreccio tra politica, affari e criminalità organizzata senza precedenti in Toscana, siamo stati gli unici a chiedere la massima trasparenza su tutte le carte che hanno portato all'utilizzo del KEU nei due siti pisani dell'ex-Vacis e dell'Aereoporto Militare, chiedendo costantemente sia in consiglio comunale sia nelle commissioni competenti aggiornamenti sulle informazioni circa le analisi, i prezzi ai quali questi materiali sono stati offerti ai cantieri, e infine gli iter per le bonifiche.

Tutto questo in un silenzio assordante in primo luogo del Partito Democratico, investito in pieno dall'inchiesta fin dalle più alte sfere del governo regionale.

Adesso la situazione si fa ancora più complessa anche dal punto di vista tecnico-scientifico. Ribadiamo, quindi, con ancora maggiore forza che è inammissibile che i Comuni toscani siano lasciati a se stessi, a partire dalla questione delle risorse e del supporto tecnico-scientifico nella progettazione e nella realizzazione degli interventi di bonifica complessi e onerosi.

Da anni ripetiamo che il contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata nella nostra Regione è una priorità assoluta, a partire proprio da alcuni settori più a rischio come quello della gestione dei rifiuti, ma anche degli appalti nel settore dell’edilizia. Questa inchiesta ne è una ulteriore e gravissima conferma, che imporrebbe scelte di segno opposto rispetto a quelle che si stanno prendendo. Infatti ad ogni livello si sta procedendo ad allentare vincoli e controlli, aumentando le deroghe e la deregolamentazione a favore degli interessi delle aziende e dei profitti privati, e facilitando così l’economia illegale e la penetrazione delle mafie. Esattamente l’opposto di quanto andrebbe fatto, a partire da chi governa il territorio, e per questo ci candiamo alle prossime elezioni amministrative per un domani diverso.

Sinistra Italiana Firenze: "La politica deve fare la sua parte"

La Federazione fiorentina di Sinistra Italiana chiede con forza una reazione adeguata alla gravità della situazione da parte della Giunta regionale Giani, che ha sempre minimizzato lo scandalo del Keu e il malaffare dello smaltimento illegale dei rifiuti nel comprensorio del cuoio, in cui sono stati coinvolti direttamente dirigenti regionali e politici della maggioranza PD.

Adesso si apre una partita estremamente difficile e delicata, quella della bonifica, cosa non semplice che richiederà enormi risorse finanziarie che, come al solito, ricadranno sulle spalle dei cittadini perché i responsabili diretti sono falliti.

Non si esce da questa situazione lasciando le cose come stanno, non può essere tutto delegato alla Magistratura, la politica deve fare la sua parte e cambiare l’attuale sistema di trattamento e smaltimento dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi che da sempre è stato lasciato alla completa gestione privata.

Per questo Sinistra Italiana Firenze ritiene che l’unica soluzione consista nell’attivazione di un servizio pubblico rispettoso delle normative comunitarie e nazionali, sottoposto a monitoraggio e controllo costante, da quando si ritira lo scarto fino al trattamento e allo smaltimento finale, quello più delicato e pericoloso, il cosiddetto “ultimo miglio dello smaltimento, riciclaggio o riuso” su cui incombe la lunga mano delle mafie.

E’ solo un servizio di interesse pubblico che potrà recuperare il controllo sullo smaltimento e sottrarre al monopolio privato la gestione dei rifiuti speciali che, ovunque, e anche in Toscana, genera grandi profitti, alimenta le ecomafie e produce disastri ambientali.

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