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Monsignor Ascanio Palloni, il Proposto della gente
Il 20 marzo del 1972, esattamente 51 anni fa, Empoli perdeva un sacerdote molto amato in città: il proposto monsignor Ascanio Palloni. Nato a Scandicci, arrivò in Collegiata nel 1943 succedendo a Giulio Lorini di Borgo San Lorenzo e lasciando poi il testimone a Giovanni Cavini. Palloni fu colui che guidò la chiesa empolese durante la Seconda Guerra Mondiale e fu proprio lui, come ricordano le cronache, a raccogliere e seppellire i morti della tragica fucilazione del 24 luglio 1944 opera dei nazi-fascisti. Le notizie su di lui si trovano negli archivi parrocchiali dove sono custoditi alcuni suoi scritti ma è soprattutto nei ricordi di chi lo ha conosciuto che emerge la figura di un parroco molto amato dagli empolesi, una persona semplice, capace di vivere il proprio ministero nello spirito del Vangelo, accanto ai giovani ed a chiunque bussasse alla sua porta. Volendo attualizzare la sua figura, un tipo di parroco che sarebbe stato tanto caro a Papa Francesco.
Nato a San Colombano, comune di Scandicci, nel 1906, viene ordinato sacerdote il 24 novembre 1929. Nel Seminario rimane prima come prefetto e poi come vicerettore del collegio Eugeniano. Nel 1937 il Cardinale Elia Dalla Costa lo nomina rettore del nuovo Seminario dove resta fino al 1943 quando, nel mese di settembre, arriva la nomina a proposto di Empoli.
Il suo rapporto stretto con la gente fu il suo tratto distintivo, come emerge anche dalle parole di Don Guido Engels che allo studio della sua figura si è dedicato. “Per gli empolesi fu un nuovo tipo di Proposto, una persona che viveva tra la gente, impegnato a tempo pieno nella pastorale e nel soccorso alla popolazione duramente provata dalla guerra. Innumerevoli sono gli episodi che ce lo mostrano instancabile soccorritore del popolo vittima delle incursioni aree, delle scorrerie nazi-fasciste, della fame e della paura. Cercava di essere presente dove c’era bisogno di aiuto, di incoraggiamento, di generi di prima necessità.
Chi lo ricorda costretto dai nazisti a ripulire l’argine insieme a Don Faustino Poli, il suo instancabile cappellano, chi a soccorrere il popolo delle Cascine dopo il terribile bombardamento del 26 dicembre 1943, chi a ricostruire la Collegiata e Sant’Agostino distrutte dal crollo dei loro campanili minati, chi a pacificare gli animi esasperati dalla lotta fratricida e dalle successive contese politiche”.
Monsignor Palloni, nei giorni del bombardamento, dovette lasciare la propositura trovando ospitalità al convento dei Cappuccini in via Salaiola dove, come si evince dal volume ‘Ricordi di guerra’, visse con la madre e la sorella un paio di mesi. L’episodio dello sminamento dell’argine citato da Don Guido potrebbe essere nato dal fatto che il 16 marzo del 1944 una circolare della tenenza dei carabinieri di Empoli parla di un manifesto sovversivo, diffuso particolarmente in ambienti del clero sociale. Il titolo del manifesto era I cattolici nell'ora presente che terminava con le parole: “nel fascismo non è né la salvezza, né la libertà". Potrebbe essere stata appunto una vendetta (la fonte è uno scritto dello storico Sergio Gensini).
“Palloni – prosegue Don Guido - ha lasciato un ricordo indelebile anche per aver donato le terre di proprietà della Collegiata a chi aveva perso la casa durante la guerra, arrivando a costruire le case per ospitare quelli più poveri”. Il riferimento è alla zona che tutti gli empolesi conoscono come ‘terra santa’, chiamata così proprio perché era di proprietà della chiesa.
C’è poi un aspetto che ricorda Don Guido. “L’allora proposto si dette da fare per favorire un vero rinnovamento della Chiesa, ospitando il nascente movimento studentesco in Sant’Antonio. Don Giussani, non a caso, ebbe a dire che Comunione e Liberazione era nata a Empoli, anche se poi si formò e sviluppò altrove”.
Ascanio Palloni fu non solo il sacerdote che visse con la città i giorni bui della guerra ma anche colui che attraversò il boom economico post bellico, non nascondendosi il rischio che questo portasse egoismo e chiusura verso gli altri.
“Vorrei chiedere al mio popolo, a tutto il popolo di Empoli di essere sempre di più un popolo di fede - ebbe a dire - un popolo dal cuore grande, un popolo che si faccia sempre tanto onore sulla terra ma che soprattutto accumuli tesori per il Paradiso dove, contrariamente a quanto avviene sulla terra, né la tignola li corrode né i ladri possono portar via”.
Ebbe anche una vocazione missionaria tanto che si scusò in anticipo al suo successore esortandolo a raccogliere i 50 milioni per la costruzione di un lebbrosario e di complessi scolastici da lui promessi al Vescovo di Masaka nell’Uganda.
Per l’istituto San Girolamo si prodigò durante la guerra e negli anni successivi per proteggere, sfamare e procurare lavoro alle orfanelle. Fu un vero padre, pensando al loro futuro con l’istituzione di una scuola di lavoro collegata con le industrie di confezioni, finché nel 1960-63 ingrandì l’Istituto con un nuovo grande fabbricato annesso che permise di migliorare la vita delle ragazze equiparandola a quelle delle loro coetanee che vivevano in famiglia. Tratti che si ritrovano ancora oggi nelle parole di chi lo ha conosciuto e che, seppur bambino, ricorda le gite che faceva fare in tempi nei quali andare ad esempio all’isola d’Elba non era certo semplice come ora.
Palloni, sepolto al cimitero della Misericordia nella zona dedicata ai religiosi, lasciò un lungo testamento che vuol dare ragione del suo programma pastorale: servire Dio e la Chiesa restando fedele alla sua vocazione sacerdotale, un uomo pieno di gesti di tenerezza verso i più deboli, come quando andava a ritirare i dolci dalla pasticceria e poi li portava ai malati e agli anziani insieme alla Comunione.
In un passaggio del testamento c’è riassunto il suo rapporto con la nostra città: “E’ al mio popolo di Empoli che voglio esprimere tutto il mio affetto. E’ stato per me ben più di quello che possa essere per un padre la propria famiglia. Sento di avergli dato tutto: tempo, salute, cuore, intelligenza e anche la vita”.
Empoli ricorda monsignor Ascanio Palloni.
Ha collaborato Paolo Pianigiani
Marco Mainardi