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Violenze in carcere a San Gimignano, il sindacato: "Detenuti mai condannati per aggressione"

“Le pesanti condanne della sentenza di primo grado a cinque agenti del carcere di San Gimignano riprovano che a pagare lo sfascio del sistema penitenziario sono sempre e solo gli stessi: il personale penitenziario. Non è stata invece mai emessa una sentenza di condanna (figuriamoci se con pene così pesanti) contro un detenuto che ha aggredito un agente sino a procurargli ferite permanenti”.

Così il segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di Giacomo che annuncia iniziative di protesta con visita del carcere di San Gimignano ed altri in Toscana ed azioni di mobilitazione del personale penitenziario “fortemente scosso” dalla sentenza.

“Prima che si riaccendi la campagna di linciaggio contro il nostro Corpo è bene ricordare ai cittadini le immagini che vedono in tv in occasione di manifestazioni violente nelle piazze delle nostre città con agenti e personale di polizia anti-sommossa.

In queste occasioni – dice Di Giacomo – la gente si rende conto del lavoro difficile degli agenti nel contenere proteste di inaudita violenza e solo quanti hanno prevenzioni ideologiche non riconoscono questo lavoro.

All’interno del carcere accade lo stesso, anzi in occasione di rivolte molto di peggio con la grande differenza che gli agenti che contrastano i comportamenti violenti dei detenuti sono additati e perseguiti come torturatori. Sino a pagarne le conseguenze.

Con la “sentenza San Gimignano” è arrivato il momento di dire basta. Lo Stato e la politica se ne assumano le responsabilità.

Proprio in questi giorni, a tre anni esatti dalle tragiche rivolte nelle carceri italiane - 57 rivolte, 13 morti, per un totale di 7.517 detenuti partecipanti e 9 milioni di euro di danni - abbiamo scritto che la conclusione è che l’hanno vinta loro, perché il comando degli istituti penitenziari è ancora nelle mani di boss e criminali.

Il nostro giudizio sulle responsabilità dei Governi che si sono succeduti negli ultimi tre anni e della politica deriva principalmente dalla profonda e grave sottovalutazione di quanto è accaduto tre anni fa e di quanto continua ad accadere con il rischio ogni giorno di nuove rivolte ed aggressioni.

In definitiva - conclude Di Giacomo – lo Stato ha perso l’occasione della “stagione delle rivolte” per imporre il suo controllo delle carceri e non lasciarlo nelle mani dei boss e criminali e adesso se la prende con gli agenti. È di fatto un comportamento da “Bandiera Bianca”. Noi non ci stiamo e ci mobiliteremo per impedirlo”.

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