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Al via Liber@mente Connessi, il progetto che aiuta famiglie e ragazzi contro il cyberbullismo

Il progetto Liber@mente Connessi intende sensibilizzare, informare e formare i ragazzi e le persone adulte che gravitano intorno ai giovani, ovvero le famiglie e il corpo docente, su quelle che sono le caratteristiche del fenomeno del cyberbullismo e le modalità di comprensione dello stesso e soprattutto fornire strumenti per poter intervenire in modo adeguato.
Si pone inoltre come obiettivi specifici quello di potenziare le capacità assertive nelle relazioni, favorire l’acquisizione di strategie di fronteggiamento di problematiche legate al bullismo e cyberbullismo e incrementare le conoscenze e le competenze circa l’uso consapevole della rete.
L’azione prevede inoltre una formazione a più livelli e con diverse metodologie:
Formazione di genitori e insegnanti sui rischi dell’uso delle nuove tecnologie e sulle problematiche legate al bullismo. In modo particolare verranno forniti strumenti operativi e di facilitazione nella comunicazione con gli adolescenti;
formazione in classe: le psicologhe del Centro Lilith saranno impegnate in incontri di formazione con gli studenti e le studentesse sul tema della violenza tra pari, del bullismo e del cyber-bullismo, oltre che del rispetto delle regole, di sé stessi e degli altri, degli atteggiamenti pro sociali e dell’accettazione delle diversità.

Le attività avranno lo scopo di sviluppare una riflessione sul tema delle relazioni di prevaricazione e non quello di insegnare, con l’obiettivo di promuovere la formazione di un pensiero critico individuale ed una modalità relazionale che tenga in considerazione dell’Altro come soggetto e non come oggetto. Verranno utilizzati strumenti di lavoro quali video, laboratori in piccoli gruppi, schede/stimolo, storie, role playing.

Fuori dalle mura scolastiche, oltre ai banchi di scuola, giovani e adulti potranno inoltre trovare ascolto allo sportello itinerante di Liber@mente Connessi che appare all’esterno come un’ambulanza. Una sperimentazione avviata sui Comuni dell’Empolese Valdelsa e Valdarno Inferiore che parte dal presupposto che i bisogni debbano essere intercettati anche in situazioni non formali e non solo nelle sedi istituzionali, quali quelle scolastiche. Il punto mobile avrà dunque come obiettivo quello di intercettare ragazzi e ragazze, nonché le loro famiglie, incontrandoli in ambienti informali. La metodologia di intervento è assimilabile a quella degli “operatori di strada”. Verrà infatti svolta un’attività di prevenzione ed avvicinamento in favore di quei soggetti che difficilmente si rivolgerebbero ad uno sportello scolastico o alle Associazioni, perché non sono a conoscenza del servizio o perché hanno difficoltà oggettive (negli spostamenti o nel raggiungimento delle sedi) o soggettive (indecisione, paure o pregiudizi).

I punti di ascolto saranno ben visibili per la popolazione (posizionati in luoghi strategici come supermercati, le principali piazze, impianti sportivi) e permetteranno di divulgare informazioni sui principali servizi di supporto per le vittime (Associazioni, Forze dell’Ordine, Servizi Sociali, Consultori ecc.) e di offrire una prima analisi della domanda e proporre importanti indicazioni. Tali punti informativi possono rappresentare un importante risorsa anche a livello indiretto, agganciando cioè non le vittime dirette, ma amici, parenti o conoscenti dei minori destinatari dell’intervento, in modo che possano ricevere informazioni utili rispetto alle modalità di supporto.

Fonte: Ufficio Stampa

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