Situazione sismica nell'Empolese-Valdelsa, il punto con l'esperto
Al momento non si registrano vittime italiane nel drammatico terremoto, di magnitudo 7.8, che ha colpito la notte scorsa il sud della Turchia e il nord della Siria. Il numero di morti nei due Paesi è di circa 1.800: in Turchia le vittime sarebbero almeno 1.014, mentre in Siria 783.
In Toscana fortunatamente non si verificano eventi sismici disastrosi da molto tempo, tuttavia il ricordo corre allo scorso maggio, quando tra Impruneta e San Casciano si susseguirono una serie di scosse, la cui più potente registrò 3.3 gradi di magnitudo.
“Il terremoto in Turchia e Siria non rappresenta pericoli per l’Italia” tranquillizza immediatamente Aldo Piombino, geologo che si occupa dei movimenti del terreno con i dati radar satellitari, nonché autore di articoli e di un blog scientifico.
La situazione sismica in Toscana è legata soprattutto alla zona del crinale appenninico, la più importante dal punto di vista sismico della regione, interessata dai grandi terremoti tra il 1915 e il 1921: Mugello, Lunigiana, Garfagnana.
“Da questo punto di vista, la zona dell’Abetone non è stata interessata e potrebbe risultare preoccupante dal punto di vista statistico” ammette Piombino, che poi spiega le particolarità della nostra regione e dell'Italia.
“Ci sono i due blocchi di cui è composta la penisola italiana – un blocco orientale e un blocco occidentale – che si muovono a velocità diverse, seppur basse: il blocco tirrenico, quello al di là dell’Appennino, si muove verso nord con una velocità maggiore rispetto a quello adriatico, mentre nella componente est-ovest il blocco adriatico va più a est rispetto a quello tirrenico. Per cui l’Appennino nella zona che va dalla Romagna verso Toscana e Liguria si trova in compressione; i grandi terremoti dell’Appennino Centrale – Castelluccio, Amatrice, Irpinia – sono invece terremoti di distensione, dovuti al fatto che in quella zona i due blocchi si allontanano e sono caratterizzati da velocità diverse. A seconda di come è orientata la catena appenninica, perché il cambio lo abbiamo tra Arezzo e Ravenna, muta la sismicità”.
I terremoti del Chianti, quindi, sono dovuti alle vecchie linee di faglia che vengono interessate da movimenti di assestamento dei blocchi. In ogni caso una certa sismicità di fondo rimane sempre, anche nella zona dell’Empolese, ma va distinta da eventi più forti come appunto i terremoti in Chianti e Garfagnana.
“Se nelle vicine Firenze e Impruneta, come anche nel Senese, sono attestate magnitudo più elevate, nella zona dell’Empolese non sono ricordati eventi rilevanti. Tuttavia, si può rilevare la particolarità della Val d’Orme, che comincia a Poggibonsi e poi viene due volte tagliata da linee trasversali, quindi è divisa adesso in tre, mentre prima era unica. Nella zona a sud di Castelfiorentino, poi, si vede bene quanto la Valdelsa sia dislocata: la parte a nord è collocata più a ovest rispetto alla parte a sud di Bassetto. Praticamente questa faglia passa lungo la Valdelsa e l’ha spostata”.
In ogni caso, non bisogna farsi prendere dal panico. “L'Empolese-Valdelsa rimane comunque una zona relativamente tranquilla, vista la lunghezza delle faglie – precisa Piombino –. La magnitudo, infatti, è in funzione della superfice del piano di faglia in movimento ed essendoci faglie non particolarmente lunghe le magnitudo previste nell’Empolese non sono elevate. Anche se la vicina area del Senese è stata interessata da terremoti abbastanza importanti lungo queste linee, se le case sono costruite in maniera regolare non si dovrebbero registrare danni ingenti
Discorso diverso per le zone a rischio: le già citate Mugello e Garfagnana, ma anche la Val di Fine e Orciano Pisano. Lì andrà fatta attenzione a come costruire gli edifici e soprattutto a dove”.
Giovanni Gaeta