Tre conferenze a Palazzo Strozzi: primo appuntamento nel segno di Duchamp
La Fondazione Palazzo Strozzi insieme a Maretti Editore, Marsilio Arte, la Feltrinelli Point di Arezzo e la Biblioteca della Città di Arezzo hanno organizzato un ciclo di tre conferenze, che avranno luogo presso Palazzo Strozzi – Bottega Strozzi.
La prima delle tre si svolgerà lunedì 16 gennaio, alle ore 18. In quell’occasione, Arturo Galansino, Presidente della Fondazione Strozzi, Lorenzo Canova e Fabio Migliorati presenteranno la nuova edizione del volume di Maurizio Calvesi, “Duchamp invisibile. Un’estetica del simbolo tra arte e alchimia”.
La seconda avrà luogo, sempre alle ore 18, lunedì 6 febbraio. Paola Picozza, Presidente della “Fondazione Giorgio e Isa de Chirico”, insieme ad Arturo Galansino e a Manfredi Niccolò Maretti per “Maretti Editore”, presenterà “Giorgio de Chirico. Catalogo Generale Metafisica. Quaderni della Fondazione”.
La terza conferenza, allo stesso orario delle precedenti, si svolgerà lunedì 20 febbraio. In quell’occasione, Arturo Galansino, Fabio Migliorati e Alessandro Artini presenteranno il volume di Raffaele Gavarro, “Il presente e la contemporaneità. L’arte nel time loop analogicodigitale”.
Per quanto riguarda lunedì prossimo, nella prestigiosa sede di Palazzo Strozzi, si discuterà di Duchamp, uno degli artisti che più profondamente hanno influenzato l’arte del Novecento, sulla cui poetica si è sviluppata una ermeneutica contraddittoria ed eterogenea, che tutt’oggi si configura come un work in progress dagli esiti imprevisti e imprevedibili.
Duchamp è l’artista celebre per le provocazioni dei ready made, oggetti di uso quotidiano, assolutamente indifferenti dal punto di vista estetico (celeberrima è l’opera titolata “Fontana”, che – come è noto – è un orinatoio in porcellana). Si tratta di oggetti comuni che, una volta decontestualizzati, assumono il valore di opere d’arte, stimolando la riflessione dell’osservatore. Ciò avviene tramite l’acquisizione di un forte valore concettuale, non a caso l’interpretazione di Calvesi viene definita come il “vangelo del concettualismo”. Egli propone di decrittare Duchamp alla luce di una “sofisticata e sistematica assunzione mentale dell’alchimia”, una chiave di lettura psicoanalitica di taglio junghiano, spesso fatta propria anche dai suoi critici (Mario Praz e Gombrich, ad esempio), la quale riconosce Duchamp come “il più radicale rivoluzionario nella pratica dell’arte” del Novecento.
Fonte: Ufficio Stampa