Un'area verde intitolata a deportato ad Auschwitz, Una città in Comune: "Di fronte resta nome del suo carnefice"
Apprendiamo che la Giunta comunale ha intenzione nella prossima seduta di giunta di approvare l’intitolazione dell'area verde tra via Canavari e via delle Trincere a Raffaello Menasci, docente dell’Università di Pisa, espulso con l’applicazione delle leggi razziali da parte dell’allora rettore Giovanni D’Achiardi, e in seguito arrestato e deportato ad Auschwitz.
Dopo due anni di battaglie a fianco di cittadine e cittadini, di docenti universitari, della Comunità ebraica, dell’Anpi, dell’Associazione ex deportati e della Biblioteca Franco Serantini, per fare cambiare l’intitolazione della via dedicata ora a D’Achiardi in favore di una nuova intitolazione che ricordasse proprio Menasci, non possiamo ritenere questa come una vittoria, ma anzi come una sconfitta dal sapore amaro.
L’operazione che viene fatta dalla Giunta è quella di lasciare l’attuale denominazione della via all’ex podestà e rettore fascista, e dedicare a Menasci il piccolo parco di fronte: la vittima e il carnefice l’uno di fronte all’altro, in una equiparazione sfrontata. Ci sembra inqualificabile questa modalità di ”pacificazione” fra le parti , che sembra lasciar trasparire una volontà di accontentare tutti in un equilibrismo ultramoderato che sceglie di proposito di non prendere posizione, una narrazione implicita che di fatto porta ad alleggerire le responsabilità criminali di D’Achiardi e del fascismo, mettendolo sullo stesso piano di Menasci, come se le due figure avessero pari dignità e peso di fronte alla storia.
Ancora una volta si sceglie la via più breve e comoda, quella che può permettere alla destra di raggiungere il maggior numero di consensi senza esporsi in modo deciso. Ma questa delibera dimostra che in realtà la destra una scelta l’ha fatta eccome, ed è quella di non affrontare un serio dibattito sul nostro passato, su ciò che i nomi delle vie raccontano delle nostre identità e dei nostri valori.
Ribadiamo ancora una volta la convinzione che a Menasci debba essere dedicata una via della città, e tuttavia non crediamo né che debba essere attribuita a caso né che debba sembrare una beffa, come appare secondo la posizione indicata dalla Giunta; la nuova intitolazione a Menasci deve subentrare a via D’Achiardi, dopo un percorso pubblico e condiviso, e solo allora potremo dire di aver trovato un giusto modo per commemorare quest’uomo che ha perso la vita in campo di concentramento.
Una città in comune
Rifondazione Comunista