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Dal gassificatore alla ferrovia: sul territorio un'altra ferita aperta

Dal gassificatore al raddoppio ferroviario. Con l’ormai immancabile blindato della polizia sul piazzale, la Empoli dei comitati ha fatto tappa alla casa del popolo di Ponte a Elsa dove, è il caso di dire finalmente visto che la richiesta era stata avanzata lo scorso 12 settembre a tutte le istituzioni ed enti coinvolti, la gente delle frazioni interessate dal progetto di raddoppio del tratto ferroviario Empoli-Granaiolo e della elettrificazione dell’intera linea, ha avuto modo di incontrare ed interloquire con i sindaci di Empoli e Castelfiorentino, i tecnici delle ferrovie dello stato e uno della Regione.

Un confronto in alcuni punti inevitabilmente acceso e che ha viaggiato su un equivoco di fondo, svelato poi nel finale da una frase dell’ingegner Fabrizio Rocca di Rfi (“un progetto alternativo non esiste”): mentre la gente pensava che esistesse ancora la possibilità di un’alternativa in particolare al raddoppio lineare in un tratto specifico (Sant’Andrea-Fontanella) così da evitare le pesantissime conseguenze del progetto sulla vita quotidiana delle frazioni, questa alternativa non c’è. Insomma, se col gassificatore la retromarcia è stata innestata, qui no: si va avanti.

Al di là delle fondamentali questioni di carattere tecnico, ancora una volta c’è un punto che accomuna la protesta della gente, ovvero la comunicazione e la partecipazione. Era stato così in occasione del primo comitato sorto a Empoli, quello degli alberi, è stato così con la questione gassificatore, è così con la vicenda ferrovia.

La costante è la sensazione avvertita dalla gente di una decisione calata dall’alto, ovviamente comunicata a norma di legge (e ci mancherebbe) ma alla quale è evidentemente mancato qualcosa (il ruolo della politica?) visto che, una volta ancora, tutto viene vissuto allo stesso, identico modo.

Perché, concetto ribadito più volte nel corso della serata, nessuno contesta l’opera della quale si parla ormai da oltre trenta anni, ma come il progetto si snoda e si articola particolarmente in un tratto e le pesanti conseguenze che avrà sulla vita delle persone del posto: costruzione di un muro di cemento armato alto due metri con sopra barriere antirumore, un immobile raso al suolo all’ingresso di Sant’Andrea, sparizione di annessi agricoli e proprietà divise dai lavori. Il tutto su una zona già pesantemente colpita dalla questione keu e che, appena il tempo di tirare il fiato per aver visto sparire il traffico pesante dalla vecchia 429, si ritroverà ora questo raddoppio ferroviario con tutto quello a cui accennavamo sopra.

“Non ci meritiamo questo progetto che ammazza tre frazioni”, “abbiamo chiesto modifiche per evitare l’abbattimento di un edificio”, “chiediamo che venga valutato un progetto alternativo”, “questa cosa non la meritiamo e ci batteremo da tutte la parti per evitarla”, “se ci avessero risposto quando abbiamo scritto il 12 settembre il tempo per fare osservazioni e modifiche ci sarebbe stato”, alcune delle frasi dei cittadini presenti all’intervento a cui è stato risposto allo stesso modo: quello che la legge prevede è stato fatto, il progetto va avanti.

Il senso di sfiducia esploso platealmente nella vicenda gassificatore si respira a pieni polmoni anche alla casa del popolo di Ponte a Elsa. Sul territorio empolese resta così aperta un’altra ferita che sanguinerà ancora a lungo perché di arrendersi nessuno ha la benché minima intenzione e qualunque strada legale sia possibile percorrere la gente lo farà.

Intanto, alla casa del popolo di Sant’Andrea, è prevista mercoledì sera una serata congiunta dei comitati attivi sul territorio: no keu, trasparenza per Empoli, per un altro raddoppio, comitato IV Novembre. Ci saranno sviluppi? Nascerà un coordinamento?

 

Marco Mainardi

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